Il 17 febbraio di 30 anni fa iniziava Tangentopoli, ovvero la serie di indagini, durata più di dieci anni, ribattezzata “Mani pulite”, che avrebbe messo alla berlina il sistema di corruzione italiano.

Il 17 febbraio di 30 anni fa, infatti, avveniva il primo arresto dell’inchiesta, quello dell’ingegner Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio, membro di primo piano del Partito socialista italiano milanese, colto in flagranza di reato nel momento stesso in cui intasca una tangente dall’imprenditore monzese Luca Magni, che pochi giorni prima aveva denunciato tutto ai carabinieri e con loro si era accordato per entrare nell’ufficio di Chiesa con una telecamera nascosta. Chiesa fu “tradito” dallo stesso Magni, che era stanco di pagare tangenti per ottenere gli appalti.

«Le nostre mani sono pulite!» gridavano i deputati di maggioranza del Consiglio comunale di Napoli, nel film di denuncia sociale Le mani sulla città del 1963, in risposta a un consigliere di opposizione che li accusa di avere le mani sporche, macchiate di tangenti.

Il Presidente del Consiglio Bettino Craxi subisce il lancio di monete da parte dei protestanti, Rome 30 Aprile 1993, foto da en.wikipedia.org.

Veniva così coniata la locuzione «Mani pulite» applicata alla politica, destinata a rappresentare per antonomasia la serie d’inchieste giudiziarie conosciuta anche col nome di Tangentopoli, condotte in Italia nella prima metà degli anni novanta da parte di varie procure giudiziarie, miranti a dimostrare il sistema fraudolento e corrotto che coinvolgeva in maniera collusa la politica e l’imprenditoria italiana.

La locuzione venne poi ripresa nel 1975 da Giorgio Amendola, deputato del PCI, durante un’intervista pubblicata da Il Mondo in cui affermava: «Ci hanno detto che le nostre mani sono pulite perché non l’abbiamo mai messe in pasta», quindi dallo scrittore Claudio Castellacci e, nel 1980 dal Capo dello Stato, ex partigiano, Sandro Pertini.

Precisamente, il fascicolo fu aperto dalla Procura di Milano nel 1991 da Antonio Di Pietro, anche se analoghe indagini furono condotte anche da altre procure italiane negli anni novanta a Napoli (si parlò infatti anche di «Mani pulite napoletana» per le indagini contro Francesco De Lorenzo, Antonio Gava e Paolo Cirino Pomicino) e a Roma (onde l’espressione di «Mani pulite romana» per le indagini su Giorgio Moschetti).

Esattamente 30 anni fa, avveniva il primo arresto: il 17 febbraio 1992 veniva arrestato il manager socialista Mario Chiesa a Milano, iniziava così la stagione di Tangentopoli e l’inchiesta quindi ribattezzata Mani pulite.

Inizialmente creduto un arresto fine a sé stesso, quello di Chiesa si rivelò soltanto il primo di una serie di appalti e tangenti che coinvolgevano periodicamente governo e politici.

I numeri che emersero dalla Procura di Milano sono impressionanti: 4520 gli indagati, 3200 i rinviati a giudizio, 1281 le condanne.

Anche il numero di suicidi che ne seguì lascia una piaga languente nel cuore della politica e della società italiana.  Si tolsero la vita, per esempio, l’imprenditore Raul Gardini e l’ex presidente dell’Eni Gabriele Cagliari.

“Dopo trent’anni di indagini e processi” ha rivelato a Fanpage Gherardo Colombo, che all’epoca era tra i magistrati del pool assieme a Antonio Di Pietro, Piercamillo Davigo, Gerardo D’Ambrosio, Francesco Greco, Francesco Saverio Borrelli, Tiziana Parenti “siamo ancora qui a parlare di corruzione e a farci la domanda ‘com’è la corruzione oggi rispetto ad allora’. E intanto sono passati trent’anni”.