Bilancio positivo per la prima street parade di Lugano andata in scena sabato 19. Quattro furgoni, trecento giovani per la periferia di Lugano ed un voto ampiamente promosso per le autorità di Lugano, che si sono dimostrate aperte a questo nuovo tipo d’offerta culturale.

Non chiamateli molinari. Anzi, alla ‘chiamata alle arti’ i centri sociali, tacciati di collaborazionismo con le istituzioni per quanto concerne la spaccatura creatasi con le così dette ‘norme anti pandemiche’ sono stati invitati a farsi da parte, se non come singoli individui interessati all’idea promossa da questa nuova sfaccettatura della galassia alternativa ticinese.

Ma chi sono quindi, costoro? Da quanto abbiamo inteso, sembrerebbero essere esponenti della scena musicale ticinese. Associazioni, gruppi che organizzano feste – dall’hip-hop alla musica da goa-party. Ma anche performance artists (da citare un simpaticissimo duo che gerbillava su una sedia rotante le ignare cavie legate come salumi per l’occasione), poeti ribelli e tanta gente, proveniente anche da Locarno, Bellinzona, Chiasso. Abbiamo assaggiato pure un poco di Barcellona con gli ambulanti muniti di carelli della spesa e beveraggi, che certamente ricordano il sapore iberico del ‘cerveza – coca-cola!’.  Il capitolo molino-autogestiti, e buona parte di quegli esseri che lo hanno fatto affondare sembrerebbe si siano concessi (se presenti) un sabato come spettatori, silenti a guardare.

Se la notte della prima Luna piena di marzo ha letteralmente caricato i giovani in questa sorta di rituale, certamente non si può negare la disponibilità  degli esponenti eletti da parte della collettività   nel concedere spazio d’espressione a questa nuova realtà. Alle 15.45, invece di un intervento armato da parte delle forze dell’ordine si è assistito all’arrivo della polizia stradale, conscia del percorso nella periferia, ha dedicato tre uomini a regolare il traffico negli incroci più trafficati fino a tarda notte, permettendo quindi tacitamente l’itinerante momento frugale. Ed ecco quindi che un furgone vestito da ape, ed altri tre veicoli di dimensioni simili condurre la massa di giovani danzanti verso una primavera di luce post pandemica per la parte più oscura e dimenticata della Grande Lugano. 

Sabato è stato la prova che all’interno del municipio qualcuno in via ufficiosa ha cautamente delineato una linea possibilista con questa nuova ventata. Un assegno in bianco? Tutt’altro. Le richieste di un Ticino più vivibile con meno balzelli e burocrati ? Utopia. Ma certamente la realizzazione che, avere un’orbita creativa nella Lugano delle arti e delle culture con cui dialogare potrebbe essere fonte di piacevoli sorprese, invece che rivoltose proteste. Si può dire che questa prima edizione della street parade primaverile sia stata un successo ? Per la politica di Lugano certamente. Vedendo i sorrisi delle persone sui balconi delle case, anche la cittadinanza ha apprezzato.

Siamo curiosi di capire se tale offerta diverrà un (legale e supportato) spring-break ticinese che anticiperà di qualche mese offerte come il Buskers o se quanto visto è stato un caso più unico che raro. Alle parti in causa diritto di replica.

M.P. Taiana