Il Comitato ristretto della Camera, che indaga sull’attacco avvenuto il 6 gennaio al Campidoglio degli Stati Uniti, si sta concentrando intensamente sulle azioni compiute dall’ex presidente Donald Trump in quel giorno, e sta iniziando a discutere se raccomandare al Dipartimento di Giustizia l’apertura di un’indagine penale a suo carico.

Giovedì, tramite i suoi avvocati, Trump si è rivolto alla Corte Suprema, dove ha nominato durante la sua presidenza tre dei nove giudici in carica, per chiedere di impedire agli Archivi Nazionali di rilasciare i suoi documenti della Casa Bianca ad una commissione del Congresso. Trump sostiene che come ex presidente ha il diritto di affermare il privilegio esecutivo su molti documenti richiesti dai legislatori, in quanto rilasciarli danneggerebbe la presidenza in futuro.

Un conflitto unico tra un presidente in carica e il suo predecessore rivale, secondo Trump, che ha affermato che i democratici stanno semplicemente cercando informazioni per screditare un nemico politico e  non per legittimi interessi legislativi.

Il privilegio esecutivo è una forma di immunità concessa ai presidenti degli Stati Uniti quando si “scontrano” con il Congresso, per non rivelare ad un altro potere determinate informazioni e comunicazioni intercorse all’interno dell’Amministrazione.

Il ricorso arriva dopo la sentenza unanime della Corte d’Appello che ha respinto le affermazioni di Trump sul privilegio esecutivo e la sua richiesta di mantenere segrete le circa 800 pagine dei suoi documenti. Un ultimo estremo tentativo quello di Trump di bloccare il rilascio di quei documenti ritenuti vitali dal Comitato ristretto per cercare di ricostruire gli eventi che hanno portato alla rivolta del Campidoglio.

La commissione ha già intervistato centinaia di testimoni. I documenti includono diari presidenziali, registri dei visitatori, bozze di discorsi, note scritte a mano in relazione al 6 gennaio dall’ex capo dello staff Mark Meadows e una bozza di ordine esecutivo sul tema dell’integrità elettorale.

Il presidente del Comitato, Bennie G. Thompson, ha dichiarato durante un’intervista l’esistenza di un video di Trump in diverse versioni, registrate prima di rilasciare un messaggio televisivo quasi tre ore dopo aver detto ai suoi sostenitori di marciare sul Campidoglio durante la manifestazione che ha preceduto l’insurrezione. “Pare abbia provato a fare diverse registrazioni senza dire la cosa giusta”, ha detto Thompson, basandosi sulle interviste raccolte da diverse testimonianze.

Quel messaggio televisivo, rilasciato troppo tardi, potrebbe essere un fattore da trattare come un crimine. Spetterebbe ai pubblici ministeri dunque decidere se quella mancanza di attenzione per un lungo periodo sia da perseguire come un’accusa penale. Thompson non è affatto scoraggiato dalle critiche di Trump e dei repubblicani del Congresso nel chiedere a chiunque conto del ruolo che hanno avuto in quello che è stato un attacco alla democrazia, che  va affrontato assieme a tutte le conseguenze.

“Il Comitato sta indagando su un attacco mortale al Campidoglio, al presidente della Camera, al vicepresidente e ad entrambe le Camere del Congresso, e una pericolosa interruzione del dovere costituzionale del Congresso e il trasferimento pacifico del potere”, ha scritto il consigliere generale della Camera dei rappresentati, Douglas Letter. “Il ritardo infliggerebbe un grave danno al Comitato e al pubblico interferendo con questo mandato”, ha aggiunto.

Il presidente Biden ha stabilito che i documenti erano nell’interesse pubblico e che il privilegio esecutivo non doveva quindi essere invocato. Thompson ha chiesto alla Corte Suprema di accelerare l’esame della richiesta di Trump, decidendo prima del 14 gennaio.