Riceviamo e pubblichiamo un’interrogazione di Maddalena Ermotti-Lepori (PPD) sulla “buona scuola”.

LA PROFESSIONE DOCENTE: MANCANO CANDIDATI PER LA SCUOLA DELL’OBBLIGO, E SI ABBASSANO LE QUALIFICHE RICHIESTE, O ADDIRITTURA SI DEROGA AD ESSE, INVECE DI MIGLIORARE LE CONDIZIONI DI LAVORO?

NELLE SCUOLE MEDIE

La buona scuola la fanno i/le buoni docenti, che naturalmente devono essere capaci di insegnare, dunque preparati nel campo della pedagogia, della didattica eccetera, devono anche essere delle persone autorevoli e con molte altre qualità, ma resta imprescindibile che essi, per insegnare, devono conoscere la materia che insegnano.

Tra i requisiti per accedere alla formazione del DFA/SUPSI per le scuole medie non è più richiesto un master universitario disciplinare ma è sufficiente essere in possesso di un bachelor. Il valore di un insegnante non si misura evidentemente solo sulla carta, leggasi diplomi in possesso, ma è indubbio che un docente con un percorso universitario più esteso risulta più formato sia nella materia che nella metodologia della ricerca, cardini entrambi nella professione dell’insegnante. Inoltre, con la nuova legge stipendi, contrariamente a quella vecchia, lo studente universitario interessato all’insegnamento non è nemmeno più incentivato ad allungare la propria carriera di studi verso un master perché a livello salariale il suo diploma è equiparato a quello di un bachelor.

A peggiorare il quadro della situazione vi è la tendenza degli ultimi anni a concedere anche a candidati senza nemmeno un bachelor di avviare la carriera di insegnante proponendo “cerotti” di ripiego fatti in casa.

Chi scrive ritiene invece che la formazione nella materia specifica (o nelle materie specifiche) di insegnamento debba avvenire nelle Università, tanto più oggi quando in Ticino i laureati non scarseggiano certo; ritiene inoltre che il DFA (Dipartimento formazione e apprendimento della SUPSI) debba in seguito formare i futuri docenti nel campo pedagogico-didattico.

Nei fatti però, di fronte alla cronica mancanza di docenti di scuola media, in particolare in alcune materie, da anni al DFA si è chiesto di offrire delle formazioni ad hoc, per poter comunque disporre dei docenti necessari, anche se sprovvisti di bachelor (e ovviamente di master): nessuno ha pensato invece di rendere più attrattiva la professione, in modo che vi accedano quelle persone formate che esistono già ma che non si rivolgono alla scuola come posto di lavoro?

Purtroppo, il prestigio e la attrattività della professione del docente sono diminuiti, anche per le condizioni di lavoro non sempre facili (ciò vale anche, ad esempio, per gli infermieri), per gli stipendi non attrattivi, per la impossibilità di fare carriera, per la fatica di occuparsi di giovani sempre più fragili, eccetera: purtroppo si fatica a trovare nuovi docenti, in particolare nella scuola dell’obbligo e per alcune materie, come matematica e tedesco.

Il dipartimento farebbe bene a esaminare il tema della attrattività della professione, perché quella dell’insegnante è una professione fondamentale per il futuro dei nostri giovani, e dunque per il nostro futuro: occorre che quella dell’insegnamento sia la prima e motivata scelta per i giovani, e non un ripiego.

Dispiace che, invece di migliorare le condizioni di lavoro (ad esempio lo stipendio, ma anche il crescente carico di burocrazia eccetera), di fronte alla carenza di docenti si abbassino i requisiti per l’accesso alla professione o addirittura si deroghi ai requisiti minimi richiesti per legge (abilitazioni, risultati sufficienti ai colloqui di assunzioni o ai rapporti annuali).

Il nostro Cantone non deve per forza allinearsi alle condizioni minime necessarie a livello svizzero, e può scegliere, come si è già fatto in passato, di esigere condizioni più restrittive di quanto accade altrove, in continuità con la storia e con le specificità dell’impostazione formativa del nostro Cantone (anche sulla scelta di una scuola inclusiva, che non divida gli allievi già dagli undici anni, ci distanziamo – in meglio – da altri Cantoni svizzeri).

Nelle scuole medie, parrebbe che non solo stiano diminuendo i docenti in possesso del master, ma addirittura che per alcune materie la cronica mancanza di docenti costringa il DECS ad assumere docenti senza qualifiche (senza neppure un bachelor, quindi sotto i già bassi standard di legge, e senza abilitazione riconosciuta), per cui le famiglie si trovano ad affidare l’insegnamento dei propri figli anche a chi non ha un diploma valido, a discapito della qualità e serietà dell’insegnamento. 

NELLE SCUOLE ELEMENTARI

Nelle scuole elementari, parrebbe che i candidati-docenti (che frequentano il DFA per diventare docenti elementari) che non hanno la maturità liceale siano in aumento.

