Ticinolive.ch aveva recensito il romanzo storico (per la verità anche filosofico e archeologico) della scrittrice e professoressa Francesca RIbacchi, intitolato “Il Responso Ribelle“. Adesso, la scrittrice svela ai lettori del portale segreti curiosità e chiavi interpretative del suo romanzo e della diamantina protagonista, delineata con sapienza, cultura ed estrema finezza, la sacerdotessa Elaide: una Donna Ribelle.

Elaide è la protagonista del Responso ribelle. Si è ispirata a qualcuno in particolare per questo personaggio?

L’ispirazione è giunta dalla ricchezza dell’universo femminile. Elaide, la sibilla che offre ai fedeli il responso ribelle, appartiene a un modello di vitalità femminile che incontriamo in tutte le epoche storiche, sin dal periodo ancestrale. Ricordiamo che Elaide vive dell’VIII sec. a.C. nel Latium Vetus, nell’età della formazione delle grandi culture mediterranee.  Un’ispirazione che si è avvalsa anche delle personalità femminili incontrate nella mia vita, generose nel dare i consigli con i quali mediare la realtà. Il personaggio è una donna che appartiene al mondo antico, ma anche al contemporaneo. Come molte di noi, ha un vissuto composto da atti di volontà e inevitabili fragilità dell’anima, ma anche da desideri e passioni. Elaide è espressione di un modello femminile che ci assomiglia?

La scrittrice Prof.ssa Francesca Ribacchi

Perché Elaide è una ribelle?

La ribellione di Elaide nasce dal suo desiderio di sopravvivere e di vivere, in quanto minacciata dall’essere una possibile vittima di sacrifici umani cruenti allora diffusi. Il suo è un istinto universale mosso dalla la passione per la vita. In qualsiasi momento può essere designata vittima dall’ordine sacerdotale e politico, ricordiamo alla vicenda di Ifigenia nell’Iliade. In un ingranaggio sociale ferreo dominato dalla necessità di auspicare un intervento divino o di ringraziare col dono di una vita le divinità per il bene da loro concesso alla comunità (l’abbondanza dei raccolti, la prosperità degli scambi economici, le guerre vittoriose, la protezione da malattie). Elaide non accetta di essere una potenziale vittima, non accetta l’ingiustizia nei confronti di innocenti impossibilitati a difendersi. Perciò in nome di un principio di fratellanza-sorellanza solleverà il suo grido ribelle di libertà.

Nel romanzo, oltre a Elaide, c’è un altro importante personaggio femminile, l’archeologa (contemporanea) Lucia. A chi si è ispirata per delinearla?

Il personaggio di Lucia, archeologa e antropologa, indagatrice delle profondità interiori femminili e necessaria commentatrice per il lettore contemporaneo delle azioni in un mondo ancestrale lontanissimo, corrisponde ad un modello di donna che ascolta il dolore, proprio e altrui. Nell’affiancarsi ad Elaide, Lucia ne condivide il viaggio della ricerca dell’identità e, ognuna di noi, può divenire Lucia.

Lei si sente più vicina a Lucia o a Elaide? Oppure sono entrambe due facce della stessa medaglia?

La sua sensibilità ha perfettamente compreso che Elaide e Lucia sono due facce della stessa medaglia. In entrambe confluiscono anche tratti del mio carattere.

Cloreo, Fabricius, Waul, Paltibaal: ne Il responso ribelle vi sono molti personaggi maschili, guerrieri, maestri, più che positivi…e, ambigui. Quale è il ruolo dell’uomo, in senso lato, nel romanzo?

I personaggi maschili sono importantissimi e, alcuni di loro, dietro un ruolo prestigioso, mostrano fragilità, più che ambiguità. Il dolore li ha colpiti, feriti, ha mostrato loro la presenza di un destino cieco. L’ambiguità, invece, è presente in alcune figure – penso al sacerdote Veltur – che gestiscono il potere sulle comunità attraverso una politica fondata sul terrore e la mistificazione del proprio ruolo, attraverso l’imposizione di sacrifici cruenti. Le figure maschili che affiancano Elaide, al contrario dei tiranni, dimostrano di possedere ‘umanità’. Elaide li coadiuverà con l’oracolo sulla ‘benevolenza’ della voce misericordiosa della Mater Matuta, protettrice dei concepimenti e della germogliazione della natura, insomma, della vita. Vogliamo credere che non esistessero nella protostoria divinità benevole alle quali le comunità facessero riferimento?

Il responso ribelle è ambientato nell’VIII secolo a.C. come ha fatto a documentarsi su di un’epoca così remota?  

Confesso di aver studiato e avviato per molti anni ricerche storico-archeologiche, linguistiche, antropologiche ed etnografiche -comprensive di comparazione sincronica di culti religiosi-, mediche e naturalistiche, sul Latium Vetus, sull’area mediterranea protostorica occidentale e orientale e la cultura di Hallstatt. Ricerche che sono continuate durante la scrittura. Il tutto coadiuvato da amici docenti universitari ed esperti, appartenenti ai vari luoghi descritti.

Il Latium Vetus, luogo della cultura albensis generata dalla città protostorica di Albalonga sugli attuali Colli Albani, il Reno, Argo, Tirinto, Cipro… come ha fatto a documentarsi su un’ambientazione così ampia?

Nel nostro presente, caratterizzare con la metafora dell’ ‘usa e getta’, tutto appare transeunte: sembra che il grande pubblico abbia perso la conservazione della memoria. In realtà è vero il contrario. Esistono istituzioni e personalità che incessantemente svolgono con metodo scientifico e abnegazione le ricerche sul passato. Le Università, coloro che si occupano e svolgono attività culturali e altre istituzioni, continuano ad approfondire un patrimonio di conoscenze culturali sull’origine delle civiltà. Ormai si hanno conoscenze diffuse sull’età protostorica del Mediterraneo, che  un tempo veniva definita ‘epoca buia’, nonostante il dibattito sia ancora aperto.

L’ispirazione: è importante per lei? Quanto?

L’ispirazione è il fondamento insieme all’intuizione di qualsiasi componimento creativo. Poi occorre la conoscenza e la competenza.

Cosa consiglierebbe agli aspiranti scrittori?

Consiglio di leggere autori che ci appassionano. Di scrivere ogni giorno, anche di nascosto come ho fatto io per una vita. Di rileggere la propria scrittura e compiere l’atto di umiltà di non credere mai che sia perfetta. Confrontarsi e accettare la critica distruttiva, poi da capovolgere in un buon suggerimento. La bellezza delle parole sarà lì, prorompente come una cascata d’acqua limpidissima.

Francesca Ribacchi, Il Responso Ribelle, Edizioni Efesto, Roma 2016

ISBN: 978-88-99104-54-2 

Intervista a cura di Chantal Fantuzzi