di Vittorio Volpi
Il dado sembra tratto. Le Olimpiadi si faranno il prossimo 23 luglio. Fino all’ultimo, come abbiamo scritto, i giochi sono stati in bilico a causa della pandemia, ma anche perché l’Olimpiade “edizione giapponese” non buca il video fra i figli del Sol Levante. I polls dicono che i 4/5 della popolazione avrebbero voluto uno stop dell’evento, rimandandolo o eliminandolo.

Peraltro la cabala ricorda che il timing dell’evento coinciderebbe con qualche cattivo evento del passato ed in un mondo dove la previsione dei fortune tellers è cosa comune (nei templi, nelle strade si possono vedere e consultare) perché rischiare un evento con così tante incognite?
A far pressione è l’annuncio della 4.ondata del virus che preoccupa perché solo il 27% della popolazione è stata vaccinata e parliamo della prima dose!
Situazione strana per un paese da tutti ritenuto a buon diritto ben organizzato che risulta essere fortemente in ritardo con le vaccinazioni. Come ha sottolineato Yasutoshi Nishimura, il Ministro incaricato per la lotta al Covid-19, la situazione attuale “è una gara fra la vaccinazione ed il diffondersi della variante Delta”.
Lo stato d’emergenza è stato dichiarato per la capitale ed è la risposta all’insorgere della variante Delta che è responsabile giornalmente del 7% dei casi di contagio a livello nazionale e del 14% a Tokyo.
Ricordiamo che Tokyo con gli aggregati conta intorno ai 30 milioni di cui 11 milioni vivono nella capitale, il Giappone complessivamente ha 126 milioni di abitanti. Tokyo è l’hub delle Olimpiadi, ovvero dove avverranno la maggior parte degli eventi sportivi. Inevitabile quindi la decisione presa di proibire la presenza degli spettatori agli eventi di Tokyo e di 3 prefetture intorno a Tokyo che sono Kanagawa, Saitama e Chiba. Una versione in salsa giapponese di quello che nell’ultimo anno abbiamo vissuto in Europa: eventi a porte chiuse, senza pubblico. Solo TV e Radio.
Eccezioni nel calcio e nel baseball (sport molto popolare) che potranno, forse con dei limiti, permettere l’ingresso negli stadi al pubblico. Nelle tre precedenti emergenze le aziende sono state invitate allo smart working ed i ristoranti a chiudere alle 20.00. Cosa che si ripeterà. Interessante che la Costituzione giapponese non possa limitare il libero movimento dei cittadini.
Venendo alla pandemia, ieri i casi a Tokyo erano 920 e sono in aumento, questo dopo essere appena usciti dall’emergenza precedente. Sono numeri che non impressionano e si basano sullo status quo.
La preoccupazione principale riguardava gli spettatori dall’estero ed i loro spostamenti, in viaggio fra la provincia e le città per assistere agli eventi. Problema risolto isolando il paese.
Quindi logica la decisione dolorosa, anche economicamente. Si stimano investimenti per 20 miliardi di dollari ed ora anche tutti i biglietti già venduti dovranno essere rimborsati.
Unica nota positiva gli ospedali che sono vuoti e che i danni in termini di vittime sono contenuti per un paese con popolazione doppia rispetto all’Italia e 12/13 volte quella della Svizzera: 14’865 decessi fino a ieri contro 126 mila in Italia e quasi 11 mila in Svizzera. Va anche detto che a parte Tokyo, le 3 prefetture e Okinawa, il resto del paese non è assoggettato a misure di emergenza. Un grave problema per il Giappone in mezzo ad un dilemma fra il sentimento popolare anti-Olimpiade e la decisione di continuare che ha due facce. Il business che spinge a favore ed un problema culturale: non perdere la faccia come appare chiaro anche dalle dichiarazioni dell’ex Primo Ministro Abe.
Il Giappone vuole e deve dimostrare quindi che nonostante tutto ce la farà.