Parla un’autorità, il professor Henrik Svensmark*, intervistato dal dottor Pio Eugenio Fontana
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Dottor Pio Eugenio Fontana Prof. Svensmark, la “politica climatica” ha fortemente accelerato quest’anno. Tutti parlano dell’esistenza di una “emergenza climatica”. C’è davvero un’emergenza?
 
Professor Hanrik Svensmark In tutta onestà, non vedo alcuna emergenza climatica: le osservazioni disponibili di tempeste, uragani, siccità ed inondazioni non mostrano alcun cambiamento nella frequenza o nella forza. La produzione alimentare globale ha mostrato un costante aumento negli ultimi 60 anni. Il numero di vittime nel corso dell’ultimo secolo a seguito di catastrofi naturali è diminuito di oltre il 90%, principalmente a causa di previsioni più affidabili ma anche di edifici migliori e più resistenti. Quindi, in quesFontanato momento, non stiamo vivendo un’emergenza climatica. Chi ne parla, si basa solamente sulle stime di modelli computerizzati di previsione del clima, ma essi sono semplicemente troppo inaffidabili per fornire dati accurati a lungo termine.
 
Secondo gli studi di Cook et al 2013 e 2016 sul consenso sulla teoria antropogenica, il 97% degli scienziati che studiano il clima sostengono la teoria antropogenica: le attività umane che producono un eccesso di CO2 sarebbero la principale causa dell’aumento della temperatura terrestre dall’ultimo secolo. Condivide questa opinione? In caso contrario, come è possibile che una percentuale così elevata di scienziati abbia?
 
Le pubblicazioni di Cook che stanno dietro alla storia del 97% non hanno rilevanza scientifica. Non dubito che il 97% degli scienziati possa pensare che le attività umane abbiano un certo impatto sul clima, senza, però, che ci sia un consenso sulla sua importanza o gravità. La scienza del clima, infatti, non è consolidata come la teoria della gravità di Newton.  È di estrema complessità e ci sono ancora molti processi il cui impatto sul sistema terrestre non è ben compreso, ad esempio il ruolo che le nuvole hanno ed avranno in futuro nel determinare il clima. Pertanto, una risposta “per alzata di mano” è, dal punto di vista scientifico, priva di significato. Il “97%” è diventato un meme ed usarlo come argomento è vicino all’analfabetismo scientifico.
 
Il crescente livello di CO2 è una causa dell’aumento della temperatura?
 
Non vi è dubbio che la CO2 sia un gas serra ed abbia un potenziale di riscaldamento. È anche certo che l’aumento della concentrazione di CO2 è causato dall’utilizzo umano di combustibili fossili. Tuttavia, la vera domanda da porci è quanto sia grande il reale impatto che la CO2 ha sul clima. Uno dei parametri fondamentali per valutare l’eventuale cambiamento climatico antropogenico è la “sensibilità climatica”, che indica quanto l’aumento della temperatura è dovuto al raddoppio della CO2. Dopo la pubblicazione di Charny del 1973 e tutte le successive dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), l’incertezza in questo parametro non è cambiata e varia ancora da 1,5 a 4,5 gradi C per raddoppio della CO2, e questo nonostante l’enorme quantità di denaro investita nella ricerca sul clima. È importante sapere che i modelli di calcolo che prevedono l’aumento di temperatura sopra menzionata non includono la sola CO2, ma considerano amplificazioni dei valori da parte delle nuvole e del vapore acqueo. In effetti, la maggior parte di questo aumento teorico di temperatura non deriva dalla CO2, ma proprio dalle variazioni delle nuvole e del vapore acqueo. L’effetto diretto della CO2 sulla temperatura è solo di circa 1 grado C per un raddoppio della sua concentrazione atmosferica. Ma le nuvole e il vapore acqueo sono la parte meno compresa e prevedibile del sistema climatico e sono il vero tallone d’Achille di qualsiasi modello computerizzato. È quindi interessante che un numero crescente di studi basati su osservazioni dirette suggerisca come la sensibilità climatica alla CO2 sia piuttosto bassa. Il che vorrebbe dire che la CO2 potrebbe causare un aumento delle temperatura di circa 1 grado nel prossimo secolo: se ciò fosse vero, non costituirebbe un reale problema.

