Non hanno precedenti nell’era comunista le proteste a Cuba alle quali stiamo assistendo. Rappresentano un grande cambiamento dalla rivoluzione lanciata nel 1959 da Fidel Castro.

La disillusione è cresciuta anche tra i cubani più anziani riguardo quell’ideologia in cui credevano e per la quale hanno sacrificato la libertà, al fine di realizzare un’utopia finendo però alla fine in miseria.

Le manifestazioni contro il governo cubano, dove il dissenso è assolutamente vietato, sono scoppiate mentre il paese affronta una grave crisi economica esasperata dalle decennali sanzioni statunitensi e da una pandemia da Covid che ha devastato il turismo nell’isola caraibica, riducendo la capacità di finanziare le importazioni di cibo e medicine.

Il recente cambiamento tecnologico sulla comunicazione, grazie all’uso di Internet sui cellulari e ai social media, ha permesso ai cubani di fare rete condividendo i filmati dei manifestanti contro la polizia repressiva. Diversamente da quanto accadde nel 1994 nell’ultima rivolta, dove il regime isolò facilmente i pochi telefoni di rete fissa.

Gli Stati Uniti stanno cercando di fornire gratis il servizio Internet ai cubani, dopo che il governo comunista ha ripetutamente bloccato l’accesso. “Stiamo valutando se abbiamo la capacità tecnologica di ripristinare tale accesso”, ha detto il presidente Biden.

Il presidente cubano Miguel Diaz-Canel sta riconoscendo, per la prima volta per cercare di addolcire la situazione, che le politiche economiche di comando cubane dove sono le decisioni del governo che determinano la produzione e la disponibilità delle merci e non le forze del mercato attraverso domanda e offerta, hanno avuto un ruolo in queste proteste che sono servite ad attirare l’attenzione mondiale sulla difficile situazione dei cubani, specialmente quella americana, mettendo in luce questioni di vecchia data che devono essere affrontate con urgenza.

La maggior parte dei cubani però sono a tutt’oggi in attesa di azioni concrete da parte di Biden dopo sei mesi di governo alla Casa Bianca. Il presidente Diaz-Canel, ha comunque attribuito la colpa delle manifestazioni alle “asfissianti” sanzioni di Washington. “Se il presidente Biden avesse una sincera preoccupazione umanitaria per il popolo cubano, potrebbe eliminare le 243 misure attuate dal presidente Trump, comprese quelle imposte durante la pandemia, come primo passo verso la fine del blocco”, ha dichiarato ai giornalisti Diaz-Canel.

Dopo l’arresto di un centinaio di persone, compreso giornalisti internazionali, la crisi cubana, mai vista nel paese dal crollo dell’Unione sovietica, sta esplodendo davanti al presidente democratico statunitense accusato di boicottare con l’embargo l’invio dei vaccini e medicinali.

Biden sta esitando perché è in difficoltà di fronte alla prospettiva di alleggerire le restrizioni in quanto ostaggio della politica interna americana e della comunità cubano-americana contraria all’Avana. La “stretta” misura per il controllo del Congresso da parte dei Democratici non permette di invertire le misure punitive, e al momento si è limitato a dichiarare che “Cuba è uno stato fallito e che sta reprimendo i suoi cittadini”.

Gli analisti politici sono sorpresi che Biden stia mantenendo in vigore l’embargo, ma sanno molto bene che il suo approccio riflette la preoccupazione per le perdite elettorali in Florida dello scorso anno e la necessità di avere nei prossimi mesi le nomine chiave dell’amministrazione confermate dai comitati del Senato. Biden ha bisogno di coinvolgere alcuni senatori cubano-americani come Menendez e Rubio. Il suo partito inoltre, è anche influenzato dall’area radicale socialista.

L’Avana è ancora un solitario avamposto della pianificazione centrale marxista (solo il Nord Corea può rivaleggiare con Cuba) e sta affrontando per la prima volta una grande sfida senza un Castro al comando. Secondo gli opinionisti, i progressisti dovrebbero capire che non c’è nulla di progressista nel governo oppressivo di Cuba, e i conservatori dovrebbero capire che i decenni di embargo e sanzioni sono stati un fallimento controproducente.