Ragazza asiatica con un cane: foto di Thuan Vo da Pixabay 

Il successo cinese nel combattere e contenere il virus è frutto di un uso draconiano del potere. Appena viene segnalato un contagio, scatta il piano d’azione, senza riguardi per nessuno.

Domanda, che ne sarebbe della deputata italiana no-vax che non potendo entrare in Parlamento per l’elezione in corso del Capo dello Stato, minaccia di chiedere l’invalidazione delle elezioni presidenziali sostenendo che l’Italia è una dittatura. Forse le farebbe bene passare qualche tempo in Cina dove per pochi casi di Covid, un piccolo focolaio, si mette in quarantena la città intera di Xian (milioni di cittadini) famosa per i suoi guerrieri di terracotta. A prevalere è il dura lex sed lex. Nessuno si può opporre a ciò che è di priorità generale. Interessante al riguardo scorrere l’articolo di Guido Santevecchi per il CdS intitolato “Fuga da Hong Kong, odissea per cani e gatti”.

La storia raccontata riguarda Hong Kong. Gli stranieri residenti sono preoccupati in merito alla repressione politica, risultato dell’introduzione pari pari della legge sulla sicurezza nazionale (fotocopia di quella che vige in tutta la Repubblica Popolare Cinese) e alle misure adottate per la lotta al Covid.

Giorni fa le autorità hanno ordinato nella ex colonia britannica che dal 1997 batte bandiera cinese, misure restrittive per i proprietari di animali. Nello specifico, un addetto del negozio Little Boss con il compito di provvedere alle pulizie ed igiene delle gabbiette dei criceti è risultato positivo al Covid. Alcuni degli animali, per l’esattezza 11 di loro, sono pure risultati positivi. Apriti cielo, immediata e severissima la repressione. Si è avviata la ricerca dei passati compratori di criceti, i quali sono stati  mandati in quarantena e gli animali sequestrati. Quelli nel negozio, più quelli recuperati, sono stati condannati all’eutanasia, in tutto 2 mila bestioline. La tolleranza zero ha le sua regole.

Foto di Ly Huynh da Pixabay

Molte le proteste, persino una petizione per chiedere la grazia per gli animaletti, chiedendo in alternativa di metterli in quarantena, come si fa per gli stessi umani, purtroppo senza risultati, nessuna concessione.

La cosa però ha fatto scalpore fra i cosiddetti expat, cioè gli stranieri che vivono ad Hong Kong per lavoro. Un’indagine di opinione conclude che fra i residenti americani, il 40% se ne vuole andare appena possibile. Soprattutto quelli che posseggono cani e gatti preoccupati che se si riscontrasse un caso di contagio nella loro specie molto probabilmente equivarrebbe alla loro soppressione. Chi ha animali e li ama può ben capire lo stato d’animo e la preoccupazione.

Foto di Tran Mau Tri Tam da Pixabay

Quelli che lasciano Hong Kong ed hanno il problema di portarsi gli animali sono al momento in difficoltà. Gli aerei di linea hanno le stive piene e non hanno disponibilità. Sta quindi nascendo un business nuovo, ovvero quello dei voli privati a dei costi esorbitanti. Si parla di 22 mila Euro circa per un biglietto doppio, cioè proprietario più cane o gatto.  Un sacrificio, visto il rischio di perdere l’amato animale che però bisogna purtroppo sostenere. 

La senatrice italiana Sara Cunial (5 stelle) può ringraziare il cielo che nel suo paese non ci sia nessuna legge sulla sicurezza nazionale alla cinese, libera, ahi noi, di dire tutte le baggianate di cui parla..e che noi, malauguratamente siamo costretti dai media a sentire.

V.Volpi