Dalla mezzanotte di stanotte, in Austria è scattato il lockdown per i non vaccinati, che sono oltre due milioni (su 9 milioni di abitanti).

Da ieri notte, quindi, senza il vaccino contro il Covid-19, per i maggiori di 12 anni, non vigerà più il diritto in di uscire di casa se non per andare a lavorare, a scuola, fare acquisti di prima necessità, sport o per ricevere cure mediche.

La decisione, sicuramente sofferta, è dovuta al fatto che l’incidenza settimanale di casi ogni 100mila abitanti è di 814 (1.700 tra i no vax) e che il tasso di immunizzazione completa nel Paese è ferma al 65%, una percentuale troppo bassa, secondo Alexander Schallenberg (OeVP).

Il cancelliere austriaco

Il primo giorno del lockdown per i non vaccinati presenta già molto caos: la locuzione “totales Lockdown-Chaos” (“totale caos a seguito del lockdown”) è già entrata nel lessico dei media.

Il cancelliere ha già ponderato ulteriori misure circa un esteso requisito dell’obbligo della mascherina Ffp2, l’introduzione dello smart working e l’introduzione della “regola delle 2,5G” per feste ed eventi, secondo la quale saranno validi solo certificati di avvenuta vaccinazione, di guarigione entro i sei mesi e la negatività ad un tampone molecolare. Sul posto di lavoro, invece, si potrà accedere solo con il “3G”, ovvero vaccinati, guariti e con tampone anche antigenico. Per i trasgressori (per chi si rifiuterà di farsi controllare) si parla di multe fino a 1450 euro.

Tra le sanzioni, ancora più salata quella per il datore di lavoro che consentirà a un dipendente di lavorare senza vaccino, certificato di guarigione entro i sei mesi o senza risultato di un tampone, sarà di 3.600 euro.

Quella per chi non controllerà l’applicazione della ‘regola delle 2G’ (guarito o vaccinato) che si applica nei ristoranti, bar, pasticcerie, impianti sportivi, parrucchieri, servizi alla persona, cinema e teatri, sarà sempre di 3.600 euro.

Quella per il lavoratore senza certificato vaccinale, tampone o attestato di guarigione sarà di 500 euro.

Il cancelliere si pone però contro il coprifuoco per bar, locali e ristoranti in orario notturno e respinge la proposta del ministro della Salute, Wolfgang Mueckstein (Verdi), sostenendo che le restrizioni all’uscita notturna riguarderanno anche persone vaccinate.

Secondo Schallenberg, soprattutto nel settore della ristorazione urge un tampone molecolare (Pcr), così alcuni datori di lavoro oggi non hanno fatto entrare il personale perché dopo più di 24 ore non aveva ottenuto la certificazione di negatività oppure c’erano dei casi dubbi.

Il caos procede, dunque, mentre il confinamento è stato disposto per i prossimi 10 giorni, in attesa di ulteriore valutazione. Vienna sarà la prima città europea a mettere a disposizione vaccini Pfizer anche per i bambini fra i 5 e gli 11 anni. L’Ema, però, non ha ancora dato l’ok.

Le restrizioni viennesi toccano anche le limitrofe Italia e Germania: nella prima  nell’ultima settimana c’è stata un’impennata di casi: +42% ed il governo discute su come affrontare questo inverno minacciato dal Covid.

Mentre Londra anticipa la terza dose dopo 5 mesi dalla seconda, l’Italia pensa di limitare il rilascio del certificato verde solamente ai vaccinati per 6 o 9 mesi, togliendolo ai non vaccinati con tampone.

In Austria, infatti, a costoro non è più permesso di accedere a molti ambiti della vita sociale, come ristoranti, palestre, centro per la cura della persona, hotel, eventi culturali.

In Italia si valuta anche due tipi di Green pass: uno per attività di tipo ludico o di intrattenimento, concesso più difficilmente, uno verde concesso anche col tampone negativo o guarigione (durata 3 o 6 mesi) per situazioni essenziali, come lavoro o visite in ospedale.

Il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, respinge l’ipotesi di (un altro) Natale chiuso: “Sarà un Natale libero, abbiamo raggiunto un’immunità di comunità senza introdurre l’obbligo vaccinale” ha dichiarato. Un altro aspetto che fa frenare il governo dal chiudere solo per i giorni festivi (come avvenne nel 2020) è la tensione sociale che attraversa il Paese: una stretta improvvisa potrebbe scatenare altra rabbia per le strade.

In Italia sono ben 66 le province che hanno un’incidenza pari o superiore a 50 casi per 100mila abitanti; si pondera, perciò, il ritorno in zona gialla ove tornino obblighi quale quello della mascherina all’aperto e il limite delle 4 persone a tavola al ristorante. Si riduce al 50% la capienza per cinema, teatri, concerti. La capienza consentita non può essere superiore al 50% (25% per eventi sportivi) e il numero massimo di spettatori non può essere superiore a 2.500 per gli spettacoli all’aperto e a 1.000 per gli spettacoli al chiuso.