Nel breve periodo stiamo tutti pagando il prezzo dell’Ucraina o lo pagheremo a breve. Abbiamo bisogno di tattiche per evitare catastrofi e finire al buio dopo aver consumato le riserve di luce e gas. Già Bruxelles parla di razionamento (taglio del 15%) per le prossime stagioni. Il rallentamento della crescita economica è alle porte, presto negli Usa si entrerà in recessione ed inflazione contemporaneamente.

Scrive Rampini su Global “La guerra, o meglio, le sue conseguenze insieme al Covid stanno facendo grossi danni all’economia cinese. Un dato sorprendente lo evidenzia, la crescita economica nel secondo trimestre di quest’anno è solo del 0.4%”. Commento del FT “Cina cresce minimamente nel secondo trimestre”. Ricordiamo che l’obiettivo dichiarato per l’anno in scorso da Xi Jinping è del 5.5% che è già una percentuale modesta rispetto alla crescita del passato. È il peggior risultato dal 2020 periodo in cui scoppiava la pandemia a Wuhan e buona parte del Paese fu paralizzata dal lockdown. Anche allora la Cina andò in recessione tecnica (-6.9% del PIL), ma il recupero fu veloce. Ne uscì con la ricetta del capitalismo tradizionale grazie alle esportazioni e cioè la nostra domanda. Questa volta essendo la nostra domanda debole probabilmente Xi dovrà ricorrere al capitalismo di Stato con iniezioni di capitali nell’economia.

Questa recessione non farà bene alla Cina perché non può addossare la responsabilità all’Occidente per la caduta della domanda, causata anche dalla cura da cavallo dello zero Covid che il Partito ha deciso di intraprendere per contenere i decessi con metodi che molti definiscono autoritari e liberticidi, pochissima moralità nelle scelte (è ciò che scrive Rampini).

La narrazione ufficiale di ghettizzare Shanghai che ha paralizzato le economie del 30% ha una narrativa del Partito, ovvero quella di salvare vite umane.

Shanghai di notte

Spiegazione miope e propagandistica perché c’è una dimostrazione della sua fallacia. Baste osservare i dati su diffusione e mortalità in paesi vicini come Giappone, Corea, Taiwan che hanno avuto bassissima perdite di vite senza ricorrere ai metodi cinesi. Tutte vibranti democrazie ed economie dove la libertà dell’individuo è sopra ogni cosa. Va poi detto che la Cina ha una sanità a due velocità, le città e le campagne.

Altro caveat, il vaccino cinese è mediocre nei risultati. Si sussurra che se Xi ad ottobre otterrà il suo nuovo mandato quinquennale ci saranno aperture per Pfizer e Moderna (con relativa ovvia perdita d’immagine).

In questo contesto scattano le strategie. Riaprire il dialogo con l’Europa con la quale i rapporti sono congelati e poi il capitolo con Russia e Mongolia.
Ci si aspetta la costruzione di una pipeline per il gas con l’appoggio di Ulan Bator (Power of Siberia 2) che inizierebbe a costruire nel 2024. Porterebbe con la russa Gazprom 50 miliardi di metricubi al più grande consumatore del mondo, la Cina.
Il gas che la Cina non dovesse più vendere a noi andrebbe al nostro rivale economico numero uno.

Dalle tattiche di breve periodo a quelle di lungo periodo. Le forze del cambiamento sono all’opera…

V.Volpi