Un terremoto di magnitudo 5.9 avvenuto ad una profondità di circa 10 km, ha colpito all’1.30 del mattino di mercoledì (ora locale), la parte sud-orientale dell’Afghanistan mentre le persone dormivano.
Il forte sisma ha avuto luogo in una regione montuosa rurale e povera vicino al confine con il Pakistan, causando la morte di oltre mille persone e ferendone altre 1’600. Centinaia di case sono state distrutte e al momento è difficile stilare un bilancio.
Un nuovo dramma per l’Afghanistan a poco meno di un anno dalla marcia dei talebani a Kabul, con la caduta del governo afgano e il ritiro dell’esercito statunitense dopo una guerra durata due decenni che ha devastato il Paese e che è stata sostituita con tracollo economico.
Prima del terremoto, quasi 20 milioni di afgani stavano già affrontando una gravissima crisi alimentare. Pochi possono permettersi di comprare cibo al mercato quando un sacco di farina costa circa 30 dollari. Più di 1 milione di bambini sotto i 5 anni devono affrontare la malnutrizione. La gente vende il proprio mobilio e l’argenteria a causa dei redditi bassissimi che percepiscono. Le aziende faticano ad avere materiali visto la mancanza di accesso ai conti bancari.
Questo è l’Afghanistan di oggi alle prese con le sanzioni imposte dai paesi occidentali in seguito all’acquisizione del potere dei talebani, che producono un tremendo impatto, specialmente con l’impedimento alla banca centrale dell’Afghanistan di accedere alle proprie riserve di valuta estera (si tratta di miliardi di dollari).
Un collasso economico dovuto anche dallo svanire dei miliardi di dollari in aiuti esteri. L’ONU ne raccoglieva tanti per gli afgani, una misura di emergenza però che non sostituisce un’economia che non funziona. L’80% del budget proveniva dall’assistenza straniera. Mancano risorse e know-how, e sono molti che lo hanno messo da parte o se ne sono andati.
I talebani hanno distrutto ogni speranza che potessero presentarsi come un nuovo gruppo moderato. Invece, hanno preso di mira le minoranze, vietando alle ragazze di frequentare le scuole superiori e chiedendo alle donne di indossare il burqa in pubblico, ad esempio. Cose che finora non sono stati disposti di cambiare.
Oltre al collasso economico, ora gli afgani devono subire un altro disastro umanitario.
L’attuale intransigente leadership islamista ha lanciato un appello per avere maggiori aiuti internazionali, invitando l’Amministrazione Biden a rilasciare i beni afgani detenuti nelle banche statunitensi e affermando che le sanzioni imposte dopo il ritiro della coalizione guidata dagli Stati Uniti lo scorso anno, stanno annullando la capacità di affrontare il disastro avvenuto nelle provincie di Khost e Paktila. Aree montuose difficile da raggiungere, già colpite peraltro dagli effetti delle forti piogge che hanno provocato frane e smottamenti ostacolando i soccorsi.
Anche prima dell’arrivo dei talebani, le squadre di pronto intervento dell’Afghanistan erano impegnate a far fronte ai disastri naturali che colpiscono frequentemente il Paese. Le ricerche sono riprese oggi (giovedì) con le persone che scavano con le mani tra le macerie alla ricerca di sopravvissuti.
Il più mortale terremoto nel Paese da oltre 20 anni non poteva arrivare in un momento peggiore per gli afgani. Ha causato danni e sofferenze così ampie che si rende necessario un ulteriore aiuto.
I funzionari delle Nazioni Unite si sono attivati per mobilitare squadre sanitarie e forniture medicinali, cibo, kit per traumi e rifugi di emergenza. Il Pakistan ha affermato che avrebbe inviato forniture di emergenza, comprese le tende. La Croce Rossa sta organizzando l’invio di cibo, acqua e medicine.
Rimane da capire se i governi stranieri che sono restii a trattare con il gruppo talebano, interverranno per aiutare gli afgani.