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I critici della teoria antropogenica sostengono che i modelli adottati dall’IPCC non sono in grado di simulare i cambiamenti climatici negli ultimi cinque millenni, in particolare le forti variazioni di temperature con bassi valori di CO2. Questo si basa su buone prove? Tuttavia, ciò non si riferisce necessariamente ai modelli relativi alle modifiche più recenti oppure sì?
 
È interessante notare che, dall’ultima era glaciale terminata circa 10000 anni fa, la temperatura climatica è variata numerose volte di più o meno 1-2 gradi C. Allo stesso tempo, la concentrazione di CO2 è stata più o meno costante e non può dunque essere chiamata in causa come spiegazione. Quindi ci devono essere altre variazioni naturali che causano questi cambiamenti. Si è scoperto che, nello stesso periodo di tempo, c’è stata una stretta corrispondenza tra i cambiamenti nell’attività solare e la temperatura, qualcosa di ben conosciuto, che è stato riportato in numerosi studi scientifici. È quindi quasi certo che il Sole abbia causato i cambiamenti climatici, ma come?
Il modo più semplice sarebbe attraverso cambiamenti nell’irradiazione solare, che è la trasmissione dell’energia del Sole sotto forma di luce. Ma queste variazioni si sono dimostrato troppo piccole per influenzare il clima. Pertanto, vi deve essere qualcos’altro, correlato all’attività solare, che influenza il clima. Questo è proprio il tema centrale della mia ricerca: abbiamo scoperto che l’attività solare può regolare il “tetto” di nuvole dell’atmosfera terrestre. Poiché le nuvole sono importanti per regolare la temperatura sulla Terra, esse influenzano in modo efficace il clima. È un esempio di una forma di variabilità climatica naturale, che deve essere meglio compresa per farci progredire. L’IPCC sta prendendo in considerazione solo i cambiamenti insignificanti nell’irradiazione solare e, quindi, non ha alcuna spiegazione per i cambiamenti osservati nel clima, come il periodo caldo medievale del 900-1100 d.C. e la Piccola Era Glaciale del 1300-1850 d.C. dove la temperatura cambiò di 1-2 gradi C. A mio avviso è molto chiaro che, se vogliamo poter prevedere le future variazioni climatiche, dovremo comprendere meglio il ruolo del sole.

I sostenitori della teoria antropogenica sostengono che non esistono spiegazioni alternative supportate da osservazioni e misurazioni. E quindi che le cause antropiche sono un fatto e non un’opinione. Qual è la vera debolezza della teoria antropogenica?
 
Il problema principale è stimare la sensibilità climatica alla CO2: se è piccola, non è un problema serio. Come ho detto prima, la maggior parte del futuro aumento di temperatura previsto dalla IPCC non è basato solo sulla CO2, ma sugli influssi da parte delle nuvole e del vapore acqueo: in realtà, non è possibile sapere cosa faranno le nuvole in futuro e, dunque, i calcoli della IPCC sono deboli. D’altra parte, tutte le previsioni di aumento della temperatura formulate dalla IPCC si sono dimostrate esagerate.
 
Esiste una teoria alternativa che può spiegare il recente aumento della temperatura globale? Perché i ghiacciai si stanno sciogliendo?

