Desmond Tutu, premio Nobel per la Pace nel 1984 come simbolo della lotta non violenta contro il regime razzista, 90 anni, arcivescovo anglicano, dopo la fine dell’apartheid, e dopo che Nelson Mandela era stato eletto presidente del nuovo Sudafrica, aveva ideato e presieduto la Commissione per la Verità e la Riconciliazione (Trc), creata nel 1995, per mettere in luce le atrocità commesse durante i decenni di repressione da parte dei bianchi.

A chi, fra i responsabili, si era confessato, il vescovo aveva accordato il perdono. Desmon è morto a 90 anni, e la sua dipartita è stata annunciata dal presidente Cyril Ramaphosa che ha espresso, “a nome di tutti i sudafricani, profonda tristezza per la morte, avvenuta domenica, di una figura essenziale della storia” del Paese.

Desmond a metà degli anni settanta, era divenuto portavoce di chi non aveva voce mentre i leader della maggioranza nera erano in prigione o in esilio. Predicava nella chiesa Regina Mundi di Soweto, l’immensa baraccopoli nera di Johannesburg, dove infiammava le folle. Fuori della chiesa era pieno di blindati della polizia, con gli agenti innervosisti da assembramenti che tuttavia erano difficili da vietare in un paese che si dichiarava cristiano.

Umorista e persuasivo, era riuscito ad osare coltivare il sogno della libertà per i neri, come aveva fatto in passato Martin Luther King, in un’epoca molto difficile.

Quando però, negli anni ottanta, le township erano sprofondate nella violenza Tutu era intervenuto per impedire il linciaggio dei bianchi, accusati di essere collaboratori del regime.

Incorruttibile, non aveva esitato a denunciare tutte le derive dei successori di “Madiba” a cominciare dalla corruzione e dal nepotismo degli ex liberatori che si credevano in diritto di fare tutto ciò che volevano in nome dei sacrifici passati, al punto da annunciare pubblicamente che non avrebbe più votato per l’African national congress, l’Anc di Mandela, quando Jacob Zuma, all’epoca presidente, aveva cominciato a depredare sistematicamente il paese. Zuma oggi rischia il carcere per corruzione.

Alla morte di Mandela, nel 2013, Desmond Tutu aveva concluso l’omaggio ufficiale nel grande stadio di Johannesburg, facendo promettere “davanti a dio” all’immensa folla di restare fedele “all’esempio di Mandela”.