Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman è arrivato ieri sera all’aeroporto di Orly a Parigi, dopo aver fatto una prima tappa del suo viaggio europeo in Grecia.

Il 36enne bin Salman è stato accusato dai servizi segreti statunitensi di complicità per aver approvato il raccapricciante omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, avvenuto quattro anni fa nel consolato saudita a Istanbul.

Accolto dal ministro della Finanze francese Bruno Le Maire, il principe ereditario è ospite dell’Eliseo per discutere un aumento della produzione di petrolio saudita, così come richiesto dal presidente Macron in vista delle crescenti preoccupazioni per la carenza di energia invernale in seguito alla guerra in Ucraina.

Durante il suo viaggio in Francia, Mohammed bin Salman soggiornerà nel suntuoso palazzo Château Louis XVI, a Louveciennes fuori Parigi. Il castello è stato costruito dal cugino del giornalista Khashoggi, Emad, che gestisce un’attività di sviluppo immobiliare di lusso in Francia, ed è soprannominato la “casa più costosa del mondo” in quanto imita il lusso stravagante della vicina Reggia di Versailles, un tempo sede della famiglia reale francese.

Il principe saudita viene nuovamente corteggiato dai leader occidentali che sono in cerca di nuove forniture di energie in sostituzione della produzione russa perduta.

Ma il gruppo dei diritti umani Democracy for the Arab World Now (DAWN), fondato dal giornalista Khashoggi tre mesi prima di essere ucciso, ha dichiarato di aver presentato una denuncia penale in Francia contro bin Salman.

“In quanto parte delle Convenzioni delle Nazioni Unite contro la tortura e le sparizioni forzate, la Francia è obbligata a indagare su un sospettato come bin Salman se questo è presente sul territorio francese”, ha affermato il gruppo, sostenendo che il principe ereditario non essendo un capo di stato, non ha l’immunità dall’accusa.

Il suo viaggio in Europa mira a promuovere relazioni bilaterali strategiche e ad un suo ritorno sulla scena mondiale, aiutato in parte da una campagna di pubbliche relazioni che hanno promosso i cambiamenti in corso in Arabia Saudita e, più recentemente, dalla guerra in Ucraina che ha riaffermato lo status del regno saudita come fonte fondamentale di energia globale in mezzo alla carenza.

Tutto questo ha fatto cambiare radicalmente le percezioni globali del principe ereditario. Anche il presidente statunitense Biden ha aperto per una riabilitazione del principe durante il suo recente viaggio del 15 luglio scorso a Jiddah, in Arabia Saudita. Un viaggio che tutti i gruppi per i diritti umani e dissidenti sauditi hanno denunciato come un “tradimento” delle promesse elettorali fatte da Biden.