ll modello MPS ultimo in Europa (titolo originale)

di Francesco Pontelli, economista

ilpattosociale.it

Pixabay (Michele Palmieri)

L’operazione relativa ad una possibile acquisizione da parte di Unicredit della banca senese Monte dei Paschi di Siena all’interno della quale l’a.d. Orcel assieme al presidente di Unicredit, l’ex ministro Padoan, pretendono di scaricare sullo Stato le cause penali civili e gli inevitabili esuberi di MPS ha risvegliato dal proprio torpore una classe politica impreparata e complice di questo disastro della più antica Banca del mondo.

Dall’intero schieramento parlamentare si odono richiami perentori al mantenimento del numero dei  dipendenti e del valore del brand MPS uniti ad appelli all’importanza della sua operatività sul territorio. Nessuno di questi illustri esponenti della politica è ovviamente a conoscenza dell’esito degli ultimi stress test ai quali in Europa tutti gli Istituti bancari sono stati sottoposti recentemente. Il loro esito,  infatti, testimonia come la più antica banca italiana, MPS, rappresenti l’ultima in Europa nella classifica relativa alla sostenibilità della propria architettura  finanziaria.

Il drammatico risultato certificato da questa verifica internazionale pone in evidenza ancora una volta gli esiti disastrosi della gestione economico-finanziaria attribuibili ai vertici che si sono susseguiti alla guida della banca senese. Una gestione ampiamente compromessa attraverso connivenze politiche, incapacità manageriali ed il solito gioco dei derivati che dimostrano, ancora una volta, come l’obiettivo gestionale  fosse quello di perseguire i propri interessi economici, finanziari e politici nella e dalla singola operazione senza alcuna visione a medio  e lungo termine.

Durante il suo incarico governativo, nei governi Renzi e Gentiloni, l’ex ministro Padoan ha utilizzato 5,7 miliardi di risorse pubbliche per sostenere MPS il  cui valore è sceso in tre anni  del 60% (una perdita di risorse pubbliche della quale dovrebbe perciò rispondere Padoan stesso).

Il fatto, poi, che lo stesso Padoan sia stato successivamente nominato presidente di  Unicredit rappresenta un Unicum mondiale del quale allora nessun esponente della politica italiana ha osato chiedere la ragione.

Unicredit in più rappresenta, da oltre un decennio, un istituto bancario già ampiamente in difficoltà. Prova ne è il fatto che l’istituto abbia venduto la propria gestione del risparmio (Pioneer, principale fonte marginalità nel 2016) e abbia dovuto cedere il centro direzionale di Milano, ancora in realizzazione, al fondo sovrano del Qatar, come la sede istituzionale di Roma assieme a buona parte del patrimonio di opere d’arte.

In questo contesto con il semplice obiettivo di sottolineare l’assoluta impreparazione del mondo politico nella interpretazione di simili operazioni si ricorda della felicità espressa  dall’allora Presidente del Consiglio Renzi e del  sindaco di Milano Sala per l’acquisizione del centro direzionale di Milano, appunto da parte del fondo sovrano del Qatar.

A questi due esponenti del nuovo analfabetismo finanziario andrebbe ricordato come mentre un fondo privato (1) ricerca dalle proprie operazioni marginalità da distribuire ai propri sottoscrittori, viceversa un fondo sovrano (2), come espressione del governo di uno Stato, utilizza risorse pubbliche. A differenza del fondo privato non è soggetto a verifiche di redditività nel breve termine e tantomeno deve distribuire dividendi, ma, anzi, può semplicemente perseguire obiettivi di medio-lungo termine non solo economici ma soprattutto politici con l’obiettivo, solo per fare un esempio, di aumentare la propria ingerenza politica.

Una differenza ancora oggi sconosciuta a buona parte di tutti coloro che brindarono a questa operazione  ma che ora si dichiarano strenui difensori della banca senese. In più, recentemente alla guida di Unicredit  è stato nominato Andrea Orcel in qualità di amministratore delegato. Probabilmente, a meno che non sia un caso di omonimia, quello stesso Andrea Orcel che realizzò l’acquisizione da parte Monte dei Paschi di Siena della Banca Antonveneta. Va ricordato, infatti, come la  causa principale dell’inizio del declino “senese”  ed ora di un possibile default finanziario  vada ricondotta alla sopravvalutazione della Banca Veneta operata dal management e quindi dallo stesso Andrea Orcel che operava per la banca senese attraverso Merril Lynch.

Tornando quindi all’attualità si assiste al pirotecnico spettacolo, nel  giro di soli tre anni, di un  presidente di Unicredit, Padoan, che nel 2017 aveva utilizzato risorse pubbliche per sostenere il Monte dei Paschi di Siena in qualità di ministro del governo Renzi e Gentilini, che ora  partecipa all’acquisizione di quella  stessa  MPS assieme all’amministratore delegato che aveva causato la stessa  crisi di MPS con l’acquisizione a valori fuori dalla valutazione di mercato di Antonveneta.

Questo gioco delle tre carte vede come interpreti questi personaggi, espressione della commistione di interessi pubblici e privati. Questi stessi attori vengono nominati a turno in diverse cariche assolutamente incompatibili le une con le altre e risultano espressione di una strategia che si pone come obbiettivo  ottenere la massima redditività legata alla singola operazione finanziaria e non certo finalizzata ad una migliore funzionalità dell’istituto bancario all’interno di un mercato sempre più competitivo.

Questo mefitico gioco dimostra come ormai l’Italia rappresenti a buon titolo una economia sudamericana. In più è insultante per un paese democratico con l’amministratore delegato della banca acquirente (Unicredit) che intende escludere dall’acquisizione sia gli esuberi che le cause civili e penali delle quali probabilmente egli stesso rappresenta  una delle cause i cui costi aggiuntivi economici e sociali ricadranno quindi, ancora una volta, sulle finanze dello Stato. Monte dei Paschi di Siena ed Alitalia, ora Ita, dimostrano come l’Italia abbia abbandonato da anni il modello economico occidentale per abbracciare quello monopolista autoritario e assolutamente compromesso dell’America Latina.

Il tutto ovviamente nella massima e ampiamente compromessa indifferenza di governi, media e classi dirigenti ed accademiche italiane.