L’agente di polizia Wayne Couzens è stato condannato all’ergastolo per aver stuprato e  barbaramente assassinato la 33enne londinese Sarah Everard. Il sorriso sincero della giovane, i suoi occhi azzurri e i capelli biondi sono finiti sulle prime pagine di tutto il mondo quando lo scorso marzo il suo corpo senza vita era stato scoperto in una zona vicina alla proprietà di Couzens, 7 giorni dopo la sua scomparsa. 

L’ex poliziotto aveva individuato Sarah mentre lei tornava da una cena con gli amici e ha usato le sue credenziali da agente per farla salire nella propria auto. Una volta lì la ragazza è stata ammanettata e portata nella campagna del Kent dove Couzens l’ha prima violentata e poi uccisa, strangolandola con la cintura che  faceva parte della sua divisa da poliziotto. Ha in seguito nascosto il corpo in un sacco della spazzatura e l’ha bruciato nella speranza di nascondere le tracce. 

A Couzens non verrà concessa la libertà su cauzione, né ci potranno mai essere sconti di pena. Il suo reato è di una gravita tale  che permettergli di uscire in libertà sarebbe un affronto alla sua vittima. Il giudice  ha definito il caso “devastante, tragico e brutale”: “L’abuso del ruolo di un ufficiale di polizia al fine di rapire, violentare e uccidere una vittima è di una gravità pari a quella di un omicidio al fine di promuovere una causa politica, religiosa o ideologica”. 

Il caso Everard aveva scatenato enormi polemiche nel Regno Unito, riguardanti soprattutto la mancanza di sicurezza che le donne affrontano quando girano per le strade da sole. Non solo Sarah è stata uccisa in modo brutale, ma ha visto arrivare la sua fine da una persona che, per il ruolo che svolgeva, avrebbe dovuto offrirle protezione. Una macchia indelebile sulla reputazione di Scotland Yard. A peggiorare le cose, il fatto che Couzens aveva già messo in atto numerose volte comportamenti preoccupati. Il funzionario della Met Police Nick Ephgrave ha ammesso che Couzens era stato accusato di atti osceni. L’ultima volta appena 72 ore prima dell’omicidio. Inoltre, avrebbe fatto parte di un gruppo WhatsApp dove con altri cinque agenti, tuttora in servizio, si scambiava messaggi dal contenuto discriminatorio e sessista. 

“La nostra polizia è qui per proteggerci e so che gli agenti condivideranno lo shock e la devastazione per il totale tradimento di un dovere. Chiunque deve poter camminare per le nostre strade senza timore e con la piena fiducia che gli agenti lo tengano al sicuro”, questo il commento del premier Boris Johnson.