Dalla metà degli anni ’90 del secolo scorso ad oggi l’aumento della temperatura è stato di circa 0.4 gradi C. Come accennato, l’attività solare può essere parte della spiegazione, cosi come l’aumento della concentrazione di CO2. La maggior parte dell’aumento di temperatura che avvenne prima del 1950 fu sicuramente naturale, dopo il 1950 ci fu un raffreddamento e poi nuovamente un riscaldamento. Tuttavia, i modelli computerizzati hanno previsto molto più riscaldamento di quanto si osservi nella realtà e le previsioni di temperatura devono essere riviste al ribasso. Ciò viene fatto principalmente supponendo che gli aerosol emessi dall’uomo (solfati, nitrati, carbone nero e carbonio organico) disperdano e assorbano le radiazioni solari, raffreddando il clima. I vari modelli utilizzati danno una sensibilità diversa alla CO2, quindi, al fine di adeguare la temperatura, considerano un impatto diverso degli aerosol di raffreddamento. In questo modo i modelli teorici vengono adattati alle osservazioni reali. I ghiacciai si stanno sciogliendo dalla fine della Piccola Era Glaciale nel 1850 e non è un fenomeno recente.

Qual è l’incidenza dell’attività solare? I sostenitori della teoria antropogenica osservano che dalla metà del XX secolo l’attività del Sole è tornata com’era durante la fine del XIX secolo. In tal caso, il sole non può spiegare il recente aumento delle temperature. Quali altri fattori naturali possono determinare i cambiamenti climatici?
 
In realtà l’attività solare è aumentata dal 1900 al 1940, quindi è leggermente diminuita fino a circa il 1980 ed è aumentata di nuovo fino al 1995. Da allora l’attività solare è diminuita. Nei primi 2/3 del XX secolo l’attività solare e le variazioni di temperatura sembrano corrispondere bene, non altrettanto si può dire ultimamente. Esistono altri fattori variabili naturali ben noti che influiscono sul clima. Ne sono un esempio gli aerosol atmosferici naturali, immessi nell’atmosfera da attività vulcaniche, venti del deserto e spray marini e, soprattutto, le oscillazioni della temperatura superficiale degli oceani, come l’Oscillazione Decadale del Pacifico (DOP), l’Oscillazione Decadale dell’Atlantico e la più frequente Oscillazione El Nino del Pacifico. Le temperature globali sono legate direttamente alle temperature della superficie del mare. Durante il secolo scorso, le variazioni climatiche sono consistite in due periodi freddi (1880-1915 e 1945-1977) e due periodi caldi (1915-1945 e 1977-2000). Nel 1977, il DOP passò bruscamente dalla sua modalità fredda, in cui era stato dal 1945 circa, alla sua modalità calda ed il clima globale passò da freddo a caldo. Questo rapido passaggio dal freddo al caldo è noto come “il grande cambiamento climatico del Pacifico” perché è avvenuto in un solo anno. La CO2 atmosferica non ha mostrato cambiamenti importanti in quel periodo e quindi chiaramente non ne è stata responsabile. Allo stesso modo, il riscaldamento globale del 1915-1945 non avrebbe potuto essere causato dall’aumento della CO2 atmosferica, perché in quel tempo non era ancora avvenuto il rapido aumento delle emissioni di CO2 iniziato dopo il 1945. Quando la CO2 iniziò ad aumentare rapidamente dopo il 1945, seguirono 30 anni di raffreddamento globale (1945-1977), esattamente l’opposto di ciò che sarebbe dovuto accadere se la CO2 fosse la causa del riscaldamento globale. Questi dati dovrebbero aiutare il pubblico a capire che la regolazione del clima è un fenomeno estremamente complesso, che deve ancora essere compreso, e che la CO2 non è l’unico elemento in causa.

In attesa di più fatti certi, sarebbe saggio applicare il principio di precauzione?

Il principio di precauzione non ha nulla a che fare con la scienza, altrimenti, sulla base di esso, si potrebbe dire e fare tutto ed il contrario di tutto. I giudizi andrebbero formulati e le decisioni prese solo sulla base di fatti ed elementi ragionevolmente certi. Il mio parere è che troppa importanza venga data all’effetto climatico della CO2, tralasciando tutte le altre possibilità.

* Prof. Henrik Svensmark, astrofisico e fisico dell’atmosfera

National Space Institute, Danish Technical University, Elektrovej 327, Kgs. Lyngby, Denmark