Il più grande processo francese dal dopoguerra è iniziato ieri, riportando nel presente l’orrore vissuto a Parigi il 13 novembre del 2015. L’intero mondo era rimasto sconvolto dalla feroce strage compiuta quel giorno nel cuore della capitale della Francia dall’ISIS che ha lasciato dietro di sé 130 morti e più di 400 feriti.
Era un venerdì sera e attorno alle 21.10 iniziò l’incubo, proprio mentre allo Stade de France si stava giocando la tanto attesa amichevole tra Francia e Germania. Due esplosioni e un morto, questo il bilancio del primo attacco che purtroppo non fu che l’inizio di una serata tragica. Un commando di terroristi sparò pochi minuti dopo a diverse persone sedute nelle terrazze dei locali tra il X e l’XI Arrondissement e in qualche ristorante di Rue de Charonne, provocando 36 vittime.
L’attacco più tragico tuttavia, si consumò nella sala da concerti Bataclan, da allora tristemente noto, dove quella sera si stava esibendo la band californiana Eagles of Death Metal. Alle 21.47, tre terroristi con indosso cinture esplosive spararono a caso sulla folla prendendo in seguito in ostaggio otto persone. Attorno alle 23.45, gli agenti della Brigades de Recherche et d’Intervention (BRI) riuscirono a liberare gli ostaggi mentre i terroristi morirono facendosi esplodere. In tutto, 90 persone persero la vita al Bataclan quella sera.
Tra i 20 imputati, 11 si trovano attualmente in prigione. Tra di loro, l’unico sopravvissuto del commando di Parigi è il franco-marocchino Salah Abdeslam che era presente in aula all’inizio del processo e ha già fatto parlare di sé. Le sue prime parole sono state: “Ci tengo, innanzitutto a testimoniare che Allah è l’unico dio e che Maometto è il suo messaggero”. Poi, ha urlato dal box degli imputati: “Siamo come dei cani qui! Sono più di sei anni che vengo trattato come un cane. Qui è bello (in tribunale, ndr), ci sono gli schermi e l’aria condizionata, ma dietro siamo trattati come cani”. Poi si è rivolto al presidente del tribunale direttamente dicendo: “Non mi sono mai lamentato in sei anni. Dopo la morte resusciteremo, e anche lei sarà chiamato a rendere conto”.
La complessa e lunga inchiesta ha coinvolto ben 19 paesi e il processo, che durerà nove mesi, dovrà chiarire alcuni punti, come per esempio il ruolo del Salah Abdeslam. La polizia sospetta che fosse proprio lui a gestire l’attacco dal punto di vista logistico portando a Parigi gli attentatori e acquistando il materiale necessario per fabbricare gli esplosivi.