Nel 1997 pochi mesi prima del ritorno da parte inglese alla Cina, la Repubblica Popolare Cinese, un’artista danese donò all’Università di Hong Kong una scultura intitolata il Pilastro della Vergogna, un bronzo alto 8m che rappresentava il massacro di Piazza Tienanmen del giugno 1989. Per chi era adulto ed informato in quei tempi rimane indelebile nella memoria l’immagine dello studente che blocca un carro armato. Che fine avrà fatto quello studente coraggioso e la memoria di quelle migliaia di persone sterminate dall’esercito? Ebbene, la statua in bronzo commemorativa venne collocata nel campus dell’Università di Hong Kong, rappresentazione di una serie di corpi accumulati uno sull’altro con l’espressione di dolore, uccisi dalla inaudita violenza dell’esercito nei loro confronti.

Foto di carloyuen da Pixabay

La statua deve essere “stata sul piloro”,  come si usa dire dalle mie parti, ed è sorprendente che da Pechino l’ordine di farla sparire sia arrivato solo dopo 20 anni. Tutto normale. La cosiddetta cancel culture, cultura della revisione storica, fa anche di peggio, ma a stupire è sempre l’ipocrisia delle comunicazioni nonostante le palesi contraddizioni con i fatti, nel cancellare e distorcere le evidenze, cioè mentire. Come scriveva Voltaire “mentite, mentite sempre, qualcuno crederà”. Ed è proprio così, i creduloni sono immortali.

Eccone la prova dell’ipocrisia. Il monumento è scomparso nel buio della notte. Una squadra di operai ha smontato la scultura dal suo piedistallo (nominata Il Pilastro della Vergogna) che probabilmente finirà in qualche fonderia o a svernare in qualche magazzino. Se fosse un monumento illecito o ingiusto perché non smontarlo di giorno? In fondo quelle giovani vittime volevano-chiedevano solamente democrazia e libertà. Purtroppo per loro, erano controcorrente rispetto ad una leadership che, come scrive il Corriere, “voleva un Impero forgiato dal socialismo con caratteristiche cinese, ma ancora costretto nella camicia di forza del pensiero unico”.

Come è noto Hong Kong è oggi parte integrale della Cina (one country), ma con l’accordo fino al 2047 di mantenere la sua democrazia (two systems).

L’introduzione recente ed illegale della legge sulla sicurezza nazionale imposta a torto collo da Pechino, di fatto, ha cancellato la democrazia in un solo colpo ed ora quindi, togliere quella statua è diventato indolore per il Partito. D’altra parte chi si prende il rischio di finire in prigione per sedizione dimostrando per Il Pilastro della Vergogna? Ma la conclusione che tutto si cancella è sbagliata perché molti non dimenticheranno la statua, ci sarà ancora chi si ricorderà di Tienanmen. Lo ricorda il  padre di Weiwei, Ai Qing, nel suo poemetto Il Muro: “cosa succede se un muro è altro 3m, spesso 50cm e lungo 50km? Non può bloccare le nuvole, il cielo, la pioggia ed il sole e non può nemmeno fermare milioni di pensieri, più liberi del vento…”.

Per chiudere, i commenti ipocriti dei dirigenti dell’Università: “la decisione di smantellare la vecchia statua è stata presa sulla base di un consiglio legale e valutando il rischio per l’Università”.

Un’ulteriore pillola: “… e per la fragilità dell’opera…”

V.Volpi