050817-N-3488C-028.Pacific Ocean (Aug. 17, 2005) - An F/A-18C Hornet, assigned to the "Golden Dragons" of Strike Fighter Squadron One Nine Two (VFA-192), launches from the flight deck of the conventionally powered aircraft carrier USS Kitty Hawk (CV 63). Kitty Hawk and embarked Carrier Air Wing Five (CVW-5) are currently returning to their homeport after a scheduled deployment in the 7th Fleet area of responsibility. U.S. Navy photo by Photographer's Mate 3rd Class Jonathan Chandler (RELEASED).

La portaerei cinese Liaoning viene dall’Ucraina. Una storia per Hollywood

Uno scoop giornalistico di qualche anno fa è ridiventato celebre grazie alla guerra in Ucraina. Lo scoop apparse nel 2015 sul South China Morning Post, quotidiano di Hong Kong. All’epoca la testata era pubblicata nella ex-colonia britannica dove c’era libertà di stampa, anche per argomenti che oggigiorno sono off-limit.

Il quotidiano raccolse la storia di Xu Zengping, uomo d’affari cinese di stanza ad Hong Kong che si occupava di intrattenimento ad alto livello (alberghi, viaggi, eventi culturali). Per il business, erano gli anni ’90 del secolo scorso, un momento magico perché era iniziata con la spinta cinese al riarmo, il ritorno da parte del Regno Unito di Hong Kong (1997- in origine era stato un furto alla Cina nel 1841), poi la caduta del muro di Berlino (1989) e la dissoluzione dell’URSS (1991).

Questi eventi ebbero influenze straordinarie sullo status quo e cambiarono le cartine geografiche del mondo. Ad esempio l’Ucraina che era parte dell’Unione Sovietica assunse lo stato di Repubblica Indipendente. Sennonché negli ultimi anni di esistenza dell’URSS lo stato aveva commissionato ai cantieri di Nikolaev (Mykolaiv in ucraino) la costruzione di una portaerei per l’URSS.

Un nuovo gioiello della flotta sovietica di alto mare. Purtroppo a tre quarti del lavoro, ormai vicini al completamento, la nave fu ereditata dall’Ucraina, nel frattempo indipendente e diventò un piccolo tesoro per far cassa con molto altro negli arsenali, inclusa la  tecnologia da monetizzare.

Ai cinesi la portaerei interessava molto, la Cina era però sotto embargo di Usa e UE per i massacri di Piazza Tienanmen (1989) ed i suoi rapporti con la Russia erano ancora nel congelatore e quindi Mosca sarebbe intervenuta e detto niet alla vendita. Tutti questi fatti sono riassunti bene in un paio di scritti che ho letto. Il primo di Santevecchi sul CdS  e l’altro di James R. Holmes.

Come spesso accade, i cinesi vedevano lungo. La nave era strategicamente così importante che a Pechino escogitarono una strategia da “arte della guerra” di Sun Tzu. “In particolare la politica del potere è un’impresa che si basa sull’inganno” oppure, come dichiarava Mao ai suoi “non perdete ogni occasione per usare l’inganno”. A questo punto il racconto di Xu: “Nel 1997 i nostri militari mi dissero che la mia missione era quasi impossibile… avrei dovuto rischiare in prima persona” (implicito, sarei stato ricompensato).

Xu costituì una società di copertura a Macao (tempio del gioco d’azzardo) facendo figurare che intendeva fare un casinò, anzi, un casinò su una nave adattata. E che nave….

“Avevo a disposizione 30 milioni di dollari americani”. La nave, aveva appreso, era in vendita. Lo scafo e quattro motori nuovi, ma con l’impegno richiesto da Kiev che non sarebbe servita per scopi militari.

Le carte, continuando, erano  targate Macao, “confermavano che avrei trasformato la “Varyag“ nel più grande hotel galleggiante di lusso al mondo, con annesso casinò”  senza comprare motori (che poi riuscì ad avere per tre soldi….)  

Fu in seguito una trattativa difficile piena di alcool a 62 gradi… “io bevevo per dovere, loro per piacere”. Quando tutto sembrava fatto, un  cambio di rotta. Si farà un’asta…, ma Xu, grazie ad un’offerta di 30 milioni di dollari Usa, chiuse la partita e la portaerei fu sua, inclusi i quattro motori che in origine costarono 29 milioni di dollari cadauno.

Sorgeva il problema del trasporto. Bisognava superare lo scoglio del passaggio del Bosforo e Jiang Zemin (il leader cinese di allora) dovette recarsi ad Ankara e negoziare per avere luce verde e così affrontare un lungo viaggio passando il Capo di Buona Speranza e poi via per la Cina fino a Dalian nella provincia di Lianoning (che ha dato il nome finale alla portaerei). Orgoglio della marina cinese.

Lungo è il resto dell’odissea fino all’entrata in servizio nel 2012. Sono stati necessari 16 anni per completare l’opera. Nel 2019 la Cina ha varato la seconda portaerei, la Shandong, ed una terza è in costruzione.

Deve però molto all’Ucraina per aver imparato così tanto – a buon mercato – durante tutto il percorso.

V.Volpi

Una portaerei – da WikiCommons