20 luglio 1944. Questa è la data dell’attentato di von Stauffenberg alla vita di Hitler. Esso fallì e fu seguito da una repressione spietata.

Per l’occasione riproponiamo questo bell’articolo di Paolo Camillo Minotti.

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In margine ai “demolitori di statue”: il caso del difensore della statua di Mendelssohn!

Nel «Corriere » del 24 agosto u.s. Iris Canonica illustrava con chiarezza l’assurdità della moda dei “demolitori di statue” attualmente imperversante, che prende a pretesto veri o presunti episodi di razzismo o di violenza sproporzionata da parte di poliziotti americani a danno di persone di colore, per mettere in scena una strumentalizzazione che li trascende di gran lunga e che mira in effetti a riscrivere la storia dell’Occidente e a imporre una interpretazione ideologica faziosa della stessa.

Per una fortuita coincidenza, quando ho letto l’articolo di Iris Canonica avevo appena terminato di leggere un interessante libro dello storico israeliano Danny Orbach sui congiurati tedeschi anti-hitleriani (“Uccidere Hitler – La storia dei complotti tedeschi contro il Führer”, Bollati Boringhieri), un tema che mi ha sempre appassionato. Tra le varie personalità descritte dal libro, vi è quella di Carl Friedrich Goerdeler già sindaco di Lipsia dal 1930 al 1937 e che diventò in seguito un instancabile animatore della resistenza civile anti-hitleriana, uomo di collegamento dei congiurati e instancabile“apostolo di pace” (nel 1937, 1938 e 1939 intraprese diversi viaggi in Gran Bretagna e Francia per tentare di convincere i dirigenti di quei Paesi delle intenzioni aggressive di Hitler e della necessità che gli anglo-francesi lo fronteggiassero con fermezza al fine di salvaguardare la pace ed evitare una guerra ormai in avanzato stato di preparazione da parte nazista. Francesi e inglesi purtroppo non gli diedero retta …..Goerdeler, a seguito del fallito attentato a Hitler di Stauffenberg, morì poi impiccato dai nazisti nel gennaio 1945.

Goerdeler davanti al Tribunale del popolo, che lo condannerà a morte – Bundesarchiv https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/de/deed.en

Ma c’è un aneddoto illuminante raccontato nel libro di Orbach. Goerdeler, che fin dall’inizio criticò la politica di discriminazione anti-ebraica del regime, finché fu sindaco cercò di osteggiarla e di tenere a freno nella sua città gli eccessi delle squadracce naziste. Uno dei punti di contenzioso fra Goerdeler e i nazionalsocialisti fu il monumento di Mendelssohn, il famoso musicista ebreo-tedesco che la città di Lipsia aveva onorato erigendogli una statua nella piazza antistante il municipio cittadino. Il sindaco Goerdeler si era sempre opposto alle richieste dei nazisti locali di rimuovere la statua.

Un giorno del 1937, approfittando di un viaggio all’estero del sindaco (egli era andato a una conferenza a Helsinki), i nazisti rimossero il monumento dell’inviso compositore ebreo. Di ritorno a Lipsia, Goerdeler dimissionò dalla sua carica e si avvicinò sempre di più ai congiurati attivi soprattutto nell’Abwehr (il controspionaggio militare della Wehrmacht). Egli giudicò correttamente che la rimozione di quel monumento avesse un significato simbolico che andava al di là del manufatto di pietra in sé: essa significava la sconfessione della miglior tradizione culturale tedesca, la cancellazione di ogni possibilità di convivenza tra la tradizione liberale e il nazionalsocialismo. In effetti la incommensurabile e gretta ignoranza dei nazisti di Lipsia di allora colpisce ancora a più di 80 anni di distanza. Essi non erano in grado di rispettare neppure la memoria di quei concittadini ebrei che con la loro cultura e la loro fama avevano dato lustro alla Germania.

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La stessa crassa ignoranza e lo stesso becerume affliggono, a ben vedere, pure gli odierni demolitori di statue e “riscrittori della storia”, la cui indignazione ha una tendenza preoccupante a passare dalla protesta civile ad atti di teppismo o di violenza indiscriminata. Mi si potrà obiettare che un conto è una dittatura che dall’alto ordina la cancellazione di ogni simbolo ad essa inviso e un altro conto è un “movimento dal basso”; ma la differenza è molto lieve e in sostanza risiede solo nel fatto che il “movimento dal basso” non è (per il momento) ancora riuscito ad instaurare una dittatura di suo gusto. Ma stiamo in guardia, perché con il mutare talora repentino delle circostanze un giorno o l’altro potrebbe anche riuscirci…

Infatti, chi vuol cancellare la Storia, per definizione lo fa per sbarazzarsi di punti di riferimento che possono essere altrettanti ostacoli all’imporsi di una “dittatura dell’oggi”, di un insieme di convincimenti che può più facilmente attecchire in una società senza radici e pervasa da diffusa ignoranza e superficialità.

E il problema va ben al di là di una statua rimossa o imbrattata, statue che – lo ammettiamo – non sempre commemorano dei personaggi specchiati e al di sopra di ogni sospetto come Mendelssohn. Ma il problema è che al di là della statua di un personaggio magari anche con luci e ombre, fa capolino una preoccupante intolleranza di chi non vuol discutere con la controparte o dimostrare che il personaggio celebrato ebbe comportamenti discutibili, ma vuole semplicemente e appunto RIMUOVERLO. Ci si vuole cioè sbarazzare e negare dignità di interlocutore a tutti coloro di cui non si condivide l’operato. Su questa china si sa dove si inizia ma non dove si va a finire. Perché si comincia a eliminare la statua di Jefferson Davis o del generale Lee, ma poi ci si potrebbe accorgere che anche Lincoln fece qualche errore e ha qualche scheletro nell’armadio. E non parliamo poi di altri presidenti che gli succedettero, per esempio i tanto celebrati Woodrow Wilson e Franklin Delano Roosevelt, e via a seguire. Per non parlare di Churchill. Tutti personaggi che presero grandi decisioni, ma fecero occasionalmente anche grandi errori. E allora alla fine chi resterà sul piedistallo?

E soprattutto: chi deciderà chi dovrà restare sul piedistallo ed essere degno di memoria? Forse i discepoli non pentiti della rivoluzione bolscevica o di quella cubana o guevarista? O gli anarco-insurrezionalisti sempre pronti con qualche scusa a rompere vetrine e autovetture e a usare violenza contro poliziotti o borghesi tranquilli? O coloro che condannano a priori tutto ciò che l’Occidente ha rappresentato nel mondo (mentre sono indulgenti e volentieri glissano sui crimini e sulle odiose miserie collezionate da tutti i regimi rivoluzionari, antioccidentali o islamisti del nostro mondo) ? Che sono poi a occhio e croce gli stessi che voglion demolire le statue e riscrivere la Storia. Se fosse così non saremmo messi molto bene. E ricordiamoci dell’episodio Goerdeler-Mendelssohn di Lipsia: si partì con l’abbattere la statua di un inviso musicista ebreo e si finì promuovendo guerre di sterminio e la Shoa degli ebrei europei!

Paolo Camillo Minotti