Il 2 giugno del 1946 vinse la Repubblica e la Democrazia Cristiana. più di 28 milioni di italiani, infatti, furono chiamati alle urne per scegliere sia la forma di governo tra Monarchia e Repubblica dopo la caduta del fascismo e la fine della Seconda Guerra Mondiale, sia per eleggere i membri dell’Assemblea Costituente.

Come è noto, dunque, il “podio” fu per il Referendum della DC, (che ottenne la maggioranza relativa con 207 deputati sui 556 totali) e della Repubblica.

La “festa” intesa così come in Italia la si festeggia oggi, ovvero con un giorno di festa, fu introdotta solo dal 2000, per iniziativa del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e del secondo governo Amato, allora in carica. Prima, infatti, la si festeggiava solo la prima domenica di giugno, sin dal 1948.

75 anni fa, dunque, l’Italia del dopoguerra votò, ma i risultati ufficiali furono annunciati solo il 18 giugno successivo, quando fu proclamata la nascita della Repubblica Italiana. Secondo i risultati, erano 12.718.641 gli italiani che avevano votato a favore della Repubblica e 10.718.502 quelli che, invece, avevano votato a favore della Monarchia: tra questi ultimi, lo scrittore antifascista partigiano badogliano Beppe Fenoglio. Furono invece più di 3 milioni quelli che non parteciparono al voto.

E pensare che, se il Nord Italia votò in maggioranza per la Repubblica, al Sud, invece, si votò “per il Re”: fu così che Napoli e Palermo divennero, curiosamente, dei centri filosavoiardi.

E pensare che, invece, il Sud di retaggio “borbonico” è oggidì, una roccaforte anti Savoia, che marcia sugli eccidi compiuti dai soldati Piemontesi contro i briganti di Re Francesco (Francieschiello, n.d.r.), e sul presunto progresso borbonico pre-unitario.

E proprio a proposito dei Savoia, che strano “scherzo” del destino, per il Principe Amedeo, Duca di Savoia e Duca d’Aosta, morire alla viglia della Festa della Repubblica.

Sua Altezza Reale il Principe Amedeo, Duca di Savoia e Duca d’Aosta, si è spento ad Arezzo ieri mattina, all’ospedale San Donato, dove era ricoverato da giovedì 27 maggio.

Aveva 77 anni, aveva subito l’intervento chirurgico ad un rene, e anche se era prossimo alle dimissioni e alla fine della degenza, è stato colpito da un arresto cardiaco. Amedeo era sopravvissuto al campo di concentramento nazista di Hirschegg in Austria, dove era stato deportato, ed aveva attraversato tutta la storia d’Italia del dopoguerra, come ha notato, in una nota di cordoglio, il Coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani.

Ma il 2 giugno si spense, a La Maddalena, un’altra importante (altroché!) personalità per il destino d’Italia: critico senza freni contro il clericalismo, il conservatorismo e l’istituto monarchico, 139 anni fa, per un altro, strano “scherzo” del destino, che lo faceva morire nel giorno che sarebbe stato fatale, 94 anni dopo, per l’Italia, moriva Giuseppe Garibaldi.