Minuscole fibre di plastica, frammenti e schiuma, vengono liberati dalla materia plastica e fluttuano liberamente nell’atmosfera. Il vento e le tempeste trasportano lontano minuscole particelle rilasciate dagli oggetti di plastica nell’aria prima di depositarle nuovamente sulla Terra. Particelle talmente piccole da conficcarsi nei nostri polmoni. Un recente studio, che non siamo protetti da questo fenomeno.

Gli scienziati hanno recentemente compreso la gravità di questo  tipo di inquinamento. Le particelle degli pneumatici provenienti da miliardi di automobili, camion, biciclette, trattori e altri veicoli nel mondo, a causa del normale attrito sulle strade asfaltate, fuoriescono nell’aria, nel suolo e negli impianti idrici. Le piogge trascinano tutti questi frammenti nell’ecosistema, compresi i frammenti metallici prodotti dall’attrito delle pastiglie dei freni. Si tratta di milioni di tonnellate di microplastica.

Minuscole particelle di polvere di pneumatici sono state trovate nelle “carote” di ghiaccio di entrambe le regioni polari della Terra risalenti a 50 anni fa, mettendo in luce una contaminazione globale di plastica. Le nanoparticelle sono più piccole e più tossiche delle microplastiche, ed essendo molto leggere, vengono trasportate nell’Artide dai venti provenienti dai continenti, e in Antartide da venti influenzati dalle masse fredde di ghiaccio.

Gli scienziati hanno trovato 13 nanogrammi di nanoplastiche per millimetro di ghiaccio fuso in Groenlandia, ma quattro volte di più nel ghiaccio antartico.

La plastica fa parte del cocktail di inquinamento chimico che pervade il nostro pianeta, e anche se ancora non è chiaro quale sia l’impatto sulla salute delle persone, il limite della sicurezza comunque è stato superato. Secondo una recente scoperta scientifica, particelle minuscole di plastica sono state trovate nel sangue umano. Possono dunque viaggiare nel nostro corpo e depositarsi negli organi causando danni alle cellule.

Sono stati analizzati campioni di sangue di 22 donatori adulti tutti sani, e sono state trovate particelle di plastica in 17 di loro, quasi l’80% delle persone testate.  La metà dei campioni conteneva plastica PET, quella utilizzata per le bottiglie delle bevande, un terzo conteneva polistirene, un polimero usato per confezionare alimenti e altri prodotti, mentre un quarto dei campioni conteneva polietilene, polimero sintetico con cui vengono fatte le buste di plastica.

Lo studio è la prima indicazione che esistono particelle di polimeri plastici nel sangue. Gli scienziati vogliono estendere la ricerca aumentando la grandezza del campione per effettuare ulteriori studi. Un precedente lavoro aveva dimostrato che la microplastica era 10 volte più alta nelle feci dei bambini rispetto agli adulti.

L’intera ricerca pioneristica, finanziata dal Dutch Institute for Healthcare Improvement, l’organizzazione nazionale olandese per la salute (CBO), è stata pubblicata su Environment International, una rivista scientifica che si occupa di scienze ambientali e di salute. I ricercatori hanno utilizzato tecniche per rilevare e analizzare particelle fino 0,0007 mm (700 nanometri), e siringhe in acciaio e tubi di vetro per evitare contaminazioni.   

La produzione di plastica raddoppierà entro il 2040. Forse è il caso di sapere cosa potrebbe accadere dentro determinati organi del nostro corpo e soprattutto cosa  succede se nel sangue viene superata quella che viene chiamata barriera ematoencefalica (BEE), che ha la funzione principale di proteggere il tessuto cerebrale dagli elementi nocivi presenti nel sangue stesso pur permettendo di far passare le sostanze necessarie alle funzioni metaboliche.

Un altro recente studio dell’Università catalana di Rovira i Virgili, ha messo in evidenza che le microplastiche possono deformare le membrane esterne dei globuli rossi e influenzare il loro funzionamento, riducendo notevolmente la loro capacità di trasportare ossigeno. Particelle sono state trovate anche nella placenta delle donne in gravidanza, dove esiste la possibilità di passare rapidamente attraverso i polmoni nel cuore, nel cervello e in altri organi del feto.

Altre ricerche più dettagliate sulle microplastiche, dimostrano come possono influenzare i processi del corpo umano trasformando le cellule e indurre la cancerogenesi. Pare che le persone consumino tra le 74 mila e le 121 mila particelle di microplastica all’anno.