Poiché notizie fresche non ne arrivano neanche a pagarle a peso d’oro, e visto che qualcosa bisogna pur scrivere, siamo andati a pescare in archivio un’intervista che l’on. Badaracco (che all’epoca non era municipale) ci concesse più di 7 anni fa.

Nulla di sconvolgente, sia chiaro. Considerazioni prudenti e sensate. Ripubblichiamo solo la parte relativa all’occupazione del macello.

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Francesco De Maria Scuole medie al Macello significa… sloggiarne i molinari. Una bella gatta da pelare! Al consigliere di Stato l’idea non può certo sorridere. Ci si accamparono “provvisoriamente” un lontano giorno e – come anche il più tonto poteva capire da subito – non se ne andarono più. L’illegalità è stata tollerata (si è detto) come “minor male”. È anche la sua opinione?

Roberto Badaracco   Tutti concordano che l’ex Macello non è adatto a fungere da centro autogestito generando problemi di ordine pubblico e potendo essere utilizzato meglio per progetti alternativi.

È anche evidente che i molinari non possono essere sfrattati senza alternative valide. Il timore, inutile nasconderlo, sono reazioni ingiustificate da parte loro mediante manifestazioni in città con danneggiamenti e disordini. Il contesto odierno è di palese illegalità. Non si può pensare che esiste uno spazio al di fuori della legge, sia per le norme di sicurezza, sia per i permessi e le autorizzazioni, sia per le questioni edilizie ed igieniche.

Non si tratta di mettere in discussione il principio dell’autogestione, chiaramente riconosciuto dal nostro sistema legale (art. 1 della Legge cantonale sui giovani promuove la realizzazione di centri di attività giovanile gestiti da associazioni giovanili “in uno spirito di autodeterminazione”). I suoi effetti sui giovani in ottica di crescita sociale e culturale sono assodati. Occorre però che tutto questo avvenga in un contesto e specialmente in una sede appropriata.

Con i Colleghi deputati luganesi Fabio Schnellmann e Gianrico Corti abbiamo inoltrato una mozione al Gran Consiglio che chiede al Cantone di adoperarsi nell’individuare spazi adeguati da adibire a Centro sociale giovanile del Luganese – ma anche in altri distretti – definendo un apposito regolamento e provvedendo al loro finanziamento. In Svizzera sussistono esempi positivi – come a Berna con la Reitschule o a Zurigo con la Rote Fabrik – che dimostrano la possibilità di integrare armoniosamente l’autogestione anche in grandi agglomerati, senza generare problemi di ordine pubblico, disturbi alla popolazione o manifestazioni ricorrenti e disordini in una città.

In sostanza occorre solo la ferma volontà di trovare soluzioni adeguate, affrontando il problema di petto, senza procrastinare o tentennare. Questo si aspetta il cittadino luganese!

Bertoli obietta: quell’area (macello) non appartiene al Cantone. È questo un impedimento reale?

No, ancor più quando il Cantone dovrebbe attivarsi per risolvere la questione “molinari”, essendo esso competente, come detto sopra, per la realizzazione di centri autogestiti su scala cantonale. Se c’è voglia di risolvere un problema le barriere istituzionali vengono facilmente superate. Occorre semplicemente che il Cantone si sieda attorno ad un tavolo con Lugano per esaminare le varie opzioni. Nulla di più!