Nell’ottobre del 2020, una signora di 39 anni fu arrestata con l’accusa di peculato ai danni del Vaticano. Cecilia Marogna, “manager” del cardinale Becciu, 72 anni, avrebbe ottenuto 500 mila euro che il cardinale le avrebbe girato. Secondo l’accusa, la Marogna aveva ricevuto l’ingente somma e l’aveva spesa in abiti di marca e arredamento di lusso.

Il cardinale Becciu aveva sostenuto di essere stato truffato dalla Marogna, ma egli tesso era stato travolto dallo scandalo dell’acquisto – coi soldi della Segreteria di Stato del Vaticano – di un immobile di lusso da 200 milioni di euro a Londra, in Sloane Avenue.

Depennato dall’incarico di prefetto della Congregazione delle cause dei santi e dai diritti e dalle prerogative del cardinalato nel settembre 2020 da Papa Francesco, il cardinale è stato giudicato due giorni fa.

Peculato, abuso d’ufficio e induzione di un testimone a dichiarare il falso: sono i gravissimi capi d’accusa per il cardinale Becciu, che andrà a processo il 5 di ottobre.

Dopo la prima volta nella storia in cui un cardinale va a processo davanti a giudici laici, – dopo il Motu Proprio del 30 aprile di Papa Francesco che ha permesso di modificare la legge sull’ordinamento giudiziario, permettendo a giudici laici di giudicare un porporato –  nel Tribunale dello Stato vaticano, Becciu – nel frattempo privato da Papa Francesco di tutti i diritti del cardinalato – viene posto sotto accusa per le malefatte commesse: attingere soldi alla Segreteria di Stato destinati alle attività religiose e benefiche del Papa e della Chiesa, disperdere il denaro per i poveri donato dai fedeli all’Obolo di San Pietro in speculazioni e finanze.

L’accusa, partita da monsignor Alberto Perlasca (che non è stato rinviato a giudizio), raccolta in oltre due anni, si concentra negli anni in cui Becciu era Sostituto della Segreteria di Stato (dal 2011 al 2018), cioè quando poteva disporre dei fondi riservati, come per comprare il palazzo di Londra nella prestigiosissima Sloane Avenue.

La prima udienza è durata sette ore, al termine delle quali il presidente del Tribunale vaticano e del collegio giudicante, Giuseppe Pignatone ha informato che la prossima udienza sarà fissata al 5 di ottobre.

Tra gli altri imputati assieme al cardinale era presente anche monsignor Mauro Carlino, suo ex segretario personale.

Il cardinale Becciu si è detto “sereno” e certo che i giudici riconosceranno “la sua innocenza”.  

Infine, dichiara di aver chiesto ai propri avvocati di denunciare per calunnia monsignor Alberto Perlasca e la signora Francesca Immacolata Chaouqui “per le gravi falsità che hanno detto su di me e che sono apparse nelle carte processuali”.

In seguito al processo, sono stati tutti rinviati a giudizio: Cecilia Marogna per peculato, il finanziere Raffaele Mincione per peculato, truffa, abuso d’ufficio, appropriazione indebita e autoriciclaggio, l’avvocato Nicola Squillace per truffa, appropriazione indebita, riciclaggio ed autoriciclaggio, il «minutante» della Segreteria di Stato Fabrizio Tirabassi per corruzione, estorsione, peculato, truffa e abuso d’ufficio; il finanziere Gianluigi Torzi per estorsione, peculato, truffa, appropriazione indebita, riciclaggio ed autoriciclaggio;  l’ex presidente dell’Autorità finanziaria vaticana René Brülhart per abuso d’ufficio, l’ex direttore dell’Aif Tommaso Di Ruzza per peculato, abuso d’ufficio e violazione del segreto d’ufficio, monsignor Mauro Carlino, ex segretario personale di Becciu, per estorsione e abuso di ufficio, Enrico Crasso, per decenni gestore degli investimenti della Segreteria di Stato, per peculato, corruzione, estorsione, riciclaggio e autoriciclaggio, truffa, abuso d’ufficio, falso materiale di atto pubblico commesso dal privato e falso in scrittura privata.