La polizia thailandese ha arrestato oggi un uomo thailandese di 27 anni, identificato come Teerawat Thothip del distretto di Thalang a Phuket, che avrebbe confessato l’omicidio della 57enne Nicole Sauvain-Weisskopf. La donna svizzera era vice capo dei servizi parlamentari della Bundesbern ed è stata trovata giovedì senza vita, a faccia in giù ricoperta da un lenzuolo nero, da un residente della zona nelle acque di un torrente vicino ad una cascata non lontana dal resort dove alloggiava sull’isola di Phuket.

Nelle vicinanze erano stati trovati i pantaloncini, un telefono ed un passaporto. Secondo la polizia, ci sono i segni di uno stupro precedente alla morte. La confessione è arrivata dopo un intenso interrogatorio dell’uomo, noto localmente come “Bang Lee”, che si era recato sul posto per raccogliere orchidee selvatiche. Agli investigatori avrebbe raccontato di essersi eccitato alla vista della donna mentre si avvicinavo alla cascata. Tentando di agire, la donna ha resistito combattendo, poi è fuggito dopo aver tenuto con forza la sua testa sott’acqua finché non è morta. I lividi e le ferite sul corpo della donna si sono verificati durante la lotta e in seguito a una caduta sulle rocce presso la cascata.

Arrivata il 13 luglio scorso in quello che doveva essere un paradiso per le vacanze, Sauvain-Weisskopf aveva un visto valido, in regioni selezionate, fino alla fine di agosto per partecipare ad un progetto pilota denominato “Phuket Sandbox”, lanciato dalla Thailandia poche settimane fa. Il progetto, che consente ai turisti stranieri vaccinati di arrivare sull’isola senza la necessità della quarantena, ma senza potersi recare sulla terra ferma per 14 giorni, è stato pensato per aiutare a rilanciare un settore messo a repentaglio dalla pandemia da Covid-19, che in precedenza rappresentava circa un quinto dell’economia thailandese.

Il caso ha suscitato un enorme scalpore sia in Svizzera che in Thailandia, dato che la donna era in contatto con politici di alto rango. Il commissario generale della polizia nazionale thailandese Suwat Jangyodsuk, aveva giurato che avrebbe lavorato 24 ore su 24 per trovare l’autore del suo assassinio. Questa mattina la polizia aveva chiuso tutti i luoghi dell’isola frequentati dai turisti, annunciando il controllo di tutte le persone in arrivo o che avrebbero lasciato Phuket.

Nelle indagini è stata coinvolta anche l’ambasciata svizzera in Thailandia. Gli investigatori avevano ricostruito gli ultimi giorni trascorsi dalla donna con l’aiuto delle riprese delle telecamere di sorveglianza. Le immagini mostrano la donna viaggiare da sola, mentre indossa pantaloncini jeans, top bianco, scarpe sportive scure ed uno zaino sulle spalle. L’ultima immagine la mostra a 1,4 chilometri di distanza dall’hotel, sulla cascata che rappresenta una meta turistica vicino alla spiaggia di Ao Yon, un percorso di circa 18 minuti a piedi dall’alloggio.

Data l’intensa pressione sulla polizia locale per risolvere il caso, gli investigatori privati hanno sostenuto la speculazione secondo la quale gli agenti avrebbero cercato di prendere rapidamente un capro espiatorio. Il vice capo della polizia provinciale, Nanthadet Yoinuan, ha smentito questa affermazione, in quanto sono state ottenute prove certe dopo la confessione della persona sospettata.

Una conferenza stampa prevista per domani dalla polizia chiarirà alcune circostanze anche a seguito del rilascio del rapporto ufficiale dell’autopsia che è stata eseguita.