I documenti di Pandora Papers sono gli ultimi e i più voluminosi di una serie di importanti fughe di notizie finanziarie che rivelano come alcuni dei personaggi più ricchi del mondo utilizzino paradisi fiscali offshore per mantenere grandi quantità di denaro nascosto e renderlo irraggiungibile. Una gigantesca quantità di informazioni segrete private che dettagliano un inconfessato universo finanziario in cui l’élite globale protegge le ricchezze da tasse e responsabilità.

Le fortune di primi ministri, reali, imprenditori miliardari, atleti e celebrità nel campo dello spettacolo, sono state messe a nudo due giorni fa da file trapelati, e condivisi con 150 maggiori testate giornalistiche in 117 nazioni, dall’International Consortium of Investigative Journalist, una rete internazionale indipendente di oltre 200 giornalisti con sede a Washington DC. Un’economia sommersa alle autorità fiscali che avvantaggia le persone benestanti a spese di tutti gli altri.

Contrassegnato con il nome Pandora Papers, l’archivio include 12 milioni di file provenienti da società messe in piedi da clienti facoltosi per creare strutture offshore e trust in paradisi fiscali come Panama, Dubai, Monaco, Svizzera e Isole Cayman. I dettagli espongono affari e conti segreti di leader mondiali, inclusi presidenti attuali ed ex primi ministri, capi di stato, ministri del governo, giudici, sindaci e generali militari in oltre 90 paesi. 130 persone appaiono nell’elenco dei miliardari nella rivista Forbes.

La clamorosa fuga di notizie rafforza l’opinione di molti, che sono proprio i paradisi fiscali che continuano a peggiorare la disuguaglianza nel mondo. Alcune rivelazioni colpiscono proprio quei leader europei che spesso hanno condannato i paesi più piccoli in cui i sistemi bancari permissivi sono stati sfruttati per decenni da saccheggiatori di beni e riciclatori di denaro. Contabilità che evidenziano il prosciugamento delle tesorerie di governo e che proteggono le ricchezze di coloro che imbrogliano e rubano ostacolando le autorità.

Il massiccio file fornisce prove sostanziali come e-mail private, fogli di calcolo segreti, contratti, immagini, audio e documenti che forniscono schemi finanziari altrimenti impenetrabili per identificare le persone dietro di essi. La dimensione supera la fuga di notizie del 2015 con l’indagine Panama Papers, con documenti che mostrano perfino promemoria e messaggi per sconfiggere le nuove leggi sulla trasparenza, erigere rifugi più “corazzati”, per evitare di essere scoperti da una fuga di notizie.

Ironia della sorte, in alcune e-mail del 2016 inviate ad un studio legale panamense, si evince la richiesta di rassicurazioni sulla sicurezza dei sistemi informativi dopo lo scandalo dei Panama Papers.

Nella maggior parte dei paesi le società offshore non sono illegali, ma vengono utilizzate spesso in modo non legale per evitare l’imposizione fiscale o per mantenere il segreto sulle grandi transazioni finanziarie. 

Nel 2016, dopo lo scandalo Panama Papers, il presidente Obama e il primo ministro britannico Cameron, si impegnarono a reprimere tali abusi fiscali. Ma la nuova indagine mostra che il mondo offshore globale ha continuato a prosperare negli ultimi anni.

Il file Pandora Papers potrebbe far arrossire tante persone in questo intreccio globale del potere politico e della segreta finanza offshore. L’elenco di chi non è rimasto illeso è davvero lungo.

Il primo ministro ceco Andrej Babis, che deve affrontare le elezioni entro la fine della settimana, avrebbe omesso di dichiarare una società di investimento utilizzata per acquistare due ville per oltre 14 milioni di euro nel sud della Francia. Il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, che è stato accusato di saccheggiare il proprio paese per dirottare ricchezza, ha occultato affari immobiliari nel Regno Unito per un valore di oltre 470 milioni di euro.

L’ex primo ministro inglese Tony Blair, sempre critico in passato alle scappatoie fiscali, ha risparmiato 312 mila sterline di imposta di bollo quando ha acquistato un ufficio a Londra. Citato anche il Crown Estate che è il portafoglio della regina Elisabetta e che è gestito dal ministero del Tesoro.

Mohamed Amersi, un donatore del partito conservatore che ha contribuito a finanziare la campagna di Boris Johnson, è coinvolto in un grave scandalo di corruzione da 162 milioni di sterline.

La fuga di notizie è particolarmente rivelatrice sull’uso dell’offshore da parte dei russi. Documenti rivelano una partecipazione segreta del 23% di Konstantin Ernst, produttore cinematografico creatore di immagini di Putin come salvatore della patria, in una società di comodo costituita alle Isole Vergini Britanniche. Il giorno della cerimonia delle olimpiadi di Sochi 2014, ha partecipato a un accordo di privatizzazione finanziato dallo stato per un valore di 1 miliardo di dollari. Soldi della partecipazione che, dopo lo spegnimento della torcia olimpica, sono serviti per acquistare diverse proprietà. I documenti legano Svetlana Krivonogikh, una donna che ha una lunga relazione segreta con Putin, con un lussuoso appartamento a Montecarlo e ad una società di servizi che lavora per uno degli amici miliardari del presidente russo.

Il nuovo scandalo chiama in causa anche una vasta industria di consulenti svizzeri. In particolare i professionisti di un’importante fiduciaria di Lugano.

Un finanziere italiano, Massimo Bochicchio, che ha promesso guadagni consistenti ai suoi investitori, ha fatto trasferire denaro sul conto della Kidman Asset Management raccontando che fosse affiliato al colosso HSBC. In realtà era una società di comodo nelle Isole Vergine Britanniche che non ha mai più fatto vedere agli investitori il loro denaro. Il file Pandora fornisce dettagli sulla connessione di questa storia con l’importante fiduciaria luganese, che ha fornito assistenza anche con procura per diversi anni alla società di comodo.

Altri leader mondiali inclusi nel file Pandora, sono il presidente del Montenegro Milo Djukanovic, il presidente del Cile Sebastian Pinera e il presidente della Repubblica Domenicana Luis Abinader. Partecipazioni rivelate da parte dello Sri Lanka, del sovrano di Dubai Mohammed bin Rashid, e sono sorprendenti i dettagli sulle lussuose attività offshore del re di Giordania, un alleato USA di lunga data.

Secondo un recente studio dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico di Parigi, l’equivalente di almeno 14 trilioni di dollari è detenuto offshore.

Questa ultima indagine, senza precedenti, fornirà molte nuove rivelazioni per gli anni a venire. Secondo i documenti, le persone legate al riciclaggio di denaro e alla corruzione, hanno scelto gli Stati Uniti rispetto ai tradizionali paradisi fiscali del mondo.

Sebbene i russi rappresentino una quota più ampia dei documenti esposti, le informazioni più dettagliate di sempre mettono allo stesso tempo a nudo le ricchezze nascoste degli avversari e degli alleati statunitensi.