Sono passati 10 anni da quando 77 persone sono state massacrate durante un attacco terroristico di estrema destra in Norvegia. Un orrore che ha scioccato tutto il mondo. Le vittime erano per lo più attivisti politici adolescenti che frequentavano un campo giovanile del partito laburista norvegese sull’isola di Utøya.

Aveva 32 anni Anders Bering Breivik, quando parcheggiò il 22 luglio 2011 un furgone pieno di esplosivo in un distretto governativo di Oslo. L’esplosione uccise otto persone e causò ingenti danni. Un’ora e mezza più tardi, mentre la polizia accorreva sul luogo del primo attentato, vestito da ufficiale di polizia, Breivik arrivò sull’isola di Utøya con armi d’assalto stile militare uccidendo indiscriminatamente 69 persone dei 564 presenti del campo estivo Workers’ Youth League. È stato il peggior massacro della Norvegia in tempo di pace. La vittima più giovane aveva soltanto 14 anni.

La principessa norvegese Ingrid Alexandra e il principe ereditario Haakon, hanno reso omaggio posando una corona di fiori sull’isola di Utøya, che si trova a circa 40 km da Oslo e oggi proprietà della Lega dei Giovani Lavoratori, un’associazione affiliata al partito laburista. Mentre l’84enne re Harald e la regina Sonja hanno partecipato ad una funzione nella cattedrale di Oslo in memoria delle numerose vittime.

Da allora poco è stato fatto per affrontare le basi ideologiche di quegli attacchi terroristici. L’odio anti-mussulmano e anti-socialdemocratico che è stato espresso violentemente nel 2011 è ancora molto presente. Il manifesto di Breivik, che era stato fino al 2007 un membro del Partito del progresso populista di destra, con i suoi principi “distorti” serviva da supplica ad altri “patrioti europei” per intraprendere la lotta contro l’islamizzazione. Il suo partito parlava di islamizzazione “invisibile”, della ghettizzazione della Norvegia, dei pericoli dell’hijab, il velo allacciato sotto la gola utilizzato dalle donne per coprire il capo e le spalle, e del cibo halal preparato secondo le norme della legge islamica.

Descrivendosi come un patriota e sostenendo di essere il comandante di un ordine militare cristiano segreto che tramava una rivoluzione anti-musulmana in Europa, Breivik non ha mostrato ad oggi alcun rimorso, liquidando le vittime come traditori per aver sostenuto l’immigrazione. In seguito si è descritto come un tradizionale neonazista che prega il dio vichingo Odino.

Condannato nel 2012 a 21 anni di carcere per omicidio di massa e terrorismo, la pena può essere estesa fino a quando sarà ritenuto pericoloso per la società. Gli esperti legali sono sicuri che rimarrà rinchiuso a vita.

Jens Stoltenberg, all’epoca degli attentati primo ministro laburista norvegese, ha dichiarato che dopo 10 anni “l’odio è ancora lì”. “L’autore era un estremista di destra che ha abusato dei simboli cristiani. È cresciuto nelle nostre strade, apparteneva alla stessa religione e aveva lo stesso colore della pelle della maggioranza di questo paese. Era uno di noi”, ha detto Stoltenberg durante la commemorazione.

Alcuni genitori delle vittime hanno riflettuto sul modo in cui il Paese ha affrontato quel massacro e affermano che “il tempo non guarisce tutte le ferite”.

Le cose potrebbero cambiare, secondo alcuni analisti. Le tendenze contrastanti dell’estrema destra e della destra populista si trovano principalmente tra i tanti giovani norvegesi di ogni colore e credo che crescono in quartieri sempre più multiculturali. Si trova anche nel numero, in lenta ma costante diminuzione, di norvegesi che hanno una visione generale negativa degli immigrati e dell’immigrazione.