di Jean Olaniszyn

Nell’ottobre del 1922, Benito Mussolini era pronto a fuggire in Svizzera.

Da non dimenticare che Mussolini era già stato salvato dal Governo ticinese nell’aprile del 1904 e poteva ancora contare su molti amici socialisti.

*****

Si fa un gran parlare, molto spesso a vanvera, di fascismo. La parola piace, e viene abusata a tal punto da perdere il suo reale significato. In questo interessante e complesso articolo Jean Olaniszyn ci riporta al fascismo storico.

*****

Il 24 ottobre, a Napoli si tenne una grande adunata del Partito Nazionale Fascista che doveva servire da prova generale della Marcia su Roma. In quell’occasione, Mussolini proclamò pubblicamente: “O ci daranno il governo o lo prenderemo calando a Roma”.

La Marcia su Roma e la presa del potere di Mussolini

Tra il 27 e 28 ottobre 1922, nella notte che precedette la Marcia su Roma (1), Benito Mussolini non si trovava in un teatro milanese come riportato sui libri di storia.

In base alle scoperte negli archivi privati (2) dello scrittore tedesco Werner von der Schulenburg (3), il futuro Duce si trovava nella villa della sua amante Margherita Sarfatti (4), a Cavallasca, nei pressi di Como, vicino al confine Italo-Svizzero.

La sera prima della Marcia su Roma, il barone Werner von der Schulenburg incontrò brevemente Margherita Sarfatti a Cavallasca  (negli anni successivi fu spesso ospite nel suo salotto a Milano, frequentato da artisti ed intellettuali), ma mai rivelò la presenza di Mussolini (successiva scoperta studiando i suoi archivi) e anche la Sarfatti, dopo la fine della relazione con Mussolini, non rivelò mai i particolari di quei giorni. Ne fece cenno solo negli anni Cinquanta.

Difatti, durante una visita che Jsa Carsen Iser, vedova von der Schulenburg, fece a Cavallasca nel 1954, la Sarfatti si aprì a molte rivelazioni, per esempio: dopo l’assassinio di Matteotti avvenuta nel giugno 1924, Mussolini voleva lasciare la presidenza e fu proprio la Sarfatti a convincerlo a tenere i nervi saldi. E sulla notte che il suo amante trascorse nel villino mentre si stava compiendo il colpo di Stato dell’ottobre 1922, la Sarfatti raccontò che “lui” era deciso a espatriare in Svizzera (5) perché temeva l’insuccesso della Marcia su Roma (Mussolini infatti sapeva bene che i suoi uomini erano una minaccia, ma non credeva alla loro forza militare). Margherita lo esortò a rimanere nel momento più critico. Il 28 ottobre, a Milano, Mussolini ricevette nella sede del Popolo d’Italia una delegazione di industriali e il 30 ottobre raggiunse Roma in un vagone letto, presentandosi al Sovrano che gli diede incarico di formare il governo.

Il Canton Ticino, un sicuro rifugio per Mussolini

Mussolini nel Canton Ticino trovava ancora protezioni eccellenti. Già nel 1904 aveva potuto godere di un trattamento speciale del Governo ticinese: Mussolini espulso per falso una terza volta da Ginevra, benché il procuratore generale Navazza dichiarasse di rinunciare per bontà d’animo ad un’azione penale, il Dipartimento di Polizia espelleva Mussolini in via amministrativa e dava ordine di tradurlo alla frontiera a Chiasso. Saputo ciò, i socialisti italiani a Ginevra telegrafarono al consigliere nazionale Fusoni a Lugano, che ne parlò immediatamente al suo amico Demetrio Camuzzi, commissario, il quale prevenne il consigliere di stato Luigi Colombi, allora capo del Dipartimento di Polizia. E il Colombi ordinò di liberare Mussolini al suo arrivo a Bellinzona, il che fu fatto. (6)

*****

Note

  • (1) Quattro giorni prima della Marcia su Roma, il 24 ottobre, a Napoli si tenne una grande adunata del Partito Nazionale Fascista che doveva servire da prova generale. In quell’occasione, Mussolini proclamò pubblicamente: “O ci daranno il governo o lo prenderemo calando a Roma”. Il 28 ottobre 1922, circa 30mila camicie nere, fra i quali anche lo scrittore Curzio Malaparte (iscrittosi al partito nel 1921), si diressero sulla capitale rivendicando dal sovrano la guida politica del Regno d’Italia, minacciando, in caso contrario, la presa del potere con la forza. La manifestazione eversivasi concluse con successo quando due giorni dopo, il 30 ottobre, il Re, Vittorio Emanuele III, incaricò Mussolini di formare un nuovo governo.
Barone Werner von der Schulenburg
  • (2) Documenti importanti sull’attività culturale del barone Werner von der Schulenburg durante la guerra e sui suoi sforzi per la resistenza sono andati persi o distrutti durante i saccheggi seguenti l’ingresso degli alleati a Roma nel mese di giugno del 1944. Alcuni documenti significativi della prima guerra mondiale provenienti dall’ufficio stampa di guerra, dal comando generale e dall’ambasciata generale della Germania Imperiale a Berna, si sono salvati grazie al loro deposito, fatto da Werner von der Schulenburg, in un archivio privato presso l’archivio statale di Basilea. Ci sono anche documenti relativi alla cerchia von Papen del 1933 e alla vita dello stesso  Schulenburg in Ticino fino al 1935.

