Anni fa il noto scrittore Alberto Moravia (La noia) fece un lungo viaggio in Giappone. Arrivato a Tokyo lo invitammo al Foreign Press Club per una conferenza stampa. Vista la celebrità dello scrittore molte furono le domande, come cosa avesse visitato e che impressioni avesse riportato dalla gente, i templi zen, la natura.

Era chiaro che Moravia fosse a suo agio, soprattutto con la letteratura giapponese che ovviamente conosceva molto bene. Verso la fine, un giornalista italiano gli chiese in modo diretto “che punti di contatto ha percepito fra giapponesi ed italiani?” Moravia chiuse gli occhi e pensò per un prolungato secondo. Poi parlò : “penso l’amore per il bello”. Una risposta ben meditata e vera. D’altra parte per esaltare il senso estetico dei figli del Sol Levante personalmente invitavo sempre i miei ospiti a visitare senza indugio la lobby dello storico Imperial Hotel (Teikoku Oteru) in un giorno propizio, idealmente Taian ( la grande pace) evitando altri giorni come Butsumetsu,la morte di Buddha.

Nei giorni propizi in quella lobby prestigiosa avvengono incontri a sorpresa, ma ovviamente pronti per un eventuale matrimonio (omiai in giapponese), un comportamento che va indietro nella notte dei tempi.

Nella stori , ma anche ora, dietro all’incontro c’è un Nakodo (colui che arrangia l’incontro) il quale, sulla base del background dei possibili candidati allo sposalizio, li mette in contatto.

Usanza che un tempo c’era anche da noi, mi diceva mia mamma.

Ora, nei giorni più propizi-taian (la grande pace), molti di questi incontri prevedono sempre, sebbene sia in calo, che le ragazze siano in kimono. Ed è questo lo spettacolo che si può ammirare, la sfilata dei bellissimi kimono. Una delle cose  da ammirare che fanno parte di quello che Moravia ha definito il senso del bello.

Il kimono è il vestito tradizionale femminile giapponese tramandato da secoli. Le stoffe di seta sono un disegno d’arte. I materiali sono spesso tessuti a mano, costosissimi. Un kimono di alta classe non costa meno di un nostro abito griffato haute couture per il quale si possono spendere fino ed oltre 100mila euro. Per tradizione questi capolavori si tramandano attraverso più generazioni. Vengono custoditi in antichi tansu, cassettiere, e servono per matrimoni, funerali, cerimonie, visite ai templi ed i colori seguono il ritmo delle stagioni. 

Il tema kimono è così complesso che richiederebbe la lettura di un libro. Basti pensare che i kimono previsti per eventi importanti, sotto quello che si vede, ovvero l’ultimo strato, ci possono essere fino ed oltre dieci strati di tessuti di seta. Quello che riflette il disegno del tessuto è l’ultimo strato, cioè quello che si esibisce.

Se si capita in un giorno favorevole, taian, lo spettacolo è garantito. Si capisce che Moravia fu uno dei fortunati che riuscì a godere di tale spettacolo, ma come sosteneva Eraclito, tutto cambia con il tempio . Un bel articolo su Bloomberg di Clark e Oda sostiene che le famiglie stanno cambiando la storia del kimono, anche perché lo si indossa sempre di meno. Mentre le mamme sanno indossarlo con tutti i suoi strati, le ragazze devono andare in negozi specializzati per vestirlo in circa mezz’ora. Quindi meglio vestire occidentale. Sono nate quindi imprese che comprano i kimono vintage e usano i tessuti per abiti in linea con le tendenze moderne creando vestiti, camicette che diventano in seguito dei pezzi d’arte unici. Così le famiglie alleggeriscono gli armadi vendendo ad imprese specializzate che riciclano creando nuove collezioni di alta gamma. 

Queste nuove imprese sostengono che per mantenere attivo questo ciclo della tessitura, ancora in alcuni casi a mano, è indispensabile riadattarsi e passare con le stoffe a linee moderne, ma di tendenza. Per i kimono da uomo vintage si scopre talvolta che hanno strati sotto quello che si vede con addirittura disegniShunga, un tipo di arte erotica giapponese e questi Shungadiventano quadri, pannelli. Devono essere bellissimi anche se rari. 
Per chi ha interesse per i tessuti kimono venendo dall’estero è possibile trovare dei mercatini settimanali dove il vintage è in vendita, a prezzi da svendita.  Un modo per usare il passato nel presente in un settore dove la raffinatezza giapponese è visibile.

Nel bello non bisogna dimenticare di parlare della ceramica, della calligrafia, degli shoji, i pannelli a più ante che completano il mondo del bello, dello zen.

Il massimo è la cerimonia del tè: la somma dell’estetica e della meditazione zen che per fortuna continua ad esistere. 
Un mondo di raffinatezza con pochi eguali al mondo.

V.Volpi