Il Cile sembrava pronto ad eleggere un adoratore di Augusto Pinochet, figlio di un ex ufficiale tedesco con forti legami con il partito nazista. Invece è stato eletto presidente un ex leader della protesta studentesca di 35 anni di nome Gabriel Boric, che diventerà il più giovane presidente della storia cilena quando presterà giuramento il prossimo 11 marzo.

La vittoria di Boric contro il suo avversario repubblicano di estrema destra José Antonio Kast, due decenni più anziano, è stata clamorosa al secondo turno con un vantaggio di 12 punti percentuali: 56% contro 44,2%.

Al primo turno Kast aveva ottenuto una leggera maggioranza dei voti, ma Boric è riuscito a prevalere espandendosi oltre la sua base nella capitale Santiago, attirando voti nelle aree rurali.

Gli elettori cileni si sono recati nella giornata afosa di domenica al ballottaggio dovendo scegliere tra due candidati che offrivano visioni nettamente contrastanti per il futuro del paese, tornato alla democrazia nel 1990. O il candidato che potrebbe essere il più radicale di sinistra e che con il suo programma elettorale potrebbe spostare nel breve termine il Cile verso la socialdemocrazia, o l’altro reazionario di estrema destra, che avrebbe potuto rimandare il Paese alla repressione dell’era Pinochet.

Il primo turno di novembre ha dimostrato il crollo dei blocchi storici di centrosinistra e centrodestra.

Gli editorialisti, soprattutto quelli americani, hanno sostenuto prima del voto che entrambi i candidati avrebbero portato il Paese su un percorso diverso ma nello stesso tempo ugualmente distruttivo.

Boric si è impegnato a dare potere alle donne e agli indigeni aumentando le tasse e le spese per creare un Cile più equo affrontando la povertà e la disuguaglianza. Ma i cileni conservatori sono convinti che spingerà il Cile in una spirale economica in stile venezuelano.

Il programma di Kast, tenace difensore dell’ex generale dell’esercito cileno che ha governato il Paese sotto dittatura dal 1973 al 1990, aveva promesso di scavare fossati lungo il confine settentrionale per rallentare i migranti. Ma i cileni progressisti temono che possa ribaltare le conquiste sociali, come il matrimonio tra persone dello stesso sesso, e scontrarsi con la convenzione di sinistra che sta riscrivendo la costituzione dell’era della dittatura.

Boric ha affermato che è giunto il momento per una revisione radicale della società cilena e della sua economia. “So che il prossimo anno sarà in gioco il futuro del nostro paese. Per questo voglio promettervi che sarò un presidente che si prenderà cura della democrazia e non la comprometterà, un presidente che ascolta più di quanto parli, che cerca l’unità, che si prende cura dei bisogni quotidiani delle persone e che lotta contro i privilegi di pochi e che lavora ogni giorno per le famiglie cilene”.

Il nuovo presidente sa che i tempi a venire non saranno facili, ma è convinto che con una coesione sociale che condivida un terreno comune, sarà possibile far avanzare uno sviluppo sostenibile del Paese.

Ha chiesto la fine del sistema pensionistico privato, segno distintivo del modello economico neoliberista imposto da Pinochet. Ha promesso di combattere la crisi climatica bloccando un progetto minerario proposto in quella che è la più grande nazione produttrice di rame al mondo.

Il presidente uscente, il miliardario conservatore Sebastian Pinera, ha offerto pieno sostegno del suo governo a Boric durante i tre mesi di transizione. Kast si è congratulato con il suo avversario facendo visita al quartier generale del Partito della convergenza socialista, confermando personalmente a Boric il suo appoggio per una collaborazione costruttiva.

Il Cile si è dimostrato sempre il precursore delle tendenze regionali. Secondo gli opinionisti, quest’ultime elezioni cilene daranno slancio alle prossime elezioni in altri parti dell’America Latina, come le elezioni presidenziali in Colombia e Brasile del prossimo anno.