In seguito all’attacco che le truppe degli USA avevano messo in atto in Afghanistan durante i loro ultimi giorni di permanenza lì, il Pentagono ha deciso di risarcire le famiglie delle vittime civili che hanno perso la vita in quell’occasione. Qualche settimana fa, gli USA avevano ammesso di aver commesso “un tragico errore” quando hanno bombardato l’auto di un operatore umanitario, uccidendo lui e altri nove civili, di cui ben 7 bambini.

Il Dipartimento della Difesa ha dichiarato che si sarebbe impegnato a pagare una somma non specificata alle famiglie che hanno perso i loro cari e ad accoglierli negli Stati Uniti al più presto, qualora volessero trasferirsi. Inoltre, il sottosegretario alla Difesa USA Colin Kahl, ha tenuto un incontro con John Kirby, fondatore dell’organizzazione umanitaria per cui lavorava Zemari Ahmadi, ucciso nell’attacco nel 18 agosto. Nella stessa occasione ha perso la vita anche la nipote di 2 anni di Ahmadi, Malika, e diversi altri suoi cugini.

Non è stato possibile per ora parlare direttamente con la famiglia di Ahmadi, in quanto la mancanza delle forze statunitensi rende difficile il dialogo. Per ora non è stato ancora raggiunto alcun accordo formale per il risarcimento e il trasferimento della famiglia, ma si sta lavorando proprio in quel senso. “Kahl ha notato che l’attacco è stato un tragico errore e che il signor Ahmadi e gli altri che sono stati uccisi erano vittime innocenti che non avevano alcuna colpa e non erano affiliati all’ISIS-K o minacce alle forze statunitensi” ha dichiarato Kirby.

Inizialmente il Pentagono aveva difesa l’attacco che gli USA avevano condotto dichiarando che l’auto dell’operatore umanitario era carica di esplosivo. In seguito alle indagini tuttavia, si era chiarito che si trattava di bottiglie che contenevano acqua e le forze USA hanno dovuto ammettere che invece si è trattato di un loro imperdonabile errore, pagato purtroppo da Zemari e la sua famiglia.