di Cristina T. Chiochia

Mai settore, come quello della cultura e dello spettacolo in Italia è stato più colpito dalle misure di contenimento introdotte nell’UE per frenare la diffusione del coronavirus. Una vera e propria passione per artisti e spettacolo in generale, che  ha paralizzato il settore ed ha pero’ evidenziato criticità per nuove risorse, dando , forse nuovo senso alla ripartenza artistica in Italia. Ma come? La parola chiave è senso. Senso che significa anche significato e direzione.  Quel “sensus” del participio passato latino, insomma, che si lega all’essenza stessa del sentire, tra rinnovamento ed organizzazione. Per questo oggi in Italia è stata una data importante, perchè si sono dati appuntamento molti esperti per parlarne, in diretta streaming, in Italia, partendo da modelli di businesss e nuovi approcci di competenza digitale possibile, aprendo un dibattito pubblico. 

il ministro Dario Franceschini

Il Sole 24 Ore infatti, ha deciso, come recita il cominicato stampa :  “di riavviare il dialogo sull’economia della cultura tra il sistema pubblico e privato italiano cominciato dieci anni fa con il Manifesto della Cultura, nell’obiettivo comune e condiviso di una tempestiva ripartenza economica. Insieme a Il Sole 24 Ore-Domenica, Radio 24, a 24 ORE Eventi e 24 ORE Cultura, Confindustria Cultura Italia e AICC (Associazione Imprese Culturali e Creative) Il Sole 24 Ore organizza dunque l’edizione 2021 degli Stati Generali della Cultura, “Le nuove frontiere della cultura”. All’evento digitale, il 14 luglio dalle 9.30 alle 13 e dalle 14.30 alle 16.30”. E cosi,  tra le dichiarazioni emerse durante la giornata di lavori degli Stati Generali della Cultura in diretta streaming per l’intera giornata del 14/07/2021 in Italia, organizzati dal Sole 24 Ore e da Confindustria Cultura e AICC. sicuramente quella che colpisce di più sono le dichiarazioni del Ministro della cultura italiano, Dario Franceschini che dichiara che  “è la gestione del Recovery adesso la priorità della cultura italiana. – Da parte nostra c’è piena apertura al privato”. 

Una dichiarazione a cui fa eco quella del presidente di Confindustria Cultura Italia, Cipolletta che dichiara : “Quello a cui assisteremo è di fatto una riscrittura dei consumi culturali” ma anche l’intervento di Roberto Bolle che dichiara: “Credo che quello che ci abbia insegnato questo momento è proprio prendere consapevolezza dei vulnus, delle carenze. Ce ne sono molte nel nostro settore: carenze previdenziali, assistenziali… è un settore che opera e lavora con grandi discontinuità: ad esempio, c’è una parte molto creativa che molti fanno anche da casa. Sono delle specificità molto diverse da altri lavori e da altri settori. Queste caratteristiche sono emerse in maniera plateale evidenziando proprio quelle mancanze e quelle storture che negli anni non si era voluto correggere e adesso, veramente, credo che si possa fare qualcosa per fornire tutele ai lavoratori dello spettacolo – tutti in generale – affinché ci sia una equità sociale diversa da quella che c’era prima”. 

Tavola rotonda

Andare oltre. Trovare nuovo senso. Offrire nuovi investimenti e nuove figure professionali. Un pre-covid ed un post- covid insomma, che affrontano un dialogo su quella che è l’economia “dell’esperienza” atraverso la cultura e che pare legare sempre più il settore pubblico e quello privato. Non a caso, durane l’intervneto di apertura del Ministro della cultura italiano si è data enfasi alla gestione del REcovery.: “la gestione del Recovery adesso la priorità della cultura italiana. Ci sono tanti soldi che vanno gestiti, per i borghi, per il recupero dei casali, per il restauro delle chiese”, dice Franceschini. Che parla di cinema e audiovisivo. “Abbiamo messo 300 milioni per il raddoppio e la crescita di Cinecittà, abbiamo lanciato il tax credit che ha fatto crescere il lavoro nel settore, una legge che è stata un forte attrattore a livello internazionale. L’investimento su cinema e audiovisivo è una delle più grandi operazioni industriali dei prossimi anni, non è soltanto fare cultura e fare del bene, è anche fare reddito”. In tema di cultura “pubblico e privato debbono collaborare – ha ribadito Franceschini – “In Italia c’è sempre stata su questo una contrapposizione ideologica che io ho cercato da subito di rompere; da parte nostra c’è piena apertura al privato”.

Pubblico e privato. In estrema sintesi, questo il “senso” nel rilancio del terzo settore che sta subendo trasformazioni profonde in particolare per le associazioni e le imprese culturali e creative. Non a caso è stato importante l’intervento di Luigi Abete che  è presidente di AICC ovvero associazioni inprese culturali e creative italiane: “Per le imprese culturali e creative si aprono grandi prospettive pur in un contesto in cui si consolidano grandi ritardi e i gravi problemi che hanno segnato, negli ultimi anni, il sistema culturale del nostro Paese. La tendenza che si va affermando in parte dell’amministrazione pubblica, di “statalizzare” sempre più le attività operative gestionali, si accompagna all’uso distorto, sempre più diffuso, della forza viva e proattiva del mondo del terzo settore. L’attività dei molti che si adoperano in forme di solidarietà indirizzate al sostegno dei più deboli e fragili viene impropriamente utilizzata come forma surrettizia di lavoro dipendente sia nel pubblico che nel privato.  Statalismo e uso improprio della solidarietà: risolvere queste sfide è condizione essenziale per il nostro futuro.”

Roberto Bolle

Perchè in fondo, la voglia di ripartenza c’e’ e le strategie e l’innovazione per attuare nuove buone pratiche anche. Concludendo citando l’intervento dell’amministratore delegato Treccani Reti Simone Silvi emerge proprio questo: “Cosa ci hanno insegnato questi ultimi 18 mesi? Che la paura del futuro, la dolce e fatale illusione che tutto resterà sempre uguale condannano al fallimento anche i migliori. Il futuro non va aspettato, per quanto possibile va anticipato. Solo così non si rischia mai di diventare obsoleti, una roba da musei, da vecchio album dei ricordi. E per farlo ci vuole visione, ci vuole coraggio, senza mai, mai dimenticare chi siamo veramente.

”Coraggio che agli italiani di certo non manca e che durante gli interventi di questi Stati Generali della Cultura in Italia ha dimostrato sicuramente che vecchio e nuovo si possono incontrare, trovando un “sensus” che vede la difficoltà e sente il bisogno. Perchè ricostruire e rilanciare   artisticamente l’idea del mondo in cui si vive, è sicuramente il primo passo per offrire strumenti nuovi ad artisti, performers pronti a donare il bello al proprio pubblico grazie alla grande capacità, tutta italiana, di innovarsi e di innovare con grande generosità. Perchè , si sa, quel “senso” è la generosità degli artisti italiani, anche se spesso pagata non come merita ed in modo discontinuo.

Foto dell’Ufficio stampa de il Sole 24 Ore