Da quando i militari hanno preso il potere in Myanmar con il colpo di stato del 1° febbraio scorso, il Paese è finito nel caos.  

L’esercito ha represso il dissenso uccidendo circa un migliaio di civili e altre migliaia di persone sono state arrestate. Gli scontri durante le irruzioni nei vari villaggi del paese, hanno provocato lo sfollamento di moltissime persone. Gli scioperi e i boicottaggi nelle aziende del settore pubblico, controllate dai militari, stanno causando una forte contrazione economica che nei prossimi mesi porterà alla povertà almeno la metà delle persone che vivono in Myanmar.

Non c’era momento peggiore per la pandemia da coronavirus di arrivare in questo Paese. I militari hanno fatto crollare la fiducia in un sistema sanitario che ora è in preda ad una impennata della variante Delta del virus che sta attraversando il sud-est asiatico.

Le persone evitano il sistema statale, temendo un trattamento scadente negli ospedali che i medici hanno abbandonato unendosi al Movimento di disobbedienza civile per protestare contro il colpo di stato, anche se i casi di infezione Covid si stanno moltiplicando. La riluttanza delle persone porterà inevitabilmete a più infezioni.

Secondo le autorità locali, il conteggio ha superato i 5 mila casi giornalieri portando la media ad oltre 6 casi ogni 100 mila persone nell’ultima settimana. Un dato allarmante che indica infezioni molto più diffuse di quanto in realtà i dati dei test raccontino. Un paese abitato da oltre 50 milioni di persone, dove le strutture ospedaliere per il trattamento del virus sono al completo. I posti letti e soprattutto l’ossigeno scarseggiano. Le persone troppo malate sono ritenute pazienti che non possono essere salvati e quindi vengono allontanate. Così come anche i pazienti non abbastanza malati.

Il colpo di stato ha peggiorato la situazione. Gli interessi dei militari hanno la precedenza su quelli della salute pubblica. Si ripetono le scene viste all’inizio di quest’anno in India e in altri paesi asiatici, dove grandi code di persone sono alla ricerca disperata di aziende che riforniscono ossigeno, ma i militari non sono disposti ad aiutare, lasciano che siano i civili ad occuparsene da soli. Con un coprifuoco imposto, tra altro, la gente rischia l’arresto mentre è in fila dopo il tramonto. “La nostra ambulanza è stata fermata lungo la strada dai soldati a mezzanotte, e siamo stati avvertiti che avremmo dovuto uscire prima in caso di emergenza”, ha dichiarato un volontario di 24 anni a un giornalista di un quotidiano di Hong Kong.

I militari rimangono insensibili all’angoscia pubblica e alle preoccupazioni straniere. Stanno pensando soltanto a promuovere ulteriori accuse contro San Suu Kyi, la popolare leader civile incastrata ora in una serie di casi politicamente progettati dai militari che non accettano la sconfitta elettorale.

Il risultato è che gli attivisti democratici stanno ricorrendo alle armi per creare unità di autodifesa in varie parti del paese organizzando attacchi, anche violenti in alcuni casi, contro le forze militari di sicurezza per cercare di sconfiggerli da soli.

Intanto turismo, settore agricolo e industria dell’abbigliamento sono allo sbando, accompagnati da una crisi bancaria provocata dal colpo di stato che ha fatto esaurire la liquidità di denaro in circolazione e spaventato gli investitori stranieri. Gli analisti esteri ritengono che oramai è troppo tardi per evitare il baratro.