Nel 1995, Esther Sibylle von der Schulenburg (Sorengo, 8.3.1954), dopo la scoperta dell’archivio segreto del padre Werner von der Schulenburg, contenente anche documenti politici del periodo della seconda guerra mondiale, trascrive e riordina  buona parte dei documenti con firme note, quali Adolf Hotler, Rudolf Hesse, Benito Mussolini, Alessandro Pavolini, Margherita Sarfatti, Luciana Frassati, Benedetto Croce e altri. Nel 2010, parte delle informazioni ricavate da questo archivio, confluiscono nel suo primo libro “Il Barone” (Ed. Ipertesto, 2010), romanzo biografico sulla vita del padre.

“Il Barone” (Ed. Ipertesto, 2010) di Esther Sibylle von der Schulenburg (Sorengo, 8.3.1954), romanzo biografico sulla vita del padre Barone Werner von der Schulenburg
  • (3) Barone Werner von der Schulenburg (Pinneberg, 1881 – Caslano, Canton Ticino, 1958), artista, scrittore, giurista, discende da antica nobiltà tedesca. A dieci anni viene arruolato nel corpo dei cadetti della scuola reale per ufficiali. Tra i suoi camerati ci sono i due principi reali oltre a Kurt von Schleicher, Johannes Blaskowitz, Ernst Busch, Franz von Papen. Lascia l’esercito nel 1902 e si dedica allo studio della giurisprudenza. Nel 1906 l’incontro con Bertha von Suttner a Lipsia, con la quale  intrattiene intensa corrispondenza per molti anni, rafforza il suo interesse per i temi pacifisti. Nel 1909, a Rapallo, sposa Viktoria Lutteroth, figlia del pittore Ascan Lutteroth. Nel 1912, in seguito al successo del suo secondo romanzo “Stechinelli”, lascia l’impiego ad Amburgo e studia storia dell’arte, prima ad Amburgo, poi a Berlino con Alfred Lichtwark e Max Liebermann. Si laurea in storia dell’arte a Friburgo. Intraprende lunghi viaggi nell’Europa dell’Est, nella Russia Imperiale, in Italia e a Parigi, inviando rapporti di viaggio e di opinione al consigliere d’ambasciata Diego von Bergen il quale nella seconda guerra mondiale è ambasciatore tedesco presso il Vaticano. Allo scoppio della prima guerra mondiale si arruola volontario nel battaglione Frankfurt Oder. Nella seconda battaglia dei laghi Masuri resta ferito in un incidente. Nel 1917-19 viene trasferito a Berna all’Ambasciata Imperiale Tedesca in qualità di responsabile stampa e partecipa sovente a conferenze nei quartieri generali di Erich Ludendorff e Paul von Hindenburg. Nel 1917 per conto dell’Ambasciata tedesca tratta con Lenin le modalità del ritorno in Russia di quest’ultimo dentro un vagone piombato e presenzia alla regolare partenza del treno dalla stazione di Zurigo. Nel 1919 si trasferisce ad Ascona e nel 1921, dopo il divorzio da Viktoria Lutteroth, si sposa con Lisa Schauman una giovane tedesco-brasiliana. S’insedia sotto il Monte Verità e frequenta regolarmente la comunità di artisti e intellettuali dei luoghi. Acquista anche un rifugio ad Auressio (Valle Onsernone) nel quale si ritira a scrivere e studiare da solo, oppure a ricevere ospiti quali Max Scheler, Leopold von Wiese, Oskar Walzel e Otto Niemeyer-Holstein. Nel 1922, la sera prima della Marcia su Roma incontra Margherita Sarfatti a Cavallasca (Como) e con lei intrattiene una intensa corrispondenza a partire dal 1926. Dal 1927 al 1930 è responsabile della rivista “Italien”, un periodico che si propone di avvicinare la cultura italiana a quella tedesca. Collabora alla rivista “Gerarchia” a partire dal novembre 1930 e si esprime apertamente contro il regime nazista. Nel 1933 Edgar Jung lo introduce nella cerchia di Franz von Papen. Nel luglio del 1933 Schulenburg partecipa al Concordato tra il Vaticano e il Terzo Reich (Reichskonkordat)  in qualità di capo dell’ufficio stampa di Franz von Pappen. Nel 1934, dopo il divorzio da Lisa Schauman, si sposa con Marianne Wentzel e trasferisce la residenza nel suo rifugio letterario ad Auressio (Valle Onsernone, Canton Ticino). Nell’autunno del 1939 accetta l’offerta di occuparsi di affari culturali a Roma, ma è ben presto in conflitto con l’ambasciata tedesca in quanto apertamente contrario al nazionalsocialismo. Apre un ufficio di traduzioni a Roma e nel 1941 compare in italiano il suo romanzo Terre sotto l’arcobaleno (Garzanti). La Gestapo lo bandisce da Roma il 23 novembre 1943 ed è costretto a darsi alla macchia, lasciando indietro ogni bene. Nel luglio 1944, dopo l’operazione Walkiria, Schulenburg è ricercato attivamente e si rifugia tra le montagne bavaresi. Nel 1950 compare il suo romanzo “Der König von Korfu”. Di nuovo divorziato, nel 1951 si sposa con Jsa Carsen Iser, una giovane letterata. Nel 1954 si trasferisce a Magliasina di Caslano (vicino a Lugano, nel Canton Ticino) e lì muore d’infarto nel 1958.
Margherita Sarfatti in una foto di Ghitta Carell (1931)
  • (4) Margherita Grassini Sarfatti (Venezia, 1880 – Cavallasca, 1961) è stata una critica d’arte italiana. Si formò sugli scritti di John Ruskin leggendo Marx, Turati e Anna Kuliscioff. Margherita, ultima di quattro figli, nacque da una ricca e nota famiglia ebraica. Il padre, Amedeo Grassini, era una personalità di grandissimo spicco: avvocato e amico del patriarca di Venezia Giuseppe Sarto, futuro Papa Pio X. Nel 1898 sposò giovanissima, a dispetto della famiglia, l’avvocato socialista Cesare Sarfatti dal quale ebbe tre figli. Nel 1913 conobbe il giovane Benito Mussolini e tra i due iniziò una relazione fino al 1930.
Angelica Balabanoff (Cernigov, 1878 – Roma, 1965), attivista socialista, prima amante ebrea di Mussolini
  • (5) Nel Canton Ticino, Mussolini, poteva ancora contare su molti amici socialisti, in particolare nella cerchia dell’attivista Angelica Balabanoff (Cernigov, 1878 – Roma, 1965) che fu la prima amante ebrea del futuro Duce (la seconda è stata la Sarfatti). Nel 1904 Angelica Balabanoff fondò a Lugano con Maria Giudice il giornale “Su, compagne”, rivolto alle donne proletarie. Dal 1912 al 1917 fece parte della direzione del Partito socialista e alla fine del 1912 affiancò Benito Mussolini nella direzione del quotidiano del PSI “Avanti!”.
  • (6) Ecco quel che si legge a pagina 12 e seguenti dei Processi verbali del Gran Consiglio della Repubblica e Cantone del Ticino relativi all’interpellanza Fusoni (18 aprile 1904).

