Francesco Pontelli, economista – Nuovo Giornale Nazionale – 25 luglio 2022

Uno degli argomenti che rende coesi e propositive molte compagini politiche risulta sicuramente quello relativo alla ricerca di una ecosostenibilità dell’economia in generale e delle attività produttive nel nostro paese.

Per evitare che questo argomento diventi uno strumento ideologico e soprattutto politico con l’unico obiettivo di ottenere consenso elettorale si ricorda come l’italia emetta lo 0,87% della CO2, esattamente come nel 1942, e contemporaneamente negli ultimi ventidue (22) anni abbia ridotto del 50% le proprie emissioni.

Senza peraltro dimenticare che nel 2018 Il nostro sistema industriale, fondato sulle Pmi, è risultato quello più virtuoso in Europa, in quanto emetteva la minore quantità di CO2 per milione il fatturato ed aveva una altissima capacità di riciclo delle materie prime.

A fronte di questi dati innegabili e scientifici risulta evidente come i promotori di una presunta ecosostenibilità, se da una parte si dimostrano assolutamente privi di competenze in quanto ignorano tali dati (1), nel secondo caso intendano stravolgere lo stile di vita degli italiani imponendo una propria visione ideologica etica e valoriale dell’esistenza stessa.

La transizione ecologica diventa così semplicemente un argomento ideologico per caratterizzare la propria proposta politica in quanto privi di ogni altro valore propositivo e di conseguenza rappresenta, in ultima analisi, la stessa giustificazione della propria esistenza politica.