Yahweh xIod, He, Waw, He sono le lettere del tetragramma sacro, che esprime il nome proprio di Dio. Esso appare migliaia di volte nella Bibbia ma non poteva mai essere, per reverenza, pronunciato e veniva sistematicamente sostituito in lettura con “Adonài”, Signore. Unica rara eccezione: una volta all’anno il sommo sacerdote nella stanza interna del Tempio – il cosiddetto Santo dei Santi – osava invocarlo.

Le lettere vere e proprie in ebraico sono unicamente le consonanti. Le vocali si scrivono con un sistema di puntini e lineette, posti sotto o più raramente sopra le lettere.

Qual è la vera pronunzia del nome di Dio? Probabilmente Yahwè, mentre è considerata erronea la variante Yehowah, che dà origine alla forma moderna Geova.

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A proposito di Gerusalemme (da una lettera pubblicata oggi nel Corriere)

“Queste riunioni urgenti delle Nazioni Unite altro non sono che un tentativo (vano) di negare a Dio il diritto di disporre a suo piacimento, della Terra che ha creato, e che decise 4000 anni fa di dare ad Abramo e alla sua discendenza. In pratica l’uomo che vuole ergersi al di sopra di Dio.”

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È un’argomentazione interessante, ma mi domando quale effetto possa produrre su chi non creda infallibilmente nel Dio dell’Antico Testamento. Un palestinese musulmano o cristiano, un ateo, un buddista, che so.

Nulla sembra più vano e frustrante che il dibattito su Israele e Palestina, che dura da decenni, e nel quale ognuna delle due parti ripete all’infinito le sue credenze, senza spostarsi di un millimetro.