Ieri sera era il giorno della verità per il premier britannico Boris Johnson. Ieri infatti, al Parlamento di Westminster c’è stato un voto di sfiducia contro il primo ministro inglese, come richiesto dai suoi stessi deputati. Lo scandalo Partygate che ha coinvolto Boris Johnson in persona e numerosi suoi collaboratori, ha deteriorato in modo significativo la sua immagine e minato la fiducia del suo gruppo parlamentare. Al voto di lunedì doveva ottenere almeno 180 voti favorevoli per riuscire a rimanere a galla. E infatti, ci è riuscito. A poco tempo dalla fine del voto, si è saputo  che il premier è riuscito a mantenere la fiducia del Partito Conservatore con 211 voti favorevoli su 359. Questo risultato però, vuole anche dire che un abbondante 40% dei rappresentanti del partito non vorrebbe Johnson alla propria guida e questo non può che avere ripercussioni importanti. 

Residente a Downing Street dal 2019, Johnson ha guidato la Gran Bretagna fuori dall’Unione Europea, ha dovuto gestire la questione Irlanda del Nord e ha affrontato la pandemia. Per quanto alcune sue decisioni in merito alla gestione della difficile situazione sanitaria siano state particolarmente interessanti, lo scandalo Partygate che ha travolto i suoi più prossimi collaboratori e lui stesso ha lasciato non pochi strascichi e lo ha condannato agli occhi dell’opinione pubblica. Mentre l’intero mondo stava facendo i conti con un duro lockdown e tanta incertezza per il futuro, l’ufficio del premier si divertiva tra violazione delle regole e festini illegali ad alto tasso alcolico che Johnson, nel tentativo di difendersi, aveva definito “aperitivi di lavoro”. Ora però, a seguito del voto favorevole, Johnson parla di “vittoria decisiva” e chiede che il Governo torni unito per “voltare pagina e concentrarci sulle cose importanti che interessano davvero alla gente”.