È finito con una condanna a 33 mesi di carcere il processo con rito abbreviato che si è tenuto questa mattina alla Corte delle Criminali di Lugano, presieduta dal giudice Mauro Ermani. L’imputato era il parrocco di Cadro, don Samuele Tamagni che aveva sottratto circa 850mila franchi allo scopo di finanziare il suo giovane amante in cambio di prestazioni sessuali. Il 40enne ha dovuto rispondere di reati di appropriazione indebita, truffa, amministrazione infedele, riciclaggio di denaro e falsità in documenti, commessi tra il 2016 e il 2021. 

Stando a quanto riferisce Ticinonline, la Corte ha dichiarato che “si fa fatica a trovare le parole per spiegare come il sacerdote abbia potuto tradire tutti gli ideali che si era impegnato a rispettare e diffondere”. Dal canto suo, Don Samuele Tamagni si è pentito delle sue azioni: “Dovrò affrontare questi cinque anni bui che ho vissuto. In carcere ho già iniziato un percorso psicologico”. Per riflettere sul sacerdozio invece si prende il suo tempo, in ogni caso è sicuro: “Non sarò lasciato solo”. 

Nel 2017 Tamagni aveva ormai prosciugato il proprio patrimonio e aveva assunto un legale allo scopo di diffidare il giovane che continuava a chiedergli soldi. Nel 2019 tuttavia la storia è ricominciata e il quarantenne ha sottratto nel giro di due anni 500mila franchi ai genitori e il resto alla parrocchia. Ben 65mila franchi inoltre erano stati raccolti proprio tra i parrocchiani a cui diceva che necessitava di denaro per assistere i genitori malati. Il denaro veniva versato tutto al giovane che lo usava per il gioco d’azzardo e per altre spese, come l’affitto e il matrimonio. 

In tarda mattinata inoltre si è svolto anche il processo al  26enne italiano, l’altro protagonista della vicenda. Lui è stato condannato a 20 mesi di carcere, pena sospesa con condizionale, e all’espulsione dalla Svizzera per cinque anni. Il ragazzo è stato accusato di istigazione all’appropriazione indebita, ottenimento illecito di prestazioni di un’assicurazione sociale o dell’aiuto sociale e di esercizio illecito della prostituzione.