Il procuratore distrettuale di Manhattan, Alvin Bragg, dovrà decidere nelle prossime settimane se esistono prove sufficienti per accusare l’ex presidente Trump di aver fornito bilanci falsi o fuorvianti agli istituti di credito ed alle compagnie di assicurazione.

Dall’indagine del consigliere speciale Robert Muller, ai due impeachment, fino alle azioni civili e penali in corso in più giurisdizioni, ogni azione su Trump è carica di emozione politica. È sempre stato così sia durante la sua presidenza e continua ad esserlo anche dopo.

Due ministeri pubblici dell’Ufficio del procuratore Bragg, Mark Pomerantz e Carey Dunne, si sono dimessi.  Lo hanno annunciato perché secondo loro il procuratore Bragg, entrato in carica il mese scorso, mostrerebbe scarso interesse per il caso a differenza del suo predecessore Cyrus Vance, che riteneva di aver accumulato prove sufficienti per incriminare e condannare per frode finanziaria l’ex presidente.

Diversamente, il procuratore Bragg potrebbe valutare che il suo ufficio non può affrontare in questo momento la difficile sida di dimostrare in un’aula del tribunale l’intento criminale di Trump nel commettere reati finanziari.

Ha impiegato settimane per leggere i promemoria che i due pubblici ministeri Pomerantz e Dunne avevano preparato, dimostrando poco interesse durante un loro incontro per discutere del caso, fornendo poche indicazioni al gran giurì speciale assegnato per esaminare le prove.

Daniel Filson, portavoce dell’Ufficio del procuratore Bragg, ha affermato che sono stati aggiunti diversi avvocati alla squadra, e che approfondendo il caso l’hanno preso sul serio e con impegno. Questo in parte il motivo del rallentamento delle indagini.

Le improvvise dimissioni dei due pubblici ministeri, che sembrano mettere in dubbio il futuro di una lunga indagine che sta entrando in una fase cruciale mentre il tempo stringe, non dovrebbero scoraggiare i “nemici” di Trump. Non rappresenta necessariamente una sua vittoria, sia perché il mandato del gran giurì potrebbe essere prorogato, e sia perché non è l’unico caso pendente e forse nemmeno il più importante.  La procuratrice generale dello Stato di New York, Letitia James, sta portando avanti un’indagine su Trump, i suoi tre figli maggiori e la Trump Organization.

A New York, dove Trump è ampiamente disprezzato e secondo un sondaggio la gente del posto spera di vederlo in una tuta arancione, la Trump Organization deve affrontare un’inchiesta della procuratrice distrettuale della contea di Westchester, Mimi Rocah, che in base ad una denuncia, sta esaminando possibili crimini finanziari nella proprietà del Trump National Golf Club Westchester, a nord della città di New York.

Nello Stato della Georgia, la procuratrice distrettuale della contea di Fulton, Fani Willis, sta esaminando un’indagine penale sugli sforzi di Trump per sabotare i risultati elettorali del 2020. Riguarda una registrazione telefonica dove l’ex presidente cercava di convincere un funzionario locale ad assegnare a lui voti che non esistevano.

Un gruppo bipartisan di legislatori federali a Washington, ha raccolto testimonianze e prove che coinvolgono Trump all’insurrezione del 6 gennaio al Campidoglio. L’ex presidente e uno stretto gruppo di consiglieri hanno trascorso mesi ad alimentare le fiamme prima dell’assedio. Un giudice federale in una sentenza della scorsa settimana ha consentito il proseguimento di tre cause legali che cercano di ritenerlo responsabile della rivolta per aver incitato alla violenza.

Indipendentemente da quello che accade a New York, i problemi legali di Trump nell’affrontare molteplici minacce da diverse direzioni, persistono.