Il comandante dell’82° divisione aviotrasportata dell’esercito statunitense, il 52enne generale a due stelle Christopher T. Donahue, è stato l’ultimo soldato a salire a bordo dell’ultimo aereo da trasporto militare C-17 partito da Kabul lunedì notte.

L’immagine in verde monocromatico ripresa da un visore notturno, lo raffigura in solitaria mentre sale la rampa posteriore dell’aereo da un terreno ostile ora controllato dai talebani.

Il significato di questa triste immagine, è che finisce così un “capitolo” sul coinvolgimento degli Stati Uniti ad una guerra durata 20 anni, la più lunga della storia americana, costata 2 trilioni di dollari e iniziata subito dopo il dirottamento di due aerei che si sono schiantati contro il World Trade Center di New York nel 2001.

Mentre l’evacuazione militare statunitense è terminata, altri Paesi e molte Ong continueranno ad operare in Afghanistan. La partenza del generale Donahue dà vita all’era di assenza militare e diplomatica americana dopo che ha dato poche cose essenziali per la vita quotidiana degli afghani. Cittadini americani, alleati afgani e altri attivisti sono rimasti lì. Dunque l’inquietante immagine verde dell’imbarco del generale americano esprime non la fine di una guerra, ma la fine di una missione.

Malgrado il fallimento dell’intervento militare americano, molti afgani avevano cominciato a forgiare uno stile di vita migliore e a sperare nella libertà e nella pace. Molti di quelli che si erano dedicati alla ricostruzione del loro paese sono fuggiti ora all’estero.

Il presidente Biden, ha affermato che il ritiro delle truppe da Kabul è stato un successo “straordinario” (che ha causato la morte di 13 soldati americani) e ha incolpato Donald Trump e i soldati locali per la disorganizzazione e i disordini in Afghanistan. Un’operazione che non avrebbe potuto essere condotta in un modo più ordinato, secondo Biden, in disaccordo con i critici che affermano che l’evacuazione avrebbe potuto iniziare molto prima per evitare il caos. Anche le famiglie dei militari statunitensi caduti sono rimaste deluse da Biden anche se quest’ultimo si è assunto la responsabilità del ritiro sanguinoso e caotico.

Sebbene Trump abbia fissato l’orologio per la partenza dall’Afghanistan, il tempismo di Biden è stato più simbolico che pragmatico. L’esercito doveva lasciare prima dell’11 settembre, ovvero il 20° anniversario degli attacchi terroristici di al-Qaeda che hanno portato gli USA a rovesciare i talebani.

La responsabilità americana non finisce con la sua partenza. Secondo gli opinionisti, gli americani non possono voltare le spalle agli afghani che continuano a vivere nelle conseguenze delle azioni statunitensi, ma hanno il dovere di fare tutto quello che può essere fatto per mantenere le promesse.

La decisione sull’Afghanistan non riguarda solo quel Paese, ma la fine delle grandi operazioni militari per ricostruirne altri, ha affermato Biden, che non aveva intenzione di prolungare quella guerra per sempre.