Foto: Event Horizon Telescope Collaboration

Gli astronomi dell’Event Horizon Telescope (EHT), dopo una ricerca decennale hanno rivelato la prima immagine del buco nero super massiccio nel cuore della Via Lattea, a 26’000 anni luce di distanza (2,46 trilioni di chilometri), noto come Sagittario A*, ovvero il punto fermo attorno al quale ruota la nostra galassia.

L’EHT è una rete di otto radiotelescopi che si estendono dall’Atlantide alla Spagna e al Cile, con oltre 200 scienziati che collaborano al progetto.

Non è la prima immagine di un enigmatico buco nello spaziotempo che viene divulgata. Nel 2019, sempre l’EHT aveva prodotto la prima immagine in assoluto di un buco nero all’interno della galassia ellittica super gigante Messier 87, distante dalla Terra 53,5 milioni di anni luce nella costellazione della Vergine, contenente diversi trilioni di stelle. 

I buchi neri nello spazio intrappolano tutto ciò che vi cade dentro, inclusa la luce. Quindi sono invisibili. Tuttavia deformano lo spaziotempo intorno a loro in modo così estremo, che quando sono illuminati da flussi luminosi della materia nella loro vicinanza gravitazionale, proiettano un’ombra. L’EHT cattura la radiazione emessa dalle particelle all’interno del disco di accrescimento che vengono riscaldate a miliardi di gradi mentre orbitano attorno al buco nero prima di precipitare nel vortice centrale, utilizzando una tecnica chiamata Very Long Baseline Interferometry, che combina radio osservatori sparsi in diversi continenti per formale un telescopio virtuale della dimensione della Terra, con una risoluzione pari a quella di un telescopio di 2’300 chilometri di diametro.

Il buco nero non emette radiazioni come una lampadina spenta nella notte più buia, ma la sua ombra ha una concentrazione di massa tale da sfuggire a tutte le regole conosciute dalla fisica classica. Una zona, quella centrale, circondata da nubi di gas luminosi perché eccitate dai moti vorticosi con velocità prossime a quella della luce, con cui si muovono prima dell’inevitabile collasso nella zona centrale del buco nero dove verranno inghiottite.

Gli scienziati hanno iniziato a sospettare che un buco nero fosse in agguato nel cuore della Via Lattea all’inizio degli anni ’60, non molto tempo dopo la scoperta di nuclei galattici attivi (una regione compatta al centro di una galassia che ha una luminosità più alta del normale). Nel 1974, gli astronomi Bruce Balick e Robert Brown, puntarono i radiotelescopi in Virginia occidentale, al centro della Via Lattea nella costellazione del Sagittario, e scoprirono un debole puntino che sospettavano fosse il buco nero centrale della nostra galassia. Nei successivi decenni, i radioastronomi continuarono a migliorare la loro visione di Sagittario A* (l’asterisco deriva dalla nomenclatura della fisica atomica), ma erano limitati dalla mancanza di telescopi adatti e da una tecnologia primitiva come i nastri magnetici da bobina a bobina.

Oggi, con l’immagine diretta, abbiamo la certezza che si tratta di un buco nero. L’immagine ricavata attraverso dei segnali radio, fornisce la prova convincente della sua esistenza al centro della Via Lattea che era stato presupposto dal lavoro dell’astronomia tradizionale. Le onde radio attraversano questo piano galattico di nubi di gas senza impedimenti. L’alone macchiato nell’immagine, mostra la luce piegata dalla potente gravità del buco nero, 4 milioni di volte più potente del nostro Sole.

Una minoranza di scienziati aveva continuato a speculare sulla possibilità di altri oggetti come stelle di bosoni o ammassi di materia oscura.

Quello che oggi colpisce, è il fatto che questo fenomeno mostra una perfetta aderenza alle previsioni di Albert Einstein che sono state formulate più di 100 anni fa.