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Il batterio della peste fu isolato da un ricercatore Svizzero. Dal V sec a C sino alla fine del XIX secolo, la Peste flagellò l’umanità restando pressoché sconosciuta. 

Il Coronavirus continua a mietere le sue vittime, l’Italia sale nella classifica, dopo Singapore, dei Paesi contagiati, con 314 nuovi contagiati e 10 morti. Nel frattempo c’è il primo positivo al virus in Svizzera, e la situazione si aggrava.

Non è certo la prima volta che la storia dell’umanità si trova di fronte a una pandemia virale così grave, come ci testimoniano gli storici ma anche il folklore popolare. Subito il pensiero corre al 1348, quando la Peste Nera mieté oltre 20 milioni della popolazione europea, ma vediamo insieme le antecedenti e le successive, terribili epidemie.

Atene, 430 a.C. Durante il secondo anno di quella che sarà la trentennale e sanguinosa guerra tra Sparta e Atene, un’epidemia colpisce la città stato di Atene, portata dal Mediterraneo orientale e innestatasi attraverso le mura del Pireo che portavano Atene al mare. Fino al 426 a C, per quattro anni a ritmi alternati, la peste, che potrebbe considerarsi già bubbonica, in una delle sue molte varianti, flagellò un numero imprecisato di persone, tra le quali lo stesso capo militare ateniese, il grande democratico Pericle. È lo storico Tucidide, ateniese, a parlarcene, con una straordinaria lucidità scientifica, riportando i sintomi di questo – ad oggi mai del tutto chiarificato- terribile virus: dalla febbre elevatissima, ai brividi, alle basse pulsazioni cardiache, alla diarrea, al mal di testa, e poi ancora dolori muscolari e addominali, anoressia, emorragie interne e cutanee, potrebbero far pensare tanto al tifo, quanto all’ebola, quanto alla peste bubbonica.

Vienna, 180 d.C. L’imperatore Marco Aurelio si spegne, nella sua tenda dell’accampamento militare di Vindobonia, (l’attuale Vienna), morendo della peste che da anni, sul fronte del Danubio, flagellava l’Impero Romano. Le guerre contro i Quadi, i Marcomanni, le pressioni ai confini dei barbari, si unirono alla pestilenza che accelerò la caduta dell’Impero Romano, tre secoli dopo.

Costantinopoli, 541 d.C. dopo la sanguinosa e trentennale (sì, come la guerra del Peloponneso),guerra Greco Gotica, sul territorio italiano tra i bizantini, che tentavano (e alla fine riuscirono) nello strappare il dominio ai goti invasori, (Giustiniano mandò le truppe in Italia, dopo l’assassinio di Amalasunta, figlia di Teodorico, pretesto per i bizantini per riportare sotto l’orbita latina la penisola italica), da Costantinopoli a tutto il mediterraneo si espanse la prima pandemia della storia, a tempi alterni, sino al 750 d.C. Lo storico che ci racconta la prima parte di questo terribile avvenimento è Procopio di Cesarea. Si stima, ad oggi, che siano morte circa 100 milioni di persone.

Dal 627 al 717, nel mondo islamico, cinque pestilenze flagellarono anche il Medioriente.

Europa, 1348. È forse la più nota e terribile pandemia, quella della Peste Nera che sterminò un terzo della popolazione europea dal 1346 circa al 1363. Sorta in Cina, propagatasi a causa dei mongoli che, secondo la tradizione, gettarono corpi infetti oltre le mura delle città del confine sud europeo, raggiunse l’Egitto e la Grecia, per poi infettare la Sicilia e, via mare, trasmettersi a Genova. Si abbatté su tutta la Svizzera, tranne che sul Cantone dei Grigioni, su Firenze, alla quale Giovanni Boccaccio scampò, componendo il Decameron, per poi raggiungere, dopo la Spagna e la Francia, anche le isole britanniche, sino all’Irlanda e alla Scozia. Si spense, poi, con la stessa celerità con la quale era comparsa. Si stima che la popolazione europea, da 45 milioni fu portata a 35, ma le stime potrebbero essere più gravi.

Europa continentale, XV secolo – fine XVI secolo. Neppure il Rinascimento fu risparmiato dalle epidemie: da Firenze a Venezia, da Milano a Parigi, ad Amsterdam: furono istituiti, in ogni città, autorità competenti e fondati i famosi Lazzaretti. Celeberrimo è il racconto del letterato ottocentesco Manzoni della peste che si era abbattuta duecento anni prima sulla sua città: Milano. Nel 1630, in seguito alle scorrerie dei Lanzi, e forse per le conseguenze delle guerre tra Francia e Spagna (entrambi fatti avvenuti però un secolo prima, se si calcola che l’ultimo sacco di Roma ad opera dei lanzi di Carlo V avvenne nel 1527), la città di Milano e l’Italia settentrionale furono massacrate dalla peste bubbonica; seguì l’Olanda (nella sola Amsterdam morirono 35 mila persone), e l’Impero ottomano.

Londra, 1666. Tra il 1665 e il 1666 la peste si scagliò su Londra, uccidendo circa un quinto della popolazione: circa 100mila vittime. Poi, la notte del 2 settembre, un terribile incendio, forse sprigionatosi da un forno, investì la città di fiamme, per quattro lunghi, terribili giorni. Quasi l’intera città andò distrutta: ad oggi è pressoché sconosciuto il numero delle vittime, arse nelle fiamme, dai resti inceneriti. Ma il fuoco uccise il batterio, e Londra risorse.

Marsiglia, 1720. In seguito al medesimo flagello, nella ridente cittadina provenzale, morì metà della popolazione, oltre alle vittime delle zone limitrofe.

Fu il batteriologo franco-svizzero, Alexandre Yersin, a scoprire, nel 1894, in seguito all’ennesima epidemia scoppiata questa volta ad Hong Kong, il batterio della Yersinia pestis, isolandolo.

Quattro anni dopo Paul – Louis Simond, biologo francese, scoprì che il batterio si diffondeva attraverso i morsi di roditori e di pulci.

Fu solo alla fine del secolo XIX, anzi agli albori del XX, quindi, che furono scoperte le cause del flagello che aveva mietuto così tante vittime.

Chantal Fantuzzi