DDL Zan, anche il Vaticano dice la sua: “viola il Concordato” del 1984 esercitando le facoltà previste dai Patti Lateranensi (firmati nel 1929 e rivisti nel 1984).
È la prima volta che la Chiesa interviene nelle questioni sull’omotransfobia, dopo aver invece taciuto sui numerosi affronti all’iconografia cristiana esposti durante numerose manifestazioni LGTBQ+ (che qui non riportiamo per decenza).
Ora, invece, la Santa Sede ha chiesto formalmente al governo italiano di modificare il «ddl Zan».
Monsignor Paul Richard Gallagher, inglese, segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, “ministro degli Esteri di papa Francesco” ha espresso in una nota verbale le proprie perplessità per “alcuni contenuti attuali della proposta legislativa in esame presso il Senato” che “riducono la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato”.
I commi in questione sono quelli che sanciscono la libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola dei cattolici. Ora, è chiaro che un cattolico “ortodosso” non possa pensare quello che pensa l’On. Zan del PD. Ed il problema è che chi si esprima apertamente contro il DDL Zan sia tacciato come omofobo.
Fermo restando il sacrosanto dovere di punire chi aggredisce chiunque per il proprio orientamento sessuale, la Chiesa si vede minacciata nel proprio pensiero.
Il DDL Zan, a detta di Gallagher, attenterebbe alla “libertà di pensiero” dei cattolici. Nel disegno di legge è previsto, infatti, di includere le scuole in attività contro l’omofobia, la lesbofobia e la transfobia.
“Chiediamo che siano accolte le nostre preoccupazioni” conclude Gallagher.
La nota verbale di Gallagher è stata consegnata dai consiglieri dell’ambasciata italiana presso la Santa Sede al Gabinetto del ministero degli Esteri di Luigi Di Maio e all’Ufficio relazioni con il Parlamento della Farnesina e a breve sarà portata del premier Mario Draghi, all’attenzione del Parlamento.
La Cei era già intervenuta più volte contro il DDL Zan: nel giugno del 2020 si era espressa sostenendo che “esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio”.
Nel maggio 2021 aveva sostenuto che “una legge che intende combattere la discriminazione non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza”, individuando il problema nell’intolleranza dei sostenitori del DDL Zan contro chi è invece reticente ad accettare il disegno di legge.
Il vescovo di Ventimiglia-Sanremo Antonio Suetta, si era espresso sostenendo che il DDl Zan sia “un attacco teologico ai pilastri della dottrina cattolica”.
Ora, essendo arrivati alla diplomazia, si presume che non si giungerà ad un “concordato” bensì che si proceda ben oltre.