Numerosi i libri che trattano di scienze politiche, numerose le cattedre universitarie, i dibattiti sui media. Non illudiamoci, interessata alla materia è una minoranza esigua. L’approfondimento delle varie ideologie, gli studi dei politologi sono roba per relativamente pochi. L’esigenza prima e di tutti è di riuscire a sfamare se stessi e le proprie famiglie, di poter avere accesso a una vita decorosa e se possibile godere un’esistenza tranquilla.

Vi è un nucleo di intellettuali che nelle dittature soffre anche altrimenti, oppresso perché non può arrischiare forme di espressione che non sono in consonanza con il pensiero e la propaganda del regime.

Una foto da un convegno sul Wolfsberg (Ticinolive) – Václav Klaus con Alessandra Zumthor

Václav Klaus, diventato dopo la caduta della dittatura comunista in Cecoslovacchia Primo Ministro e successivamente Presidente della Cechia, nei nostri colloqui mi ripeteva quale fosse stata per lui la peggior sofferenza. Quella di rientrare a casa e non poter esprimere neppure ai genitori o ad altri familiari il proprio pensiero per il timore che inavvertitamente un familiare fidandosi ripetesse le considerazioni ad una persona creduta amica ma che, magari perché ricattata, era informatrice della temibile polizia segreta.

Nei rapporti sociali pesava una coltre di sospetti e diffidenze magari ingiustificate, ma sufficiente per avvelenarli. Parliamo però sempre di una minoranza insofferente al giogo e alle sopraffazioni.

Tito Tettamanti fame e dittatura
foto Ticinolive

L’Unione Sovietica non è stata sconfitta sul campo di battaglia ma è implosa, gli stessi suoi dirigenti con alla testa Gorbaciov si sono resi conto del fallimento del sistema, che i decenni di sacrifici e miseria imposti al popolo non potevano più continuare. Passato il periodo di giusto orgoglio per aver difeso con coraggio e successo il proprio Paese dall’attacco delle truppe naziste, era tornata una plumbea realtà che non riusciva a tenere il passo con i progressi di un Occidente liberale e democratico.

È vero, il nostro sistema nelle sue diverse tonalità è imperfetto, incapace di risolvere con soddisfazione generale i numerosissimi e difficili problemi della convivenza.

Da noi però non vi è ormai più la povertà assoluta, quella di chi sta veramente male, vi è purtroppo chi sta bene e chi sta meno bene in una realtà meno drammatica. La ricchezza che il sistema produce permette che ci si possa occupare, magari insufficientemente, ma comunque occupare di chi sta meno bene. Grazie alla possibile formazione di ricchezza, alla realizzazione di progressi tecnologici, sviluppo di iniziative, abbiamo creato e creiamo benessere del quale per finire approfitta l’intera società. Conseguentemente all’impatto dell’azione social democratica oggi purtroppo sempre più in difficoltà di fronte all’estremismo e progressismo da salotto – si è ampiamente diffusa una importante rete di socialità indispensabile per il progresso civile. Semmai preoccupa lo sviluppo di una burocrazia statalista che tenta di condizionare o sostituirsi al libero mercato, compromettendone i risultati.

Nel 1959 eravamo tutti pro Fidel Castro, personaggio intelligente e carismatico, e per la sua lotta per rovesciare il regime di Batista, un ex sergentaccio dell’esercito che si era impossessato del potere che lo autorizzava nella sua primitiva mentalità, ad esempio, ad incassare personalmente i soldi dei parchimetri dell’Havana.

Cuba era diventata il centro di tutte le corruzioni, del malaffare che spesso si accompagna ai Casinò dell’azzardo e alla lussuria da bordello. La pesante presenza di affaristi americani in combutta con il potere non può venir dimenticata.

Le descrizioni datemi da Mario Vargas Llosa, il Nobel della letteratura, a proposito di quei momenti ai quali ha presenziato, mi hanno molto raffreddato per contro sulla figura ingiustamente mitizzata del sanguinario Che Guevara.

Nulla di più giusto dell’affermazione di Lord Acton: il potere corrompe ed il potere assoluto corrompe assolutamente. Fidel Castro, arrivato al potere optando per il sistema comunista, non ha fatto altro che condannare il Paese alla miseria.Con l’eccezione di risultati positivi nell’educazione, ma con riserve a proposito del tanto vantato sistema sanitario.

Anche Cuba sta crollando dinanzi alla fame. Purtroppo anche questa pur massiccia protesta del popolo cubano si concluderà con un buon numero di persone imprigionate (quando non scomparse…) e pure purtroppo quel povero popolo continuerà a patire soffrendo per un sistema economico di proprietà e a guida statale che la storia ci ha dimostrato non è mai riuscito pur con il pretesto dell’uguaglianza a creare benessere.

Le follie del regime comunista guidato in Cina da Mao sono all’origine di 30 milioni di morti per fame (!!!). Fortunatamente per i cinesi è arrivata l’intelligenza di Deng Xiaoping che ha capito che il pesce pescato dallo Stato non sarebbe mai bastato a sfamare tutti ed era opportuno insegnare ai cinesi a pescare, anche se nella pesca qualcuno ha più talento di altri. Questa iniezione di capitalismo è alla radice del successo economico odierno della Cina.

Con tutti i possibili difetti e difficoltà per finire è innegabile che nelle democrazie è dove sotto tutti gli aspetti ci si nutre meglio.

TITO TETTAMANTI

Pubblicato nel CdT e riproposto con il consenso dell’Autore e della testata