È finita. Le truppe USA di Biden hanno deliberatamente lasciato che i talebani prendessero il controllo di tutta l’Afganistan e oggi gli estremisti islamici hanno preso Kabul. Il presidente afghano Asrhaf Ghani è fuggito all’estero con la famiglia.

L’ex presidente dell’Afghanistan ha spiegato in un messaggio su Facebook di essere fuggito «per evitare un massacro» a cominciare dalla capitale Kabul. Ghani, sua moglie, il capo dello staff e il consigliere per la sicurezza nazionale sono arrivati a Tashkent, capitale dell’Uzbekistan.

Il mullah Baradar Akhund si mostraseduto nello sfarzoso palazzo presidenziale circondato da miliziani armati. Sul palazzo presidenziale ora sventola la bandiera talebana, bianca con la shahada, la scritta in arabo della testimonianza su Dio: “Testimonio che non c’è nessun dio al di fuori di Dio e testimonio che Maometto è il profeta di Dio”.

Ora, grazie all’azione di Biden, l’Afghanistan tornerà al nome precedente all’arrivo degli americani nel 2001: Emirato Islamico dell’Afghanistan.

Proprio il Mullah Abdul Ghani Baradar guiderà la prima fase dell’emirato. I talebani promettono di fornire «serenità» alla nazione e di occuparsi dei bisogni della gente. Avrebbero impedito ai mujaheddin di sgozzare la popolazione. “Questa è l’ora della prova.” dicono “Noi forniremo i servizi alla nostra nazione, daremo serenità alla nazione intera e faremo del nostro meglio per migliorare la vita delle persone. Il modo in cui siamo arrivati era inatteso e abbiamo raggiunto questa posizione che non ci aspettavamo” Certo, era impensabile che appena eletto Biden sapesse creare al contempo un inferno e un’Odissea.

L’ingresso nella Capitale da parte degli estremisti islamici, è infatti avvenuto praticamente senza resistenze da parte delle forze afghane. I Talebani esultano dichiarando ad Al Jazeera che la guerra in Afghanistan “è finita”, aggiungendo che sarà chiaro “presto” che tipo di governo ci sarà”. Le milizie hanno annunciato che presto vi sarà “la dichiarazione della nascita dell’Emirato islamico”.

I tre cittadini svizzeri dell’ufficio della Dsc a Kabul sono stati evacuati dall’Afghanistan ieri sera, come twittato stamane dal ministro degli Esteri Ignazio Cassis, il quale ha confermato l’informazione dell’agenzia di stampa tedesca Dpa che gli svizzeri erano a bordo di un aereo americano con 40 dipendenti dell’ambasciata tedesca.

Il Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae, ufficio di cooperazione creato nel 2002) ha annunciato la chiusura della sede svizzera proprio a Kabul, a causa dell’instabilità politica di questi giorni. Sono inoltre sei i cittadini svizzeri che lavoravano per la Dsc nella capitale afgana, secondo il Dfae, tre erano già tornati venerdì, mentre i 40 dipendenti locali della Dsc e le loro famiglie stanno ricevendo in queste ore visti umanitari. Sono, in totale, circa 200 le persone coinvolte. «Stiamo lavorando duramente in circostanze difficili per evacuarli», aggiunge il consigliere federale Cassis.

Gli italiani evacuati dall’ambasciata italiana di Kabul si sono imbarcati sul volo dell’Aeronautica Militare con 74 persone a bordo che da Kabul è atterrato a Fiumicino alle 14.28. Nell’aeroporto di Kabul la situazione è fuori controllo: i civili si sono ammassati nell’aeroporto e hanno iniziato a prendere d’assalto gli aerei per fuggire. Sono almeno 5 i morti nella calca; i soldati americani hanno addirittura sparato per disperdere la calca. Nel frattempo, Joe Biden ha deciso di inviare altri mille soldati a Kabul che si aggiungono ai 5.000 già disposti per garantire l’evacuazione dei civili americani e afghani.

Isa Maggi, presidente nazionale di Stati Generali delle donne, auspica una “azione fisica di protezione per le donne afgane che sono a rischio. Oggi” dice “c’è la riunione dell’Onu e la prima cosa che mi aspetto è che si faccia un’azione, un intervento in presenza per difendere le giovani contro i talebani che ormai sono ovunque. L’Europa è assente e non va bene, ieri hanno fatto un comunicato sul Nicaragua e non si parlava neanche di sull’Afghanistan: è terribile”.

Le immagini di un imbianchino che si affretta a cancellare le immagini di modelle di abiti da sposa dalle vetrine di un negozio, evocano molto chiaramente lo spettro del burqa integrale che presto sarà reintrodotto nel genere femminile.

Se in vent’anni il 50% delle donne aveva raggiunto la scolarizzazione (prima vietata dall’Islam integralista), adesso i talebani avvertono che imporranno l’obbligo di bruciare i diplomi delle donne nelle pubbliche piazze.