Chi scrive approva eccezioni (ammissione su dossier) per persone che hanno già lavorato in un altro campo, hanno almeno trenta anni, e vogliano infine fare il docente delle elementari, ma ritiene che esse debbano rimanere eccezioni, per persone particolarmente motivate: il maestro insegna fino alla quinta elementare, e deve conoscere la matematica, l’italiano, eccetera.

Quanto ai possessori di una maturità professionale, invece, da un ventennio essi potevano frequentare per un anno il “corso passerella” presso il liceo, per acquisire le nozioni di base che mancavano loro e ottenere una equivalenza con la maturità liceale. Si trattava di una soluzione che permetteva loro di acquisire le nozioni mancanti e accedere al DFA, garantendo però una buona conoscenza delle varie materie, analoga a quella offerta dai licei.

Dallo scorso giugno invece, su richiesta del DECS, il DFA ha introdotto (per i possessori di una maturità professionale) un corso di formazione complementare, interno allo stesso DFA, con meno ore rispetto al “corso passerella”, più limitato nei contenuti e negli obiettivi.

Non v’è chi non veda che anche qui il livello degli studenti e delle studentesse in entrata al DFA viene abbassato. La motivazione, una volta di più, va cercata nel fatto che non vi è un numero sufficiente di candidati con il profilo “più alto”.

PER FARE CHIAREZZA, E PRIMA DI CARICARE NUOVAMENTE LA SCUOLA DI NUOVE RIFORME E PROGETTI ECCO DUNQUE LE DOMANDE:

SCUOLE MEDIE

  1. Negli anni 2018, 2019, 2020 e 2021, quale è stata la percentuale di docenti neoassunti nelle scuole medie con titolo di master? E nei 4 anni precedenti (2014, 2015, 2016, 2017) quale è stata? Con questi dati, vorremmo capire se c’è stata una diminuzione dei docenti detentori di master, in seguito alla l’introduzione della nuova Legge stipendi del 2018 che, a differenza del passato, parifica dal punto di vista salariale i docenti detentori di master a quelli detentori di bachelor nella materia di insegnamento alle medie.
  2. Se vi è stata una diminuzione dei docenti più qualificati nei titoli di studio, dissuasi dalle nuove condizioni salariali, non si teme che questo causerà un impoverimento delle conoscenze del corpo insegnante nelle scuole medie? Non si teme che la nuova impostazione incoraggi i futuri docenti delle scuole medie a limitare l’iter degli studi accademici (sapendo che per insegnare alle media il master è superfluo)? E che d’altra parte coloro che invece hanno conseguito il master nella materia di insegnamento, vista la situazione in Ticino, scelgono o di restare a insegnare in Svizzera interna, o, se rientrano, di andare al medio superiore, dove il loro titolo è maggiormente riconosciuto e valorizzato, o di dedicarsi ad altra professione?  
  3. Quanti sono i docenti nelle scuole medie che, per mancanza di candidati idonei e per la necessità (ovvia) di occupare comunque i posti, sono stati assunti in assenza dei requisiti? Si chiede il numero delle persone impiegate con un “Incarico limitato” negli ultimi cinque anni, e le materie insegnate. A tali docenti, manca solo la abilitazione (magari perché la stanno conseguendo) o anche i titoli di studio? Quanti sono (solo) senza abilitazione, quanti senza bachelor, e in quali materie?
  4. Per capire se riusciamo a richiamare e attirare in Ticino i nostri studenti dalle università della Svizzera interna, si chiede: negli ultimi sei anni, qual è stata la percentuale di abilitati all’insegnamento in Svizzera interna (tedesca o francese) e alla SUPSI-DFA sul totale di coloro che hanno concorso per un posto di insegnante in Ticino (sia a livello comunale, sia cantonale)? Negli stessi anni qual è stata la loro percentuale (con abilitazione a Locarno o in Svizzera interna) sul totale di coloro che sono stati effettivamente assunti dal DECS e dai Comuni?

SCUOLE ELEMENTARI

  • Negli anni 2018, 2019, 2020, 2021, quanti docenti sono assunti alle scuole elementari (ovviamente con il diploma della SUPSI) in assenza di maturità liceale (numero assoluto e percentuale)? Si chiede di suddividerli secondo il titolo di studio precedente l’ingresso alla SUPSI.

E quanti frequentano oggi la SUPSI in assenza di maturità liceale (Suddivisi tra prima classe, seconda classe, terza classe di frequenza alla SUPSI)?

E quanti si prevede la frequenteranno in futuro, quando saranno “a regime” le nuove condizioni di ammissione?

TUTTE LE SCUOLE

  • Il Dipartimento non intende fare eseguire uno studio indipendente che risponda alla domanda: perché la professione docente è meno attrattiva per i giovani? Quali possono essere i rimedi per attrarre giovani qualificati?

Maddalena Ermotti-Lepori