The Russian Presidential Press and Information Office www.kremlin.ru
The Russian Presidential Press and Information Office www.kremlin.ru

Il verdetto emesso oggi dalla Corte Suprema russa, stabilisce lo scioglimento di uno dei più importanti gruppi per i diritti umani della Russia: l’International Memorial Society.

Fondato negli anni 80 durante gli ultimi anni dell’Unione Sovietica da alcuni dei più importanti sostenitori, tra cui il premio Nobel Andrei Sakharov (fisico dissidente arrestato ed esiliato da Mosca), era rinomato come organizzazione per la ricerca e la commemorazione delle esecuzioni e della detenzione dei dissidenti sotto la repressione politica dell’era Sovietica.

Il Memorial è stato inserito nel 2016 nel registro degli “agenti stranieri”, previsto dalla controversa legge russa, e da allora ha subito incursioni della polizia e ripetute multe del tribunale per reclami di etichettatura impropria dei materiali. Sotto pressione da diversi anni, è stato chiuso con una sentenza pronunciata ai sensi di questa legislazione.

La Corte ha accolto la richiesta fatta giovedì scorso dal Pubblico ministero Dmitry Vagurin, che ha accusato l’organizzazione Memorial di aver deliberatamente e sistematicamente nascosto il suo status di agente straniero, non avendo etichettato tutti gli articoli con la classificazione necessaria. Ha definito il Memorial come un’arma geopolitica usata da governi stranieri per privare i russi di essere orgogliosi dei risultati dell’ex Unione Sovietica.

“È ovvio che, approfittando del tema delle rappresaglie politiche del secolo scorso, Memorial sta dipingendo mendacemente l’URSS come uno stato terrorista e imbianca i criminali nazisti che hanno il sangue dei cittadini sovietici sulle loro mani”, ha detto durante l’udienza il rappresentante dell’ufficio del Procuratore generale, Alexei Zhafyarov.

La legislazione “agenti stranieri”, ha già preso di mira dozzine di ONG e media ritenuti critici nei confronti del governo autoritario del presidente Putin. In quest’ambito legale si devono soddisfare requisiti onerosi tra cui l’inserimento di avvisi di “agente straniero” su tutti i materiali pubblicati, nonché rispettare rigide regole di segnalazione sulle finanze ricevute dall’estero.

Uno degli avvocati difensori, Grigory Vaipan, ha detto alla Corte che il Pubblico ministero ha trovato una parte insignificante dei materiali del Memorial che non avevano ancora “l’etichetta”. Un altro avvocato, Genri Reznik, ha definito la decisione “politica”, sottolineando che l’udienza ricorda i processi farsa sovietici degli anni ’30 del secolo scorso.

Verrà comunque presentato ricorso presso la Corte europea dei diritti umani.

Il Memorial ha costruito un grande database di circa 12 milioni di vittime (si stima siano oltre 20 milioni) del grande terrore della polizia segreta NKVD che aveva il compito di supervisionare le prigioni e i campi di lavoro dal 1934 al 1946, dei gulag e dei crimini commessi sotto i leader sovietici come Stalin. Tutti espulsi internamente o condannati a morte per motivi politici.

Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha condannato la sentenza dicendo che “la Russia deve porre fine alle cause e smettere di abusare della sua legge sugli ‘agenti stranieri’ per molestare e mettere a tacere la società civile”.

Il capo della politica estera dell’Unione europea Josep Borrell, ha affermato che è una perdita irreparabile.

Putin, ex ufficiale del KGB, ha frenato la libertà di parola e le libertà civili effettuando un giro di vite di vasta portata contro l’opposizione e gli attivisti politici. La nuova costituzione gli permette di governare fino al 2036.

Per molti, la liquidazione forzata della più antica organizzazione russa per la tutela dei diritti umani, è un altro passo nel deplorevole degrado dei diritti di cui ogni essere umano dovrebbe godere su scala mondiale.