La polizia ha decisamente sbagliato qualcosa nella gestione dell’attacco armato alla Robb Elementary School, lo scorso 24 maggio. Il 18enne che ha messo in atto la strage nel corso della quale sono stati uccisi 19 bambini e 2 adulti, ha avuto un’ora intera per massacrare le sue vittime, prima che la polizia lo fermasse. Per fare luce sull’inaccettabile ritardo, è stata avviata un’indagine e il capo della polizia del distretto scolastico Pete Arredondo è stato sospeso in via cautelare. 

Il responsabile del Dipartimento di pubblica sicurezza statale Steve McCraw ha definito la risposta della polizia un “fallimento umiliante”, accusando gli agenti di aver preso una serie di pessime decisioni. 

Stando alle riprese delle telecamere, già 3 minuti dopo l’attacco c’erano agenti sufficienti sul luogo da poter entrare in azione e neutralizzare il killer. Poliziotti armati di fucili e di scudi protettivi attesero per circa un’ora in uno dei corridoi, mentre il 18enne teneva in ostaggio diversi  bambini in un’aula. Aula che non poteva essere sbarrata dall’interno ma nonostante questo non ci sono prove che dimostrino che gli agenti abbiano cercato di irrompervi. Tutto questo mentre diversi bambini erano ancora vivi e cercavano di mettersi in contatto con le forze dell’ordine chiamando il numero di emergenza 911. Numerosi esponenti di altre forze dell’ordine avevano chiesto ad Arredondo di mobilitare i proprio agenti ma questi non l’ha fatto. Secondo McCraw: “L’unica cosa che ha fermato un intero corridoio di solerti agenti dall’entrare nell’aula 111 e nella 112 è stato il comandante sul campo, che ha deciso di mettere le vite degli agenti davanti a quelle dei bambini”. 

Dall’altra parte, il sindaco della città di Uvalde Don McLaughlin continua a difendere l’operato delle proprie  forze dell’ordine. Anche Arredondo stesso ha cercato di giustificarsi dicendo che non aveva capito  di essere il responsabile delle azioni della polizia e che aspettava ordini dall’alto. Intanto, nella comunità e tra i genitori dei bambini uccisi cresce la frustrazione e la volontà di chiarire una volta per tutte la dinamica dei fatti.