Il presidente francese Macron ha annunciato mercoledì sera che il capo dello Stato Islamico nel Grande Sahara, il 48enne Adnan Abu Walid al-Sahrawi, è stato ucciso durante un attacco con droni francesi, rivendicando un altro successo nella lotta ai gruppi terroristici.
“Questa sera, i pensieri della nazione sono con tutti i suoi eroi che sono morti nel Sahel per la Francia, con le famiglie in lutto e con tutti i suoi feriti. Il loro sacrificio non è stato vano. Con i nostri partner africani, europei e americani, continueremo i nostri sforzi in questa battaglia”, ha detto Macron nella sua dichiarazione, senza svelare però dove o come è stato ucciso.
Le operazioni militari con assalti di commando e attacchi di droni, che si sono svolte nella regione al confine tra Mali e Niger dal 17 al 20 agosto, hanno coinvolto le forze locali, europee e le forze armate statunitensi. Le voci sulla morte di al-Sahrawi circolavano già settimane prima del discorso del presidente francese. Le forze speciali hanno colpito le posizioni in base alle informazioni di due membri dell’Isis catturati che erano vicini al leader al-Sahrawi. Negli assalti sono stati uccisi una dozzina di militanti islamici.
al-Sahrawi era un militante di spicco nato nel territorio conteso del Sahara occidentale. Dopo essersi alleato in precedenza con al-Qaeda, giurò fedeltà nel 2015 allo Stato Islamico e fu accettato l’anno successivo come leader nelle terre di confine del Mali e del Niger. Il leader estremista è ritenuto la mente dell’attentato del 2017 in Niger, che causò la morte di quattro soldati americani caduti in un agguato mentre erano in ricognizione, e dell’omicidio di sei operatori umanitari francesi nell’estate del 2020, uccisi insieme al loro autista e ad una guida locale.
Il gruppo jihadista di al-Sahrawi, responsabile di alcune delle peggiori violenze nella regione del Sahel, è accusato della morte di oltre 2 mila civili dal 2013. La grande maggioranza di loro erano musulmani.
“La sua morte infligge un colpo decisivo alla leadership dello Stato Islamico nel Sahel. E avranno senz’altro problemi a sostituirlo”, ha dichiarato in conferenza stampa il ministro della Difesa francese Florence Parly.
Macron ha anche affermato che il contingente delle forze francesi di stanza in Africa da quasi un decennio e che oggi sono composte da oltre 5 mila soldati, verrà presto ridotto alla metà per lasciare spazio in una missione internazionale più ampia, mettendo in guardia il Mali contro un possibile accordo con il gruppo di mercenari Wagner, legato al Cremlino, per aiutare a combattere l’insurrezione jihadista.
La Francia, ex potenza coloniale, continua ad avere stretti legami politici e culturali con i paesi dell’Africa occidentale. “Se le autorità maliane stipulassero un contratto con i russi, sarebbe estremamente preoccupante e contraddittorio, incoerente con tutto ciò che abbiamo fatto per anni e che intendiamo fare per sostenere i Paesi della regione del Sahel”, ha detto il ministro Parly. I francesi vedono il potenziale accordo, da 11 milioni di dollari al mese come un ulteriore tentativo di Mosca di estendere la propria influenza.
Gli analisti hanno avvertito comunque, che la decisione di ritirare le truppe francesi sconvolgerà la risposta della comunità internazionale alla minaccia del terrorismo. Le preoccupazioni sono aumentate dopo il recente caotico ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan.