Julian Assange sarà estradato negli USA dove rischia di scontare in un carcere Usa una pesantissima condanna per aver contribuito a diffondere tramite la piattaforma online Wikileaks documenti riservati contenenti anche informazioni su crimini di guerra commessi dalle forze americane in Iraq e Afghanistan.

Lo ha ordinato la ministra dell’Interno britannica, Priti Patel, responsabile dell’Home Office, dopo che nel Regno Unito era stata completata la procedura giudiziaria sull’attivista australiano che ora rischia una condanna a 175 anni di carcere.

Ora, Assange e il suo entourage legale hanno 14 giorni di tempo per presentare ricorso contro la decisione del governo di Boris Johnson.

La legale e fidanzata di Assange ha dichiarato battaglia: “chiunque in questo Paese tenga alla libertà di espressione dovrebbe vergognarsi profondamente” ha detto.

Esplose, come prevedibili, le polemiche tra i suoi sostenitori i quali, dopo l’ok all’estradizione, hanno dichiarato che sia “incredibile che chi ha denunciato i crimini stia scontando la pena”.

In primis, Riccardo Noury di Amnesty International, dichiara: “Forse è l’ultima giornata utile per chiedere con forza che la ministra dell’Interno britannica non prenda la decisione di estradare il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, negli Stati Uniti”, aprendo la manifestazione per dire no all’estradizione di Julian Assange, nel piazzale di Porta Pia, a pochi metri dall’ambasciata della Gran Bretagna, a Roma. 

Tra i politici d’Italia che si oppongono alla decisione della ministra britannica, Beghin (M5s) ha chiesto al premier Draghi: “Chiediamo ufficialmente il suo rilascio. L’Europa stia dalla parte dei cittadini oppressi”; la giornalista e scrittrice Stefania Maurizi ha invece dichiarato: “Gli Stati Uniti si stanno vendicando per il fatto che Assange ha rivelato crimini di guerra, torture e uccisioni che volevano tenere segrete e hanno l’esigenza di fargliela pagare anche per mandare un messaggio a tutti i giornalisti e le opinioni pubbliche che i loro sporchi segreti devono rimanere non devono essere rivelati”.

Anche Giulietti di Fnsi, ha definito la vicenda “scandalosa e pericoloso paradosso. Lui rischia il carcere, chi ha prodotto dossier falsi gira il mondo pagato” A Roma, è quindi stata organizzata la manifestazione in sostegno dell’attivista, alla quale hanno aderito Articolo 21, la Coalizione libertà e diritti civili, Fnsi, Odg, l’Usigrai, Free Assange italia e la Rete No bavaglio. Presenti pochi i politici. Tra questi Nicola Morra, già parlamentare M5S e presidente della Commissione parlamentare Antimafia, alcuni esponenti di ‘Alternativa’, e dei Comunisti italiani.