La Commissione europea è profondamente preoccupata per la sentenza di giovedì della Corte costituzionale di Varsavia, che ha stabilito che le leggi nazionali polacche possono prevalere su quelle dell’Unione europea.

Nonostante i sondaggi di opinione mostrino che oltre l’80% dei polacchi sostenga l’adesione all’UE, secondo il verdetto della più alta corte in materia di diritto costituzionale, ha affermato che le disposizioni degli articoli 1 e 19 del trattato europeo e alcune sentenze dei tribunali dell’UE sono in conflitto e dunque non compatibili con la costituzione polacca, aggiungendo che le istituzioni europee “agiscono al di là delle loro competenze”.

Una decisione senza precedenti in Europa, rimandata più volte prima di essere annunciata giovedì, che solleva interrogativi su come la Polonia possa continuare a far parte dell’Unione europea senza sostenere i principi essenziali dell’ordinamento giuridico accettato dal blocco di 27 Stati membri.

Un provvedimento preso da un tribunale criticato la cui legittimità è stata contestata dopo le molteplici nomine di giudici fedeli al partito della destra conservatrice (PiS Legge e Giustizia) tornato al potere dopo due legislature liberali. Varsavia nega di aver avuto influenze, ma il governo nazionalista è ampiamente accusato di aver conferito ai politici ampi poteri sui collegi giudicanti. La presidente della Corte costituzionale della Repubblica di Polonia, Julia Anna Przylebska, è nota per la sua vicinanza a Jaroslaw Kaczynski, leader del partito al governo del paese, e per essere completamente d’accordo con quello che vuole il primo ministro polacco.

Il caso era stato sottoposto a marzo proprio dal primo ministro Mateusz Morawiecki, sostenendo che Bruxelles non ha il diritto di interferire con i sistemi giudiziari degli Stati membri dell’Unione europea e che le riforme in Polonia erano necessarie per rimuovere le influenze dell’era comunista.

Il ministro della Giustizia polacco Zbigniew Ziobro, leader del partito di coalizione Polonia unita e che ad agosto ha affermato che il paese non dovrebbe rimanere nell’UE, ha definito “storica” la decisione della Corte costituzionale, affermando che sono stati fissati i “limiti costituzionali dell’interferenza dell’Unione europea nella giurisdizione polacca”.

Le conseguenze sulle future relazioni sono gravi, in quanto la sentenza rappresenta un passo verso l’uscita legale dall’UE. Il governo polacco è coinvolto in una serie di controversie sempre più aspre con l’UE che ha portato la Polonia davanti alla Corte suprema dell’UE per invertire questioni che vanno dalle riforme giudiziarie alla libertà di stampa sui diritti LGBT (sigla che si riferisce a chiunque sia non eterosessuale).

Bruxelles non ha ancora dato seguito alle decine di miliardi di euro in fondi di finanziamento per la pandemia da coronavirus stanziati per la Polonia.

Il leader del Partito popolare europeo al Parlamento europeo, Jeroen Lenaers, ha dichiarato che “gli Stati membri dell’UE e la Commissione europea non devono stare a guardare quando lo stato di diritto continua ad essere smantellato dal governo polacco. I nostri soldi non possono finanziare governi che deridono e negano le nostre regole concordate”.

Il commissario UE per l’economia Paolo Gentiloni, ha affermato che il caso potrebbe avere possibili conseguenze per i fondi di recupero. La Commissione europea potrebbe trattenere fondi per lo sviluppo regionale della Polonia fino ad un valore di 121 miliardi di euro nei prossimi sei anni.

Anche se oggi il primo ministro polacco Morawiecki ha assicurato tramite un messaggio su Facebook, che la Polonia vuole rimanere nel blocco europeo, quest’ultima mossa della Corte costituzionale, che molti leader europei criticano come un attacco all’UE, lascia credere che i politici polacchi abbiano progettato una incostituzionale (per aver violato il suo contratto con l’UE) uscita dall’ordinamento giuridico dell’UE. E quindi un’uscita di fatto.