Dato che si tratta di un documento ufficiale è riprodotto nei suoi errori di stampa e il nome di Renalo invece di Benito.

*****

Interpellanza Fusoni: L’on. Fusoni rimette al Burò la seguente domanda d’interpellanza:  «Il sottoscritto chiede d’interpellare il lod. Governo per sapere se la Direzione di Polizia ticinese si sia prestata o meno alla consegna al confine italiano di certo Mussolino stato espulso dal Cantone di Ginevra.»

Fusoni, svolge la sua interpellanza:  Ha rilevato dai giornali come certo Mussolino, espulso dal Cantone di Ginevra, venne condotto alla frontiera di Chiasso e consegnato all’Italia. Tale espulsione non venne ordinata dall’Autorità giudiziaria. Trova scorretta la consegna di detto Mussolino all’Italia essendo lo stesso renitente alla leva. Vorrebbe sapere che parte ebbe la nostra polizia in questa consegna che viola i principi del diritto d’asilo del nostro paese.

Emilio Colombi, consigliere di Stato, risponde all’interpellanza dell’on. Fusoni: Osserva non esser officialmente a conoscenza della Direzione di Polizia che il signor Renato Mussolini sia stato consegnato e neppure tradotto al confine italiano in Chiasso; avendo però essa, pervia indiretta ed officiosa, avuto notizia dell’espulsione ordinata dalle Autorità del Cantone di Ginevra in odio del prefato Mussolini, e sapendo non procedere la medesima da nessuna condanna per reato comune, ma solo dal fatto di renitenza alla leva, diede istruzioni ed ordini nel senso che detto signore non venisse consegnato né tradotto al confine, ma lasciato libero di scegliere, per abbandonare il Cantone e la Svizzera, quella via che più gli convenisse. Aggiunge che ordini di trasporto come quello accompagnante il signor Mussolini sogliono venire spesso rilasciati dalle Autorità di altri Cantoni, specie di Ginevra, senza previo annuncio di

sorta alle nostre, che non sono quindi poste in grado d’impedire eventualmente delle irregolarità od illecite consegne e che ne hanno anche fatto oggetto di rimostranza a chi di dovere.

Fusoni si dichiara soddisfatto delle spiegazioni avute. L’interpellanza è dichiarata evasa.