L’Australia ha deciso di liberarsi da un ciclo infinito di blocchi, perché non è un modo sostenibile di vivere nel paese, e di convivere con il virus. Lo ha affermato durante una conferenza stampa il primo ministro australiano, il liberale Scott Morrison. I rigidi blocchi dall’inizio della pandemia, sono stati imposti anche quando ci sono stati un numero limitato di casi di infezione.  È ora arrivato  per l’Australia il momento di vivere con questo virus senza temerlo.

All’inizio di luglio, il tetto degli arrivi internazionali è stato dimezzato per la preoccupazione della maggiore trasmissibilità della variante Delta e la necessità di ridurre la pressione del sistema quarantena alberghiero. Morrison ha chiesto al nuovo responsabile dei vaccini, il tenente generale John Frewen, nominato per aumentare la fiducia nel lancio delle vaccinazioni, di coordinarsi strettamente con il suo Ufficio e quello del ministro della Salute, assicurandogli che saranno messi a disposizione tutte le risorse e i beni necessari per un piano a livello nazionale.

Secondo il primo ministro, i confini dei sette Stati del Commonwealth dell’Australia dovranno riaprire entro Natale. Un ultimatum per i vari governatori che varrà da quando i tassi di vaccinazione raggiungeranno il 70-80% della popolazione. Un passo necessario se si vorrà evitare la sofferenza degli australiani e l’inevitabile vacillare  dell’economia.

“Se non ci atteniamo ad un piano nazionale, le aziende chiuderanno, i posti di lavoro andranno persi, e il nostro debito aumenterà facendo risentire il benessere degli australiani”, ha affermato il ministro del Tesoro e vice leader del partito liberale Josh Frydenberg, criticando in particolar modo i governatori laburisti Mark McGowan e Anastacia Palaszczuk, che non avranno più “scuse” per chiudere i loro Stati dal resto del Paese una volta raggiunti gli obiettivi di vaccinazione.

Frydenberg ha anche minacciato di tagliare i pagamenti per il sostegno Covid del governo federale ai quei governatori che si rifiuteranno di seguire le quattro fasi del piano di apertura nazionale deciso dal governo federale, volto a ridurre la dipendenza dai blocchi e ad aumentare la libertà per i viaggiatori internazionali vaccinati.

Durante la prima fase l’obiettivo è sopprimere fortemente il virus con l’aumento della vaccinazione e l’implementazione di blocchi rigorosi e brevi in caso di epidemie, con capacità di test, tracciamento e isolamento efficaci allo scopo di ridurre al minimo la trasmissione nella comunità. Durante questa fase rimarranno i numeri ridotti degli arrivi internazionali.

Il passaggio alla seconda fase, che si spera possa essere raggiunto entro la fine del 2021, avverrà quando il 70% della popolazione con età superiore ai 16 anni, avrà ricevuto entrambi le dosi di un vaccino. Questo dato va raggiunto individualmente in ogni Stato australiano. In questa fase, le autorità ridurranno al minimo le malattie gravi, i ricoveri e i decessi, con restrizioni di basso livello solo in circostanze estreme, e ripristineranno gli arrivi internazionali ai livelli precedenti.

Una volta raggiunto l’80% della popolazione vaccinata, l’Australia entrerebbe in una terza fase di consolidamento della vaccinazione che porterebbe a vedere la revoca di tutte le restrizioni nazionali, soprattutto sui viaggi, compreso l’ingresso ai titolari di visti per studenti, economici e umanitari, mantenendo solo blocchi altamente “mirati” e continuando la campagna di vaccinazione.

È invece ancora tutto da discutere sull’ultima fase che riguarda la post-vaccinazione. Troppo presto fissare il punto di riferimento per un ritorno alla relativa normalità, gestendo il Covid-19 come un’influenza.

La capacità di riprendersi economicamente una volta che i blocchi saranno risolti, è stata chiaramente dimostrata non soltanto in Australia.